a cura di don Ezio Del Favero

55 – Gli angioletti sulla montagna

Chi avrebbe mai pensato che un angioletto perduto trasformasse una montagna in un luogo di festa...?

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L’angioletto era stato perso in montagna da una bambina. La piccola l’aveva tenuto con sé dopo aver disfatto l’albero di Natale perché gli piaceva, con quelle sue piccole ali trasparenti, il vestito argentato, i riccioli d’oro e gli occhi azzurri come il cielo. Un giorno però l’aveva perso ma non sapeva dove.

Durante l’inverno, l’angioletto aveva spesso pensato all’albero dov’era appeso, in un posto d’onore, al caldo, cullato dalla musica della festa.

In primavera il calore che aveva fatto rinascere i fiori gli aveva scongelato le ali e così aveva potuto prendere il volo come gli uccellini. Che gioia per lui, abituato in una scatola di cartone o appeso a un albero, scoprire sulla montagna degli abeti ancora più belli e più alti di quelli del salone di casa! Perché allora non organizzare una festa come il Natale su quel monte, in mezzo agli alberi che lo abitavano ovunque?

Anzitutto doveva trovare altri angioletti disposti a posarsi sugli abeti. Si mise a cercare nelle case del villaggio e dei dintorni per scovare i consimili nascosti nelle scatole.  Angioletti di tutte le taglie e di tutti i colori furono contenti di andare sulla montagna per una grande festa e gli abeti, dal canto loro, li accolsero con immensa gioia. Mostrandosi altri alberi invidiosi, come gli aceri e i faggi, gli angioletti decisero di accontentare anche loro, pensando di chiedere alle stelline di Natale di farsi decoro. Perciò tonarono nelle case per scovare le stelle di Natale nascoste nelle scatole. Così anche gli aceri e i faggi ebbero i loro decori di festa.

Lo spettacolo che si presentava sulla montagna, con gli alberi addobbati, era a dir poco straordinario.

Però, si dissero gli angioletti, manca la musica! «Chiediamo agli uccellini», propose qualcuno. Alcuni accettarono, ma i più, abituati a trascorrere l’inverno al sud, non se la sentirono di rimanere lì al freddo.

Per fortuna il vento si offrì di soffiare tra i rami, a volte dolcemente a volte ad alta voce, per procurare una specie di melodia. Passerotti e ghiandaie invernali accettarono di prestare la loro voce. Il vento scovò anche delle melodie qua e là nelle feste di paese e le portò sulla montagna.

Qualcuno giustamente chiese: «E i regali?». A quel punto intervennero gli animaletti del bosco che avevano assistito ai preparativi della festa. Volpi, toporagni, procioni, scoiattoli e lepri si misero a cercare dei sassolini colorati e altre sorprese della natura da porre ai piedi degli alberi addobbati.

Trascorse l’estate e, alla fine dell’autunno, arrivò anche la neve e il paesaggio si fece più natalizio. Fu deciso di festeggiare a metà dicembre per permettere agli angioletti e alle stelline di tornare nelle case del villaggio per Natale.

Così avvenne. Sulla montagna innevata la festa ebbe inizio: gli angeli si posarono sulle cime degli abeti, mentre le stelle si stabilirono sugli aceri e sui faggi; sassolini di tutti i colori e altre sorprese ingioiellarono la neve sotto gli alberi e il vento ricreò le melodie natalizie. Gli angeli svolazzavano, le stelle vibravano riflettendo la luce della luna, gli uccellini offrivano il loro piccolo concerto… eppure, mancava ancora qualcosa, non si percepiva l’emozione che il Natale suscita. I protagonisti della festa decisero di far basta, quando avvenne una specie di miracolo…

Improvvisamente arrivarono gli abitanti del paese. Accesero dei fuochi vicino al lago. Un coro, illuminato dalle fiaccole, cantò melodie natalizie. Genitori, figli, innamorati, anziani avevano lasciato i loro focolari per ritrovarsi e stavano arrivando anche da altri paesi. Le ali degli angeli ripresero a vibrare, le stelle si misero a brillare, il vento e gli uccellini aggiunsero la loro musica a quella del coro.

I bambini furono i primi a notare che divertenti angioletti, simili a farfalle, decoravano le cime degli abeti e che delle stelline brillavano sugli aceri e sui faggi.

La bambina che aveva perso il suo angioletto lo rivide su di un albero e lo chiamò. Presto lui sarebbe tornato nella dimora della sua padroncina e si sentì felice.

Che festa grandiosa! Chi avrebbe mai pensato che un angioletto perduto trasformasse una montagna in un luogo di festa, tutti insieme, umani, piante e creature del bosco?

Dopo quella festa sulla montagna, gli angioletti e le stelline si affrettarono a tornare nelle famiglie per farle godere della loro presenza gioiosa. E per diffondere lo spirito di condivisione e di amicizia che era regnato sul monte.

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La parabola è una rielaborazione di un racconto dello scrittore canadese Kees Vanderheyden. Ancora una volta la montagna (in tal caso il monte Saint-Hilaire, in Québec) è lo scenario ideale per vivere un autentico clima di festa, di amicizia e di condivisione.