Concelebrazione domenica 26 agosto

500 anni a Santa Maria degli Angeli

L'invito del Parroco al Consiglio pastorale unitario

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Un felice incontro di fede e tradizione, di spiritualità e memoria ha caratterizzato la santa Messa in Santa Maria degli Angeli, concelebrata, domenica 26 luglio, dal vescovo Renato insieme ad altri preti della comunità. La celebrazione, come ha ricordato il parroco don Angelo Balcon, a ricordo dei 500 anni della consacrazione dell’antico monastero, rappresenta una tappa fondamentale della vita religiosa feltrina. Cuore di raccoglimento e di preghiera per tante generazioni, di cui conservano traccia viva varie memorie del passato, Santa Maria degli Angeli, con l’immagine del Crocifisso al centro e della Vergine in preghiera, ci sollecita a guardare al nostro futuro di uomini e donne della Resurrezione.

L’aspersione dell’acqua, con cui il Vescovo ha aperto la celebrazione, ci ricorda che con il battesimo siamo diventati nuove creature, fratelli in Cristo, destinati a congiungerci a Lui nella Gerusalemme celeste. Il ritrovarsi in chiesa – numerosi in questa particolare occasione, nonostante le restrizioni sanitarie – un ritorno a casa, nella dimora di Dio, che è anche la casa di ciascuno e della stessa comunità feltrina. Con questi accenti il Vescovo ha avviato l’omelia, incentrata sulle splendide immagini della liturgia della Parola. A Salomone, che non aspira a beni terreni ma al buon governo, Dio concede un «cuore saggio e intelligente», la capacità di discernere il bene dal male e di operare con giustizia . Il «cuore docile», che rappresenta il vincolo della prima alleanza tra Dio e l’uomo, è l’espressione stessa dell’amore verso Dio che, come spiega san Paolo nella lettera ai Romani, promuove e concorre al bene. Analogamente nell’antica chiesa di Santa Maria degli Angeli, monastero delle clarisse all’epoca della fondazione – ha sottolineato il Vescovo – non si cercavano né ricchezze né rivendicazioni, ma nello spirito del promotore, il beato Bernardino; si auspicava la rinascita dell’autentico carisma francescano nel cuore della città di Feltre. Un carisma fondato su perspicacia e disponibilità, che non è espressione di un passato ormai archiviato, ma ci sollecita particolarmente oggi per superare gli sbandamenti e le crisi del nostro tempo.

Occorre – ha continuato il Vescovo – «essere audaci e creativi», come suggeriscono le diverse parabole contenute nel vangelo di Matteo. Il contadino non esita a privarsi dei suoi averi dopo aver trovato il tesoro prezioso, che custodisce nel campo con amorevolezza e zelo. Con analoga fermezza il mercante dà una svolta alla sua vita nel momento in cui ha rinvenuto la perla di grande valore. Due ritrovamenti a simboleggiare il Regno dei cieli che va perseguito con pazienza e passione, in quanto ricerca infaticabile della verità e del bene. La terza parabola in cui i pesci buoni raccolti nella rete sono separati da quelli cattivi vuol essere un monito all’orgoglio umano quando pretende di decidere sul bene e sul male: solo a Dio spetta il giudizio, all’uomo l’impegno a procedere “con audacia e creatività”, a seguire gli insegnamenti della Legge , che vale «più di mille pezzi d’oro e d’argento … più dell’oro, dell’oro più fino» (Sal 118). Il tesoro nascosto – ha concluso il Vescovo, ricordando il monito di papa Francesco – è la presenza di Dio ovunque si opera per la giustizia, la pace, la libertà vera, l’ aiuto vicendevole. E l’antica chiesa di Santa Maria degli Angeli, conservando nel tempo le tracce di una spiritualità solerte e feconda,  ci ricorda che il Signore è costantemente presente e vigile sulla nostra comunità.

Dopo la celebrazione, è intervenuto lo storico Gianmario Dal Molin che ha ricostruito le tappe salienti della storia di Santa Maria degli Angeli. Al 27 luglio 1520 risale la consacrazione della chiesa-monastero di Santa Maria degli Angeli, un’ampia costruzione voluta una ventina di anni prima dal beato Bernardino Tomitano. Figura centrale nella vita religiosa della città di Feltre, in linea con la sua utopia della città etica, egli auspicava la realizzazione di un nuovo convento di monache clarisse, ispirato a un modello di vita austera di preghiera, mortificazione, povertà e castità,  in opposizione al rilassamento dei costumi morali sia del preesistente convento che della comunità. Bernardino ottenne l’approvazione per l’erezione del monastero nel 1489 dal papa Innocenzo VIII e il 24 giugno 1492 piantò la croce nel sito dove sarebbe sorta la chiesa. Morì due anni dopo senza poter assistere al completamento dell’opera, facilitato da numerose e cospicue donazioni, che avvenne nel 1504. Particolarmente travagliati furono gli anni successivi che videro la stessa Feltre coinvolta nel conflitto della Lega di Cambrai. Nel 1510 la città fu incendiata dalle truppe dell’imperatore Massimiliano d’Asburgo, ma il monastero di Santa Maria degli Angeli fu risparmiato. Secondo la leggenda, il Cristo con la croce sulle spalle, ritrovato dalle monache poco tempo dopo, ed ancora presente nella chiesa, avrebbe preservato il convento dalla distruzione . Negli anni successivi la città fu ricostruita: non solo si abbellì di palazzi ma anche si circondò di ben dieci monasteri, sei dei quali femminili.

A conclusione della celebrazione, è stata inaugurata la lapide che, in lingua latina, ricorda nel quinto centenario il grande evento storico della consacrazione del tempio dedicato a «Dio Ottimo Massimo e in onore della Beata Vergine Maria regina degli angeli».

Enrica Bazzali

[Foto di Bepi Nilandi]