a cura di don Ezio Del Favero

43 – Il borgo e il laghetto

In una regione alpina, sotto una catena di montagne tra cui spiccava una vetta oltre i 4.000 metri...

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In una regione alpina, sotto una catena di montagne tra cui spiccava una vetta oltre i 4.000 metri, si trovavano dei laghetti, tra cui uno particolarmente bello e tra i pochi a ospitare dei pesci, per la gioia degli abitanti. Grazie alla pesca, i montanari potevano così arricchire la propria alimentazione, composta dai frutti della povera agricoltura di montagna e dall’allevamento di qualche mucca.

Ma una volta, tanto tempo prima, sotto quella catena di montagne al posto di quel lago vi era un borgo di montanari. Una sera, un mendicante infreddolito e bagnato dalla pioggia, passò in quel luogo e bussò a tutte le case del villaggio per chiedere ospitalità e un po’ di cibo. Ma tutti lo cacciarono via, i più giustificandosi: «Siamo poveri, il poco cibo che abbiamo è appena sufficiente per sfamarci e non possiamo permetterci il lusso di condividerlo con chicchessia!».

Solamente un’anziana signora, nonostante vivesse sola e in assoluta povertà, accolse il mendicante a braccia aperte. La donna, che a causa del fisico provato dall’età e dai malanni non poteva più coltivare il piccolo campo che possedeva e recarsi nel bosco in cerca dei suoi frutti, viveva solo grazie al latte della sua mucca che bastava a mala pena per la sua personale sopravvivenza. Nonostante questo, la vecchietta non esitò a spalancare la porta della sua misera casetta al povero mendicante, a dargli un canovaccio perché si asciugasse, a farlo sedere sull’unica sedia accanto al caminetto acceso, a porgergli una coperta e a offrirgli una scodella di latte appena munto.

Dopo aver ripreso la scodella dalle mani dell’ospite e aver osservato l’interno per vedere se per caso vi fosse rimasta qualche goccia di latte anche per lei, la donna si sentì dire dal mendicante: «Vai a prendere il secchio che serve per raccogliere il latte e recati dalla tua mucca!». La vecchietta, sorridendo, disse: «La vacca è appena stata munta e per oggi basta!». Il mendicante insistette e la vecchietta obbedì. Si recò nella stalla e, come per miracolo, dalle mammelle della mucca uscì tanto latte da riempire il secchio fino all’orlo.

La donna, meravigliata, si mise a ringraziare il Signore. Entrò in cucina per dimostrare gratitudine anche all’ospite, ma vide che non c’era più. Avrebbe voluto andare a cercarlo per ringraziarlo e informare i paesani dell’accaduto, ma fuori il tempo si era fatto ancora più minaccioso, così la donna decise di restare al riparo nella sua umile casetta fino all’indomani.

Il mattino seguente, al risveglio, la vecchietta vide che il tempo era migliorato, uscì di casa e a sua sorpresa si accorse che l’intero paese era scomparso. Al suo posto c’era un lago! Incredula, si diresse verso la riva e vide le case che sprofondavano sempre più in basso. Cercò il mendicante per avere una spiegazione, ma costui era sparito…

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La parabola – raccolta in Valle d’Aosta – narra la leggendaria origine del lago di Lod, a pochi passi dal monte Cervino (alto 4.478 metri).

In un antico libretto del 1877, dal titolo “Guide de la Vallée D’Aoste”, curato da Gorret Amé e Bich Claude, si parla di quel lago: «Vi sono nella regione di Aosta un gran numero di piccoli laghi di montagna. Ma se ne trovano pochi che ospitino dei pesci, e uno solo, il lago dei tre villaggi di Antey, nel quale si sia cercato di fare della pesca con una barca come in quelli dell’Italia e della Svizzera. La maggior parte potrebbero diventare una fonte di alimentazione per gli abitanti della regione se ci si impegnasse a renderli pescosi».

Questo per dire la straordinarietà di quel laghetto, che ha dato origine alla leggenda del mendicante e della vecchietta generosa.

La parabola insegna a essere buoni e generosi, nonostante i pochi mezzi a disposizione. La generosità prima o poi sarà premiata e l’egoismo sarà punito. 

Henry David Thoreau (scrittore statunitense): «Un lago è il tratto più bello ed espressivo del paesaggio. È l’occhio della terra, a guardare nel quale l’osservatore misura la profondità della propria natura».

Umberto Saba (poeta italiano): «Piccolo lago in mezzo ai monti – il giorno
le calde mucche bevono ai tuoi orli; a notte specchi le stelle – mi sento
oggi in un brivido la tua chiarezza».

Bks Iyengar (mistico indiano): «Le acque tranquille di un lago riflettono le bellezze che lo circondano; quando la mente è serena, la bellezza dell’io si riflette in essa».