A cura di don Ezio Del Favero

50 – La scalata del bruco

Un piccolo bruco decise un giorno di scalare un’altissima montagna.

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Un piccolo bruco decise un giorno di scalare un’altissima montagna. Mentre strisciava verso il monte, la cui cima era ancora coperta di neve, incontrò un grillo. «Dove vai?», gli chiese il grillo. Il bruco rispose: «Ieri notte ho fatto un sogno. Ho sognato di essere in cima alla montagna e di poter osservare tutta la valle ai miei piedi. Il panorama era davvero stupendo! Mi sono svegliato con il desiderio di realizzare quel sogno e ho deciso di scalare il monte». A quelle parole, il grillo si fece una grande risata e disse: «Tu, piccolo bruchino, lento come sei, vorresti arrivare in cima a una montagna così alta? Tu sei pazzo!». Il bruco, però, non si fece scoraggiare e continuò per la sua strada.

Dopo un po’ incontrò una coccinella. «Dove vai, bruchetto?», gli chiese. Il piccolo bruco le rispose come aveva fatto con il grillo, raccontandole del sogno. La coccinella, sgranando gli occhi stupita, esclamò: «Devi renderti conto che sei solo un minuscolo bruco e che non ce la farai mai! Per te anche un sasso può apparire una montagna difficile da scalare e una pozzanghera una distesa enorme da attraversare infinita come il mare!».

Più o meno così rispondevano tutti gli animali che il bruco incontrava sul suo cammino: la volpe, lo scarafaggio, il topo, la rana, il serpentello… Tutti lo presero in giro e cercarono di dissuaderlo da quella sua impresa impossibile.

La volpe: «Fermati, lascia perdere, renditi conto che non sei veloce e scattante come me!».

Lo scarafaggio: «Non arriverai mai lassù, non hai la scorza dura come la mia!».

Il topo: «Non perdere il tuo tempo inutilmente! Per arrampicarsi ci vogliono la mia abilità e la mia velocità!».

La rana: «Sei solo un piccolissimo bruco, impossibilitato a compiere i salti che io sono capace di eseguire per arrivare ovunque!».

Il serpentello: «Non sai che per scalare questi sassi ci vuole tutta la mia abilità? Il tuo strisciare è troppo lento!».

Il bruco, nonostante le parole tutt’altro che incoraggianti delle creature che incontrava, continuò a procedere, pur lentamente, senza scoraggiarsi e senza arrendersi. Dentro di sé sapeva che poteva farcela. A un certo punto, stanchissimo, decise di fermarsi a riposare. Entrò in una piccola caverna per ripararsi dal freddo e dai predatori e si addormentò.

Il sole del mattino seguente sorse e salì alto nel cielo. Le ore passavano, ma il bruco non usciva dalla caverna. A metà giornata le altre creature iniziarono ad avvicinarsi alla caverna preoccupate. «Il piccolo bruco è morto!», affermarono. «Ha voluto provare un’impresa troppo grande per lui e la stanchezza lo ha sconfitto. Ecco dove l’ha portato il suo inseguire uno stupido sogno!».

Qualche giorno dopo, all’improvviso, uscì dalla caverna un magnifico lepidottero che si mise a volteggiare leggero in cielo. Era il piccolo bruco, che si era trasformato in una splendida farfalla! Con le sue ali variopinte, in un attimo arrivò in cima alla montagna, ancora coperta di neve, dove un panorama mozzafiato lo ripagò di tutti gli sforzi.

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La morale della parabola – raccolta in ambiente alpino – ci suggerisce: «Non abbandonate mai i vostri sogni, solo perché qualcuno (forse invidioso) ride di voi e cerca di scoraggiarvi!».  A volte bisogna avere il coraggio di cambiare, andare avanti, affrontare i periodi oscuri di una “caverna”, per uscire rinati e pieni di vita, pronti ad affrontare il futuro, raggiungere i propri obiettivi e realizzare i propri sogni.

Maya Angelou (poetessa statunitense): «Ci dilettiamo della bellezza della farfalla, ma raramente consideriamo i cambiamenti che ha dovuto attraversare per raggiungere quella bellezza».

Richard Bach (scrittore statunitense): «L’indizio della tua ignoranza è l’intensità con cui credi nell’ingiustizia e nella tragedia. Quella che il bruco chiama fine del mondo, il Maestro la chiama farfalla».

Hermann Hesse (filosofo e scrittore tedesco): «La farfalla è un qualcosa di particolare, non è un animale come gli altri, in fondo non è propriamente un animale ma solamente l’ultima, più elevata, più festosa e insieme vitalmente importante essenza di un animale. È la forma festosa, nuziale, insieme creativa e caduca di quell’animale che prima era giacente crisalide e, ancor prima che crisalide, affamato bruco».