A cura di don Ezio Del Favero

38 – Gli innamorati e la montagna divisa

Tutto è bene ciò che finisce bene!

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I vecchi raccontano che, in tempi molto lontani, due monti oggi separati (il monte Hortus e il picco Saint-Loup) fossero una montagna unica.

Ai piedi di quell’altura, all’alba, un giovane carboniere stava dirigendosi verso la miniera dove lavorava. Incontrò una giovane pastorella, che non vedeva da tempo e che era diventata una ragazza molto bella, e s’innamorò di lei.

Una sera al chiaro di luna, il carboniere e la pastorella, seduti sul pascolo sorvegliando il gregge, si giurarono amore eterno e si dissero l’un l’altro che mai e per nessun motivo si sarebbero lasciati separare.

Tuttavia, un giorno il loro amore tenero e sereno fu minato da un imprevisto.

Quel giorno un vecchio e ricco mercante, che stava attraversando la zona a caccia con i suoi cani, vide la giovane pastorella e rimase incantato dalla sua bellezza. Per cui si recò al villaggio e propose ai genitori della ragazza un sacchetto pieno d’oro se gli avessero concesso la mano della figlia.

Il padre della pastorella accettò a malincuore l‘accordo, dicendosi: «Lo faccio malvolentieri e solo perché mia moglie e i miei numerosi figli non siano più costretti a vivere nella miseria e abbiano un futuro migliore. Spero solo che la mia cara figliola un giorno capisca e riesca a perdonarmi!».

La ragazza, venuta a conoscenza della trattativa, corse immediatamente dal suo amato carboniere. I due decisero di scappare e, dopo aver corso a lungo, si trovarono di fronte una montagna che sbarrava loro il cammino.

Il commerciante e i suoi cani erano già sulle loro tracce.

Bloccati dal muro di roccia e impossibilitati a tornar indietro incontro al loro inseguitore, non sapendo che cosa fare i due giovani s’inginocchiarono e implorarono il Cielo di venire in loro aiuto.

Poco lontano, un gigante udì i loro lamenti e giunse di corsa chiedendo: «Che cosa vi succede? Perché urlate disperati?». I due innamorati gli raccontarono la loro storia d’amore e il pericolo di rovinarla a causa del ricco mercante. Commosso dal racconto e dalla passione sincera di quei ragazzi, il gigante colpì rabbioso la montagna con il suo possente pugno e la spezzò in due, creando la via necessaria per permettere agli amanti di continuare la loro fuga e di salvarsi oltre l’ostacolo delle rocce.  

Il gigante rimase lì e attese l’inseguitore. Quando il mercante fu vicino, lo afferrò e lo rinchiuse nella grotta del monte Hortus, serrandone gli ingressi con grossi massi. Ilprigioniero si disperò e si mise a piangere così forte che le sue lacrime si trasformarono in una sorgente limpida e fresca, che scorre ancora oggi, precisano i vecchi.

Così il giovane carboniere e la pastorella poterono tornare al loro villaggio, per la felicità di tutti, in particolare del padre della ragazza, che non si dava pace per il fatto di aver venduto la figlia. Poco tempo dopo i due innamorati si sposarono e vissero felici per sempre, circondati dai loro figli, realizzando così il loro sogno di amore eterno.

I vecchi del villaggio raccontano ancora oggi la storia dei due giovani innamorati e della montagna separata. E la terminano dicendo: «Tutto è bene ciò che finisce bene! Per quanto riguarda il monte Hortus e il picco Saint-Loup, essi si ricongiungeranno solamente il giorno in cui il gigante ripasserà da queste parti, forse mai!».

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La parabola – raccolta nel Sud della Francia (vicino a Montpellier) incanta e commuove, come altri racconti legati alla montagna dove storia e leggenda s’intrecciano strettamente.

La montagna, in questo caso, si fa complice, insieme alla forza di un essere superiore (in questo caso un gigante giusto), per coronare il progetto d’amore di due giovani poveri, sognatori e sinceramente innamorati.

«L’amore, come la fede, sposta le montagne!». La montagna spostata è il risultato del non smettere di amare, anche nell’impossibilità immediata di realizzare quell’amore