A cura di don Ezio Del Favero

31 – L’erba tonificante della foresta

All’improvviso apparve un giaguaro che minacciò di attaccare le due donne con ruggiti terrificanti e uno sguardo di fuoco.

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Una notte, la dea luna “Yací” e la dea nuvola “Araí” decisero di scendere dal cielo, trasformate in splendide donne, per visitare la Terra.

Cominciarono a percorrere sentieri verdeggianti, entrando nella foresta su di un altopiano accanto a una catena montuosa, per conoscerne la natura. Erano affascinate dalla bellezza della flora e della fauna di quella foresta montana.

All’improvviso apparve un giaguaro che minacciò di attaccare le due donne con ruggiti terrificanti e uno sguardo di fuoco. La belva si stava avvicinando sempre di più per cui le donne cercarono di fuggire. Il giaguaro però riuscì a bloccarle per mezzo di un grande balzò che gli permise di arrivare proprio di fronte a loro. Proprio mentre la belva stava per compiere l’ultimo balzo per colpire Yací e Araí, una freccia solcò l’aria e la colpì ferendola seriamente. La freccia che salvò le due donne era stata scoccata da un indigeno che stava andando a caccia in quel momento proprio in quella parte di foresta.

Il giaguaro si riprese immediatamente e, pur ferito, si avventò furiosamente sull’indiano che l’aveva colpito. Tuttavia, costui era talmente abile che riuscì ad evitare le zanne mortali del grosso felino e a scoccare un’altra freccia che lo ferì ancora più seriamente e lo fece scappare lontano.

Dopo ciò, l’indiano fece per avvicinarsi alle donne per vedere come stavano, ma le vide salire miracolosamente verso il cielo e poi assistette alla loro metamorfosi: una divenne luna e l’altra nuvola. L’uomo pensò che si trattasse di un’allucinazione e, pensando di aver bisogno di riposo, abbandonò la caccia e tornò nella sua capanna.

Mentre il giovane indio dormiva, le donne che aveva salvato apparvero nei suoi sogni e spiegarono: «Noi siamo due creature celesti, la dea luna “Yací” e la dea nuvola “Araí”. Abbiamo molto apprezzato il tuo atto di coraggio e per questo ti offriamo un dono, per te e per la tua comunità. Appena sveglio, ti troverai accanto una pianta le cui foglie dovranno essere utilizzate in un’infusione dalle proprietà salutari. Un infuso, ti assicuriamo, che conforterà gli stanchi e tonificherà i deboli».

Quando il giovane indigeno si svegliò, trovò la pianta accanto a sé, proprio come gli era stato detto nel sogno. La coltivò con cura, ne raccolse le foglioline e con esse preparò un infuso.

Fu così che d’allora, in quel villaggio e poi in tutto il Paese, le popolazioni iniziarono a consumare la “yerba mate”, in grado di confortare gli stanchi e tonificare i deboli.

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La Parabola, raccolta in Paraguay, ci ricorda i doni che la natura ci offre, in particolare in montagna, e le eccezionali proprietà di alcuni di essi, come l’ albero Yerba mate (Ilex paraguariensis), detto anche Erva Mate o Cimarrón, sempreverde, appartenente alla famiglia delle AquifoliaceeDai rami grossi e spessi, l’albero può crescere spontaneamente fino a 20 metri di altezza, sulle rive dei torrenti nelle foreste di montagna (tra i 500 e i 700 metri di altitudine). I fiori sono raggruppati in piccoli mazzi, mentre le foglie sono isolate, coriacee, lucenti e dentellate.  Scoperto dagli indigeni del Sud America e consumato principalmente da questo popolo, il “mate”, ovvero l’infusione delle sue foglie, viene ormai consumato in tutto il mondo, anche se coltivato esclusivamente in Argentina, Paraguay e Brasile meridionale. 

La natura montana è generosa e non è solo utile per tonificare il corpo, ma anche lo spirito. John Muir (naturalista scozzese), più di un secolo fa scriveva: «Migliaia di persone stanche, stressate e fin troppo “civilizzate”, stanno cominciando a capire che andare in montagna è tornare a casa e che la natura incontaminata non è un lusso ma una necessità».