a cura di don Ezio Del Favero

47 – Il Castello sulla roccia

Su di un monte sopra la valle - dicevano - si ergeva un misterioso Castello, pieno di ricchezze favolose...

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Su di un monte sopra la valle – dicevano – si ergeva un misterioso Castello, pieno di ricchezze favolose. Ma nessuno era mai riuscito a scoprirlo né a raggiungerlo, in quanto per farlo era necessario attraversare la foresta piena di precipizi, scalare ripide rocce, superare torrenti impetuosi, evitare insidie di ogni tipo. Dicevano anche che fosse abitato da una Principessa bellissima, la cui mano e le cui ricchezze sarebbero appartenute al mortale capace di raggiungerla.

Un giorno, un giovane disse: «Desidero raggiungere il misterioso Castello!». Dopo lungo cammino, arrivò presso un borgo ai limiti della foresta e lì una vecchietta seduta sul prato gli chiese: «Mi aiuteresti ad alzarmi?». Il giovane la aiutò senza esitare. E lei: «Mi presteresti il braccio per raggiungere la mia capanna in fondo al borgo?». Il giovane pensò: «Alcuni rideranno vedendo una vecchia aggrappata a me; ma mia madre mi ha insegnato a non vergognarmi mai di una buona azione!». Così accompagnò l’anziana attraverso il borgo fino alla sua dimora.

Sulla soglia della capanna, la vecchietta lo ringraziò dicendo: «Prendi queste 3 sfere di cristallo. Ognuna, se frantumata, ha il potere di tirarti fuori da qualsiasi pericolo. Ricorri a loro solo al limite, in quanto dietro a un pericolo evitabile ce ne potrebbe essere un altro più terribile!». Poi l’anziana sparì.

Il giovane riprese allegramente il cammino, arrivò nei pressi della foresta e lì rabbrividì all’ombra degli enormi alberi, pensando ai pericoli e agli ostacoli che avrebbe incontrato. «Non importa!», si disse e si addentrò coraggiosamente nella foresta.

Ore di cammino dopo, si fermò disperato. A costo di fatiche inaudite, era avanzato solo di poco! Il sentiero, a ogni passo, era sbarrato da profonde fenditure che andavano aggirate, bloccato da enormi rocce su cui era necessario arrampicarsi, ostruito da rovi affilati che formavano cespugli impenetrabili. Improvvisamente, si trovò di fronte delle rocce di un’altezza strepitosa, apparentemente insormontabili.  Impossibile scalarle! Pensò di frantumare una prima sfera, ma si ricordò dell’avvertimento della vecchietta. «Forse ne avrò più bisogno dopo. Prima di ricorrere a questo mezzo estremo, provo l’impossibile!». Avanzò verso il muro di roccia… più si avvicinava più la montagna si ritirava. Pochi passi dopo, essa scomparve come per magia!

Di fronte a lui si estese un prato verde, cosparso di fiori brillanti. Un ruscello lo attraversava, andandosi a perdere sotto la frescura di alti fusti carichi di frutti gustosi. Vinto dalla fatica, si ristorò, si stese sul morbido tappeto erboso e si addormentò.

Fu con difficoltà che l’indomani lasciò quel posto per riprendere il cammino, ahimè! sempre più difficile e con pochi progressi quotidiani!

Più volte scivolò in terribili precipizi o fu trascinato dalla corrente impetuosa di un torrente, ma la volontà e l’energia lo fecero superare ogni ostacolo.

La sua mente e il suo corpo si andavano rafforzando in quella lotta incessante.

Un giorno, in uno stretto passaggio tra ripide pareti di roccia, il giovane udì dietro a sé un rumore spaventoso. Si voltò e vide che le pareti crollavano, ostruendo il cammino percorso. Impossibile tornare indietro! Poi si trovò di fronte un gigante, che gli urlò: «Dove vai?». Il ragazzo pensò alle sfere, ma poi rispose con fermezza: «Al Castello della Fortuna!». Il gigante: «Osi reclamare la mano della Principessa? Ella non può che appartenere al più forte, ovvero a me!». Il giovane lo sfidò: «E chi lo dice?». A quelle parole, come per magia, la visione sparì e nello stesso istante apparve il Castello, imponente.

Il giovane si avvicinò e vide che non era un’illusione! Le guardie lo accolsero con tutti gli onori. Arrivò in una sala di una ricchezza unica, in fondo alla quale vi era seduta la Principessa. Avvicinatosi, il giovane si rese conto che la sovrana era la stessa vecchietta incontrata lungo il cammino. Lei disse: «Eccoti la mia mano e le mie ricchezze, mio bel cavaliere!».

Il giovane fu deluso! Estraendo il fazzoletto per asciugarsi le lacrime di sconforto, fece cadere sul marmo le sfere di cristallo. Al frantumarsi della prima, la vecchia si trasformò in una donna elegante; al frantumarsi della seconda in una giovane stupenda; al frantumarsi della terza in una Principessa irradiante grazia e bontà, che scese dal trono e porse al giovane intrepido la mano più bella del mondo.

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La parabola – raccolta nella Valle del Reno – trasmette un messaggio universalmente valido, tipico delle storie immaginarie: di fronte alle difficoltà (simili a montagne insormontabili), bisogna tener duro e, attraverso il coraggio, la tenacia, l’altruismo e l’aiuto “dall’alto”, è possibile raggiungere la Fortuna…