Mercoledì 1 gennaio 2020

53^ Giornata Mondiale della Pace

La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica

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Mercoledì 1 gennaio, 53^ Giornata Mondiale della Pace, si terrà per il terzo anno consecutivo il Cammino della Pace: una manifestazione incentrata sul tema proposto dal Papa per la Giornata e aperta a tutti, fedeli e non, che abbiano a cuore le sorti dell’umanità e intendano esprimere la propria adesione all’impegno comune di costruire la pace nella giustizia e nella solidarietà. Il Cammino partirà alle 17 dal Teatro Comunale e si concluderà sul sagrato della cattedrale, dove poi sarà celebrata la Santa Messa presieduta dal Vescovo Renato Marangoni.

Il tema scelto dal Papa quest’anno  è: ”La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica”. Di solito il tema della Giornata veniva comunicato dalla santa Sede con qualche mese di anticipo. Quest’anno è stato annunciato solo pochi giorni fa con la diffusione del Messaggio, segno forse che il Papa desiderava far risuonare in esso echi di esperienze recenti – come  la visita in Giappone, dove ha incontrato i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, il sinodo per l’Amazzonia, con una forte attenzione alle culture minoritarie e al dramma ambientale, la questione migratoria, con le infinite storie di disperazione e speranza –  ma anche tener conto di ciò che agita il nostro mondo, per offrirlo alla riflessione di tutti.

No, questo nostro tempo non sembrerebbe proprio il tempo della speranza, se guardiamo alle paure che alimentano la comunicazione quotidiana. La nostra società appare statica e chiusa e il dialogo e la riconciliazione sembrano sconfitti dall’intolleranza per il diverso e dalla durezza di cuore nel condividere le risorse del pianeta. È vero, come ricorda il Papa, che la speranza è processo che richiede pazienza, ma talvolta è molto difficile attenderne il compimento quando “ancora oggi, a tanti uomini e donne, a bambini e anziani, sono negate la dignità, l’integrità fisica, la libertà, compresa quella religiosa, la solidarietà comunitaria, la speranza nel futuro”. La mancanza di speranza condiziona la percezione del presente e del futuro, rendendo le relazioni familiari e sociali cupe e conflittuali: se non c’è cura, empatia per gli altri con le loro differenze, allora prevalgono la paura e l’arroccamento su di sé. È allora che la convivenza può diventare insostenibile.

Eppure,  ricercare una fratellanza autentica, da vivere nel dialogo e nella fiducia, è possibile: ce lo ricordano  la comune origine da Dio e il fatto che “il desiderio di pace è profondamente iscritto nel cuore dell’uomo”. E’ necessario per questo custodire la memoria, da offrire come servizio “imprescindibile” alle future generazioni. Per questo sono importanti i testimoni, più che le parole, “artigiani della pace aperti al dialogo senza esclusioni e manipolazioni”. Si tratta di un lavoro paziente, un processo che si nutre della forza della verità, dell’impegno nella riconciliazione e nella fraternità: “l’altro non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto dire o fare, ma va considerato per la promessa che porta in sé”. È qui la possibilità di sperare, anche nella prova più severa. Ma questo esige di costruire nella società, nell’economia, nella politica, una giustizia che tenga conto dei diritti di tutti, a cui non possono non corrispondere i doveri di tutti, secondo la responsabilità di ciascuno.

Da questo impegno deve nascere uno sguardo nuovo sulla vita, sugli altri, sul mondo.  Costruire relazioni fraterne implica anche un rapporto di pace tra l’umanità e la terra: c’è bisogno, sostiene Papa Francesco, di una vera conversione ecologica che permetta di condividere ciò che si è ricevuto in dono dal Creatore, origine di ogni vita. Mettersi in cammino, anche simbolicamente condividendo riflessioni e testimonianze nel giorno di Capodanno, può ricordare che la costruzione della pace è un processo che va attuato ogni giorno. Il Papa ammonisce che non “si ottiene la pace se non la si spera”.

Francesco D’Alfonso