a cura di don Ezio Del Favero

44 – Il ragazzo che visse con gli orsi

Gli orsi tornarono nella foresta e il ragazzo visse felice con lo zio, sempre amico degli orsi e degli altri animali della foresta. 

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Tra le montagne e le foreste, un bambino orfano viveva con uno zio che gli dava poco da mangiare e lo vestiva di stracci e di mocassini consumati. Il piccolo dormiva fuori dalla tenda, lontano dal fuoco, ma non si lamentava, perché i suoi genitori gli avevano detto di rispettare gli adulti, sempre.

Un giorno inaspettatamente lo zio lo invitò: «Andiamo a caccia!». Il ragazzo, felice, lo seguì nella foresta. Uccisero un coniglio. Il cacciatore decise: «Andiamo avanti!». Poco dopo catturarono un gallo cedrone: «Andiamo avanti!». Alla fine, arrivarono presso una grotta. L’apertura era stretta, per cui lo zio chiese al nipote: «Striscia dentro e caccia fuori le prede nascoste che io possa catturarle».

Il piccolo strisciò all’interno della caverna, ne raggiunse il fondo e poi tornò indietro senza trovare alcuna preda. Stava per uscire, quando vide rotolare una grande pietra davanti alla bocca della grotta. E fu buio.

Il piccolo cercò di spostare la pietra, ma invano. All’inizio ebbe paura, ma poi si ricordò delle parole dei suoi: «La speranza dei bravi di cuore è molto forte. Se fai del bene e hai fede, di fronte alle difficoltà qualcosa di buono accadrà!». Si tranquillizzò e si mise a cantare… di un ragazzo orfano in cerca di amici. All’improvviso sentì un rumore e smise di cantare, pensando che lo zio fosse tornato per liberarlo. Ma la voce era di altri: «Dovremmo aiutare il piccolo!». «È solo e ha bisogno di aiuto!». «Dovremmo adottarlo!». Altre voci, in lingue diverse, erano d’accordo e lui, misteriosamente, riusciva a capirle, per quanto strane fossero. La pietra si mosse, il piccolo strisciò fuori e si vide circondato da molti animali.

Una talpa gli disse: «Ora ti diciamo come viviamo e tu potrai decidere con chi stare. Io, per esempio, vivo scavando dei tunnel attraverso la Madre Terra. Sono molto accoglienti e pieni di vermi da mangiare». Il piccolo: «Sono troppo grande per entrare nei tuoi tunnel!».

Il castoro: «Io vivo in una tana in mezzo a uno stagno. Mangio la corteccia migliore dagli alberi, m’immergo sott’acqua e dormo nella tana solo in inverno». «Grazie, ma io non mangio la corteccia e mi congelerei nelle fredde acque dello stagno!».

Il lupo: «Io corro tra i boschi e catturo i piccoli animali. Vivo in una tana calda…». «Gli animali sono così gentili con me che non mi sentirei di mangiarli!».

Il cervo: «Potresti correre con noi e nutrirti dei germogli dei ramoscelli e dell’erbetta dei prati!». «Tu sei buono, ma troppo veloce per me!».

Mamma orso: «Puoi venire con me e i miei cuccioli. Noi ci muoviamo lentamente; ringhiamo, ma i nostri cuori sono caldi; mangiamo bacche e radici e la nostra pelliccia ti terrebbe al caldo!». «Sì! Voi sarete la mia famiglia!».

Così il piccolo andò a vivere con gli orsi, rotolando e giocando insieme ai cuccioli, diventando forte come loro e imparando molte cose.

Un giorno, nella foresta, mamma orsa fece cenno di tacere. «C’è un cacciatore! Di solito non è pericoloso per noi, ma stavolta ha con sé un quattro-zampe, in grado di seguire le tracce ovunque!». In quel momento sentirono abbaiare e l’orsa disse: “Quattro-zampe ha catturato il nostro odore! Scappiamo!».

Così il ragazzo e gli orsi corsero attraverso ruscelli e montagne, sempre seguiti dall’abbaiare del cane. Attraversarono burroni e si fecero strada attraverso macchie di spine, ma continuavano a essere inseguiti. Videro un tronco cavo: «È la nostra ultima speranza, entriamo!». Per un po’ non udirono nulla, ma poi percepirono il cane che annusava. Mamma orsa ringhiò e il cane non entrò. Ma poi sentirono odore di fumo. Il cacciatore stava per stanarli! Allora il ragazzo urlò: «Non far del male ai miei amici!». Il fumo si arrestò. Il ragazzo strisciò fuori e vide che il cacciatore era suo zio. Costui, con le lacrime agli occhi, esclamò: «Sei proprio tu? Ero tornato alla grotta rendendomi conto che ero stato crudele, ma tu non c’eri e ho notato le tracce di molti animali. Pensavo ti avessero ucciso!».

Il nipote spiegò: «Sono stato adottato dagli orsi!».  Lo zio: «Falli uscire. D’ora in poi anch’io sarò loro amico». Mamma orsa e i cuccioli uscirono dal tronco. “Ringhiarono” rivolgendosi al ragazzo, che tradusse: «Dicono che posso seguirti per tornare a vivere da essere umano e che loro ci saranno sempre amici. Mi chiedono anche di non dimenticare mai il calore del cuore di un animale!».

Gli orsi tornarono nella foresta e il ragazzo visse felice con lo zio, sempre amico degli orsi e degli altri animali della foresta.

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La parabola – raccolta tra gli Indiani Irochesi (tra USA e Canada) – narra la relazione stretta tra i Nativi e la Natura. Trasmette anche un insegnamento importante: «Se fai del bene e hai fede, di fronte alle difficoltà qualcosa di buono accadrà!».