a cura di don Ezio Del Favero

62 – I due piccoli montanari e lo Zar

Però il sole era alto, il pozzo lontano, il caldo crudele e il sudore gocciolava...

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Due bambini, che vivevano in una baita in montagna, un giorno partirono in cerca di fortuna. Morti i loro genitori, la ragazzina Alina e il piccolo Ivan erano rimasti soli, perciò avevano deciso di andarsene.

Il sole era alto, nei dintorni non c’erano sorgenti e i due orfani avevano sete. «Pazienza, fratellino, tra poco arriveremo al pozzo!».

A un certo punto scorsero uno stagno, sul cui bordo pascolavano alcune mucche. Ivan esclamò: «Berrò l’acqua di questo stagno!». Lei urlò: «Non bere, fratellino! Diventeresti vitellino». Ivan obbedì e i due continuarono il cammino.

Ma il sole era alto, il caldo crudele e il sudore gocciolava.

I fratelli arrivarono sulle rive di un torrente dove alcuni cavalli pascolavano. «Alinushka, ho sete!». «Non bere, Ivanushka, diventeresti puledro!». Lui sospirò e si lasciò convincere.

Però il sole era alto, il pozzo lontano, il caldo crudele e il sudore gocciolava.

Sul bordo di un laghetto pascolavano delle capre. Ivan supplicò: «Non ne posso più! Vado a bere». «Non bere, fratellino, diventeresti capretto». Stavolta Ivan non ascoltò la sorella, bevve l’acqua dal laghetto e si trasformò in un capretto. Alina si sedette sull’erba piangendo, mentre il fratellino intorno a lei belava. Ma piangere non serviva a nulla, perciò Alina legò la sciarpa al collo del bambino e lo portò con sé.

Un giorno il capretto entrò saltellando nei giardini dello Zar. Alina lo seguì. I servi li videro e corsero a dire al loro signore che nei giardini c’era un capretto accompagnato da una ragazza bellissima. Lo Zar chiese ai servi di portargliela. Quindi le chiese: «Chi sei, dove vai, da dove vieni?». Alina non gli nascose nulla. «Quando i nostri genitori sono morti, mio fratello e io siamo partiti all’avventura. Il piccolo, avendo sete, ha bevuto l’acqua dal lago dove pascolavano le capre ed è diventato capretto!». Più lo Zar la guardava, più la trovava bella. Alla fine le propose: «Accettami come marito! E il capretto vivrà serenamente con noi. Alina non disse di no e rapidamente furono celebrate le nozze. Lo Zar e la Zarina cominciarono a vivere insieme, col capretto, felici, per la gioia delle persone buone e l’invidia di quelle cattive.

Ma un giorno, mentre lo Zar era a caccia, una strega malvagia venne a trovare la Zarina. Con parole ingannevoli la attirò in riva al lago e poi la gettò in acqua con una pietra al collo. In seguito la strega, trasformatasi in Alina, si stabilì nel palazzo. Nessuno se ne accorse, neanche lo Zar. Nei giardini, però, i fiori appassivano, gli alberi si seccavano e l’erba rinsecchiva. E il capretto, che conosceva la verità, non mangiava e non beveva più e rivolgeva lo sguardo al lago piangendo disperato.

A vederlo così, la strega, rabbiosa, cominciò a insistere con lo Zar: «Fai ammazzare quel capretto! M’infastidisce, non voglio più vederlo!». Lo Zar non poteva crederci: sua moglie, che amava tanto il capretto, ora lo voleva morto?

A forza d’insistere, la strega finì per strappargli il permesso di uccidere il capretto.

La bestiola chiese allo Zar: «Lasciami esprimere un ultimo desiderio: permettimi di andare sul bordo del laghetto». Lo Zar glielo permise e il capretto corse sulla riva, urlando disperato: «Alinushka! Vieni dal fondo dell’acqua in mio soccorso, stanno per uccidermi!».

Dal fondo del lago sua sorella gli rispose: «Ivanushka, fratello caro, una pietra pesante mi blocca sul fondo, le alghe mi trattengono i piedi…».

Il capretto tornò al palazzo non sapendo che fare e il giorno dopo chiese di nuovo allo Zar: «Lasciami andare al lago». Stavolta lo Zar si disse: «Come mai il capretto vuol tornare lì?» e lo seguì senza essere visto. Il capretto si avvicinò all’acqua urlando disperato: «Alinushka! Vieni in mio soccorso!».

Anche lo Zar udì la voce che rispondeva dal fondo del lago: «Una pietra pesante mi blocca sul fondo…». Il ragazzo non cessava d’invocare la sorella con voce straziante.

Improvvisamente Alina apparve tra le onde. Lo Zar si precipitò, afferrò la ragazza che portava ancora la collana che le aveva regalato e la tirò fuori dall’acqua. Lei raccontò quello che le era successo. Il capretto, felice, si mise a saltellare. Al terzo balzo si trasformò nel ragazzino che era un tempo. I tre furono di nuovo felici e quando tornarono al palazzo videro i giardini rifioriti e l’erba e gli alberi rinverditi.

Lo Zar ordinò che la strega malvagia fosse bruciata sullo stesso fuoco che essa aveva preparato per il capretto. Poi ne sparse le ceneri al vento, in modo che il suo ricordo scomparisse per sempre.

E lo Zar con la Zarina Alina e il fratellino Ivan vissero il resto della loro vita senza preoccupazioni, nella comprensione e nella gioia.

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La parabola, di origine russa, insegna a essere buoni e generosi. Prima o poi, costoro saranno premiati dal destino.