a cura di don Ezio Del Favero

63 – La principessa e l’unicorno

E quello fu solo l’inizio di una storia molto lunga e molto bella…

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In una terra lontana, tra le montagne, c’era un Re che viveva in un castello oscuro e silenzioso. Il sovrano aveva vissuto tante sofferenze, perciò si era rifugiato in quella fortezza piena di mistero in cui nessuno poteva entrare.

Aveva una figlia, la quale crebbe in quell’ambiente oscuro, senza contatti esterni, cresciuta dalla madre, Regina gentile e riservata.

La Principessa aveva imparato a sfiorare le mura quando la rabbia del Re, afflitto da demoni che solo lui vedeva, faceva tremare il castello. La giovane parlava poco e sorrideva sempre, taciturna per non rompere il silenzio che la tristezza del Re richiedeva.

Al compimento dei 16 anni, la Principessa si fece coraggio e chiese il permesso di uscire dal castello. La Regina e il Re fecero finta di non sentire. Lei ripeté: «Padre, vorrei uscire dal castello, per favore!».

Il Re, burbero, le disse: «Vai pure, figlia mia, se è quello che vuoi… ma fuori avrai solo dei nemici!». La Regina girò il volto per nascondere le lacrime. La ragazza, tremante ma determinata, prese per la prima volta la direzione del ponte levatoio e iniziò il suo viaggio camminando sull’unica strada che aveva visto dalle feritoie del castello. Attraversò i boschi finché si trovò di fronte un deserto grigio; lo percorse per vari giorni senza incontrare nessuno.

Allora la giovane cambiò direzione; la sua intuizione le diceva che ci doveva essere qualcos’altro di sorprendente altrove. Rapidamente e curiosamente il paesaggio cambiò: l’erba e la vegetazione presentavano forme e colori audaci, gli uccellini si scambiavano allegramente i loro trilli, l’acqua limpida dei torrenti saltellava di roccia in roccia. Nonostante la bellezza del posto, però, la ragazza si sentiva ansiosa e si chiedeva se avesse il diritto di essere lì. Dopo la curva di uno stretto sentiero, già decisa a tornare indietro, si fermò improvvisamente. Di fronte a lei si trovava una magnifica creatura, alta, irreale, come nelle storie fantastiche: un Unicorno tutto bianco. Con uno sguardo infinitamente dolce, la creatura si avvicinò e le chiese: «Come mai sei qui?». La giovane: «Non lo so esattamente. Sono andata avanti per molti giorni senza sapere cosa cercare». La creatura bianca: «Se vuoi, posso venire con te! E presentarti i miei amici».

Così la Principessa e l’Unicorno si misero in cammino, la ragazza con passi incerti che ricordavano la sua infanzia, l’Unicorno leggero sugli zoccoli al suo fianco. Lungo la strada, incontrarono la Lumaca, che raccontò loro il piacere della sua vita lenta e il suo approfittare della minima goccia d’acqua piovana per assaporare la felicità di essere viva. Poi incontrarono la Farfalla raggiante ed entusiasta della sua recente metamorfosi, il maestoso Cigno bianco che ricordò di essere stato brutto anatroccolo, la Rana che aveva vissuto in un pozzo per molto tempo senza credere negli stagni, nei laghi, nel mare…

La Principessa temeva quelle creature sconosciute e dubitava di quelle storie straordinarie, avendo da sempre sentito tanti avvertimenti “attenta a…”. Ma ogni volta l’Unicorno la incoraggiava a non aver paura e, quando era stanca, la faceva salire sul suo dorso. La ragazza arrivò a fidarsi di lui al punto da addormentarsi sul suo dorso e lasciarsi guidare.

Era bello stare in quello strano paese! La Principessa e l’Unicorno attraversarono nuovi paesaggi, fecero altri incontri, uno più sorprendente dell’altro. La ragazza talvolta era maldestra, i suoi errori a volte la facevano desiderare di nascondersi per la vergogna. Ma l’Unicorno era lì, che accoglieva i suoi passi falsi con sollecitudine, le spiegava quel mondo senza impazienza. Le insegnò a difendersi o a dire no quando necessario. In cambio, la Principessa si arrampicava sugli alberi per raccogliere frutti e fiori per l’Unicorno. Il quale sembrava sempre sapere quando la Principessa aveva bisogno di assistenza. A poco a poco la ragazza prese fiducia in sé facendo tesoro dei consigli del suo nuovo amico. Via via l’aiuto della creatura si faceva sempre più discreto. La Principessa capì anche che non sarebbe stata in grado di ridare colore alle guance dei suoi genitori se avessero continuato a rimanere rinchiusi. Così incaricò le Colombe di inviare loro dei disegni che lei componeva, raffiguranti erbe, fiori, uccellini…

Fu così che la vita della Principessa, e poi anche dei suoi genitori, divenne allegra, colorata, ricca di esperienze e di esseri diversi e appassionanti.

E quello fu solo l’inizio di una storia molto lunga e molto bella…

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La parabola – raccolta in Germania – insegna a uscire dal proprio guscio: la vita riserva delle metamorfosi piacevoli, se sappiamo affrontarla con spirito di avventura, lasciandoci aiutare da creature straordinarie.