a cura di don Ezio Del Favero

61 – L’alpeggio, la rugiada e il diamante

La ranocchia balbettò timidamente: «Vossignoria, mi scusi tanto!...»

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Su di un prato, nei pressi di un laghetto di montagna, vi era un piccolo diamante incastonato in un prezioso anello. Un tempo esso aveva brillato al dito di una principessa, ma, durante una passeggiata, la giovane si era tolta l’anello, prima di tuffarsi nelle acque del lago, e poi lo aveva dimenticato su di un sasso. Successivamente il vento lo aveva fatto scivolare dal sasso e ora il brillante giaceva sull’erba.

Su quell’alpeggio, accanto al brillante, erano sbocciati dei denti di leone e delle margherite e una goccia di rugiada era timidamente aggrappata a un filo d’erba. In alto, il sole luminoso del mattino sfrecciava i suoi raggi sull’alpeggio, facendo brillare sia il diamante che la goccia di rugiada. La modesta goccia osservava sbalordita il diamante, ma non osava rivolgersi a una creatura di origini così nobili.

Una ranocchia, saltellando per i prati, vide il diamante e, riconoscendo in esso un alto personaggio, gli disse facendo un solenne inchino: «Vossignoria, lasciate che questa vostra umile serva vi porga i suoi rispetti!». «Grazie!», rispose il diamante altezzosamente. Poi, alzando il capo, la ranocchia vide anche la goccia di rugiada. Rivolgendosi al diamante e indicandogli la goccia di rugiada gli chiese con affabilità: «Una vostra parente, presumo!». Il diamante precisò con una risata sprezzante: «Che sciocchezze vai dicendo? Ma che cosa ci si può aspettare da una ranocchia grossolana? Vai pure per la tua strada, ignorante. Come si fa a mettermi sullo stesso rango, all’interno della stessa famiglia di un essere volgare e senza valore come quella miserabile goccia?».

La ranocchia balbettò timidamente: «Vossignoria, mi scusi tanto! Ma mi sembrava che la bellezza di quella goccia fosse simile alla sua!». Il diamante, offeso: «Bellezza, autentica? Imitazione, volevi dire! La bellezza fittizia di una miserabile goccia è ridicola, anche perché non è accompagnata dalla durata. Barca senza remi, carrozza senza cavalli, pozzo senz’acqua: questo è ciò che si riduce a essere la bellezza senza fortuna e senza futuro. Non vi è alcun valore reale dove non ci sia rango o ricchezza. Se combini bellezza, rango e ricchezza, solo allora il mondo sarà ai tuoi piedi. Ora puoi capire perché la gente mi ami e mi desideri così tanto!». Così dicendo il diamante si mise a brillare così intensamente che la ranocchia dovette distogliere lo sguardo da esso, mentre la povera goccia di rugiada si sentiva a malapena la forza di vivere, tanto era umiliata.

Proprio allora un’allodola scese accanto a loro come una freccia e venne a becchettare il diamante. Si lamentò ferita e delusa: «Ahi! Ciò che ho scambiato per una nobile e preziosa goccia d’acqua è solo una miserabile pietra, dura tra l’altro! La mia gola è riarsa, morirò di sete!». Il diamante, schernendo l’uccellino, ribatté: «In verità, il mondo sarà davvero inconsolabile, se tu morirai!». Dal canto suo, la goccia di rugiada, avendo assunto una risoluzione improvvisa e nobile, chiese timidamente all’allodola: «Posso esserti d’aiuto?». L’allodola alzò la testina e rispose: «Oh! mia cara amica, tu sì potresti salvarmi la vita!».  Allora la goccia di rugiada scese dal filo d’erba e si lasciò scivolare nella gola assetata dell’uccellino.

La ranocchia si allontanò pensando: «Ecco una lezione che non dimenticherò mai! Il semplice merito della goccia di rugiada vale più del rango e della ricchezza senza modestia del diamante; non ci può essere vera bellezza senza merito e senza dedizione!».

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La parabola – raccolta in ambiente alpino – è una lezione semplice e preziosa: la nobiltà d’animo consiste nell’impegno e nella dedizione, lungi dall’individualismo e dell’arroganza. Il sacrificio di sé per il bene altrui nobilita sempre. 

John Galsworthy (inglese): «Il valore di un sentimento è la somma dei sacrifici che si è disposti a fare per esso».

Lev Tolstoj (russo): «Un sacrificio compiuto per esigenza di onestà è la più alta gioia dello spirito».

Mahatma Gandhi (indiano): «Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si può anche soffrire di più, ma alla fine l’azione sarà più efficace».

O. Henry sinonimo di William Sydney Porter (statunitense): «Forse nella vita non c’è alcuna felicità così perfetta come il sacrificio».