A cura di don Ezio Del Favero

6 – La Principessa e la Cordigliera

“Andrò anch’io al sud alla scoperta di quel paese selvaggio e delle sue meraviglie!”

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Un sentiero s’insinuava tra le rocce ghiacciate della montagna, attraversando torrenti impetuosi per raggiungere il cuore della Cordigliera con le cime sempre coperte di neve. Alcuni uomini, provenienti dai paesi caldi, seguivano quel sentiero attraversando le terre ghiacciate per raggiungere il luogo dove crescevano l’erba, il muschio e la felce e dove trovavano ricchezze nascoste nel terreno e animali da pelliccia. Poi dal sud glaciale tornavano al nord incontro al sole e all’autunno fiorito. I più audaci tornavano carichi d’oro, di pietre preziose e di pellicce.

Un giorno, una giovane Principessa decise: “Andrò anch’io al sud alla scoperta di quel paese selvaggio e delle sue meraviglie!” Cercarono di dissuaderla, visti i pericoli del viaggio, ma lei si mise in cammino. Arrivò al sud con la servitù e lì si godette il periodo estivo, facendo il bagno nei laghi di montagna, partecipando alla caccia, osservando i fiori che non conosceva… Ai primi freddi, decise di tornare a casa e ordinò ai servi: “Riempitemi la portantina di pellicce, di pietre preziose e di tutte le meraviglie che abbiamo scoperto”. Il corteo si mise in cammino e la Principessa fu trasportata per i sentieri che attraversavano le montagne. La ragazza era attratta da uno dei suoi cacciatori, perché era giovane, bello, cantava e raccontava mirabilmente la sera intorno al fuoco e le spiegava gentilmente tutto ciò che voleva sapere.

Un giorno, una tempesta arrestò la marcia del corteo. La terra cominciò a tremare, le montagne cambiarono aspetto, si aprì un baratro dove prima c’era solo pianura. Massi enormi precipitarono giù dalle cime e fitte nebbie salirono dalle valli. Coloro che non riuscirono a fuggire o che caddero o si fermarono per prendere fiato, furono trafitti dalle frecce di fuoco che cadevano dal cielo. Solo in pochi riuscirono a salvarsi. Ma un’altra disgrazia li attendeva. La pioggia iniziò a cadere incessantemente e l’acqua inondò le valli. Quando i sopravvissuti ripresero il camino, videro un paesaggio devastato nel quale si poteva avanzare solo con gran difficoltà. La Principessa dovette rinunciare alla portantina e camminare come gli altri, con i piedi insanguinati. I viandanti videro luoghi desertici, sentieri e ponti distrutti, voragini apertesi dove prima c’erano prati, enormi cascate precipitare dalle pendici… “Il sentiero non esiste più”, ripetevano gli esploratori che cercavano invano un passaggio per arrivare fino al mare. Il bel cacciatore cercava d’incoraggiare la principessa: “Abbi fiducia! Vedrai che ce la faremo!” Il piccolo corteo avanzava costeggiando le pericolose gole rocciose, senza trovare traccia di vita umana o un minimo sentiero sui pendii ghiacciati.

Un giorno i fuggitivi raggiunsero uno spiazzo pianeggiante e protetto accanto a un burrone. “Fermiamoci qui!”, propose il cacciatore. I più si lasciarono prendere dalla disperazione. Ma la Principessa non perse il coraggio e proprio lei che non aveva mai compiuto il minimo lavoro manuale, se non quello di ricamare o di disegnare, si mise a costruire un riparo per sé e per il suo bel cacciatore. Mentre gli altri andavano in cerca di legna, la ragazza scavò delle piccole buche nelle quali piantò i semi di grano e di mela che aveva in un sacchetto. Fu così che la popolazione del nord si stabilì in quel luogo ai piedi della Cordigliera. Quando il melo diede i primi frutti e questi passarono dal verde al rosso, la giovane disse al suo amato: “Il colore di questi frutti assomiglia al colore delle guance di nostro figlio!” Da quel giorno, la Principessa non volle più vivere altrove, sentendo casa sua il cuore della Cordigliera. Diede alla luce altri figli e una delle sue nipoti divenne la prima Regina della Cordigliera. La sovrana si dimostrò abile come il nonno cacciatore e coraggiosa come la nonna di sangue reale. La brava Regina, che trattava tutti con equità, non cessava di ripetere alla sua gente: “Vivete sempre onestamente e pacificamente”…

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La storia – raccolta in Sudamerica tra gli abitanti delle Ande – termina precisando: «Fu così che gli indios della Cordigliera diventarono potenti come il vento dell’est. Prosperarono così bene che ancora ai nostri giorni i loro discendenti, sui pendii delle alte montagne, si possono riconoscere dalle guance rosse come le mele…»

La parabola insegna che la montagna, con le sue insidie e i suoi pericoli, può aiutare la persona umana a fortificarsi e ad affrontare con maggior coraggio le diverse sfide della vita.