La celebrazione nelle Grotte Vaticane

41° anniversario della morte di Papa Luciani

Affolata celebrazione a Canale d'Agordo

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail
L’omelia del Vescovo nelle Grotte Vaticane

Celebrando di buon mattino con i fedeli di Belluno-Feltre presso la tomba di Giovanni Paolo I, davanti alla tomba di San Pietro, il vescovo Renato ha commentato così le letture del giorno:

Questa meta del nostro pellegrinaggio ci è familiare. Riconosciamo in Albino Luciani una luce che – riflesso di quella di Cristo – può rischiarare il nostro cammino. Ne sentiamo il bisogno: ci possono essere ombre e oscurità che ci turbano. Siamo qui con un atto di fiducia e di speranza.

Papa Luciani in questo luogo sembra indicarci e consegnarci la testimonianza dei due apostoli Pietro e Paolo che fin dall’inizio hanno segnato questa esperienza di fede in Gesù che oggi è anche nelle nostre mani. In questa Chiesa di Roma sono due gli apostoli che ne sono a fondamento. Secondo l’evangelista Luca, Gesù aveva mandato i discepoli “a due a due”: qui a Roma è avvenuto così. Ma anche sappiamo dagli Atti degli Apostoli che prima di loro, senz’altro qualcuno li aveva anticipati tra cui una coppia di sposi: Aquila e Priscilla. È un ricordo che ci interpella a fare dono della fede, a condividerla, così come siamo, con le nostre scelte di vita, in tutte le condizioni in cui veniamo a trovarci.

Forse ci scopriremo inadeguati, con una responsabilità più grande di noi. In questo ci sollecita papa Luciani. Anche lui ha sentito forte la sua inadeguatezza, specie quando è stato chiamato a servire e condurre la Chiesa di Roma. Ma ha donato se stesso, offrendosi com’era, manifestando in se le nostre stesse radici montane. Nella memoria di Pietro e Paolo – i due apostoli fondatori di questa Chiesa di Roma – è successo così: Pietro dichiarò il suo peccato – «Allontanati da me, Signore, perché sono peccatore» – e Paolo si racconta come “bestemmiatore di Dio”. Per entrambi proprio lì è giunta più nitida e convinta la chiamata del Signore. Quindi “coraggio”! È la sollecitudine che ci offre anche Albino Luciani.

Sono illuminanti per noi le letture proclamate. Il profeta Zaccaria sorprende i profughi di Gerusalemme e li incoraggia a riconoscere che Dio rigenera Gerusalemme, abbattendone le mura, allargando i suoi spazi di accoglienza. Papa Luciani portava nel suo sogno questa immagine di Gerusalemme ricostruita da Dio, casa di tutti i popoli. Nel radiomessaggio del 27 agosto, dopo la sua elezione, papa Giovanni Paolo I ricorda Paolo VI, suo predecessore, e il suo stile pastorale “paziente e fermo”, fatto di dialogo “sereno ed efficace”. Papa Luciani ne deduce: «Occorre che gli uomini, in quanto sono uomini, si riconoscano reciprocamente, quand’anche si tratti di coloro che non condividono la nostra fede; bisogna che siamo sempre preparati a testimoniare la fede che c’è in noi e la missione che Cristo ci ha conferito». Così ha vissuto Luciani a partire dal suo piccolo, di Canale d’Agordo, allargandosi all’universale di tutta l’umanità con la limpidezza del suo cuore e della sua fede.

Ma, come ricorda Gesù nel Vangelo proclamato ora, mentre i discepoli erano ammirati di quanto egli operava, Gesù prospetta la sua consegna nelle mani dell’uomo. E ci sarà la croce. Mentre veniva eletto papa Luciani ha ricevuto dal card. Pericle Felici il messaggio che lo incoraggiava mentre si apriva per lui un’ulteriore Via Crucis. Il suo “sì” sgorga con la fiducia che nella via della croce ci sono anche i “Cirenei”. È un fraterno incoraggiamento per tutti noi, per la Chiesa di tutti i luoghi e tempi.

Per ultimo penso alle tappe del nostro pellegrinaggio e ai ricordi evocati della vicenda spesso tormentata della Chiesa nel tempo. Essa vive tra fragilità e rinascite, tra peccato che la getta a terra e grazia che la rigenera. Anche noi ci sentiamo coinvolti così. Papa Luciani sembra dirci: “Andate avanti con fiducia“. Ed ecco la sua stessa parola, con cui ha esortato nell’udienza del 13 settembre, ricordando il fatto di un predicatore inglese che aveva parlato della Chiesa: «Finito, uno domanda la parola e dice: belle parole le sue. Però io conosco certi preti cattolici, non sono stati coi poveri, si sono fatti ricchi invece. Conosco dei coniugi cattolici che hanno tradito la loro moglie; non mi piace questa Chiesa che ha dei peccatori. Il Padre ha detto: hai un po’ ragione, ma posso fare un’obiezione? – Sentiamo – Dice: scusa, ma sbaglio oppure il colletto della tua camicia è un po’ unto? – Eh, dice: sì, riconosco, è un pezzo che non… – Ma è unto, perché non hai adoperato il sapone, o perché hai adoperato il sapone e non è giovato a niente? No, dice, non ho adoperato il sapone. Ecco. Anche la Chiesa, la Chiesa cattolica ha un sapone straordinario: vangelo, sacramenti, la preghiera. Il vangelo letto e vissuto; i sacramenti celebrati nella dovuta maniera; la preghiera sarebbero un sapone capace di farci tutti santi».

Coraggio, dunque, anche sulla Via Crucis della Chiesa di oggi: «C’è un sapone capace di farci tutti santi». È quella santità che Papa Francesco chiama: “mistica della fraternità” e che Papa Luciani ha preannunciato con l’immagine di una Chiesa dei “cirenei”.

 

La celebrazione a Canale d’Agordo

Chiesa affolata a Canale d’Agordo per la Messa di sabato sera, paesani e gente da fuori, che ogni anno si dà appuntamento per questa occasione. A presiedere la celebrazione è stato invitato don Davide Fiocco, incaricato diocesano per la causa di canonizzazione. La potente icona del povero Lazzaro accovacciato alla porta dell’epulone ha portato a ricordare l’ultima udienza di Giovanni Paolo I, il 27 settembre 1978, quando il Papa ricordò con emozione una citazione della Populorum progressio: «I popoli della fame interpellano in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La Chiesa trasale a questo grido d’angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello». Vale anche oggi, di fronte ai tanti Lazzari che «bussa alle porte di questa vecchia Europa», che assomiglia all’epulone. «È facile riempirsi la bocca sul tema delle radici cristiane dell’Europa o delle tradizioni cristiane dei nostri paesi: ma nell’insieme del cristianesimo c’è anche questa pagina del Vangelo!».