Il Seminario Gregoriano e le biblioteche diocesane celebrano Dante

#700Dante

Nel segno della condivisione con il nostro territorio

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«La Chiesa non è soltanto custode del suo passato; essa è soprattutto animatrice del presente della comunità umana, in vista dell’edificazione del suo futuro. Essa, pertanto, incrementa continuamente il proprio patrimonio di beni culturali per rispondere alle esigenze di ogni epoca e cultura, e si preoccupa poi di consegnare quanto è stato realizzato alle generazioni successive, perché anch’esse possano abbeverarsi al grande fiume della traditio ecclesiae» (Giovanni Paolo II ai membri della dell’assemblea plenaria della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, 31 Marzo 2000).

Ci sono alcuni luoghi della nostra provincia che, dopo secoli, mantengono un fascino artistico e culturale inalterato e che resistono, nel senso pieno del termine, nonostante l’usura e i cambiamenti imposti dalla storia e dall’uomo. Uno di questi è sicuramente il Seminario Gregoriano, l’antico convento francescano di San Pietro. Tutti i visitatori, studenti, seminaristi e studiosi che lo hanno frequentato sono rimasti attoniti di fronte al suo fascino e alla sua spiritualità. I chiostri, la Cappella Gotica, le opere del Brustolon, di Sebastiano Ricci e dello Schiavone testimoniano il grande valore che i frati minori prima e il clero secolare poi hanno attribuito a questo antico luogo di fede.

All’interno del Seminario vi sono due ambienti, forse meno conosciuti, che ulteriormente ne denotano la straordinaria levatura culturale e spirituale: la Biblioteca Gregoriana e la Biblioteca Capitolare Lolliniana.

La Biblioteca Gregoriana, nata da un lascito di papa Gregorio XVI in occasione della riapertura del seminario, dopo la tempesta napoleonica, ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per l’enorme patrimonio librario, costantemente aggiornato con tutte le nuove uscite, sia in ambito locale che nazionale. I filoni principali sono quelli legati agli insegnamenti dell’Istituto di Scienze Religiose Giovanni Paolo I, con il quale si è instaurata da anni una importante ed efficace collaborazione. Collegata alla rete delle biblioteche ecclesiastiche promossa dalla Cei, collabora con tutte le realtà bibliotecarie nazionali, essendo dal 2015 inserita nell’indice nazionale biblioteche (ISBN).

La Biblioteca Lolliniana, di proprietà del Capitolo della Cattedrale di Belluno, rappresenta invece il glorioso passato e il grande amore che nel corso dei secoli ha contraddistinto il clero e i vescovi bellunesi. Al suo interno è possibile ammirare, solo per motivi di studio e previo appuntamento con il bibliotecario mons. Antonio De Fanti, una serie di manoscritti unici. Vere e proprie opere d’arte come la Bibbia Miniata del XIII secolo donata da Leonisio Doglioni (1357-1421) o tutti i volumi inerenti al lascito del vescovo Alvise Lollino agli inizi del XVII secolo. Studiosi di tutto il mondo ci invidiano un tale patrimonio.

Proprio all’interno della Biblioteca Lolliniana è conservato uno dei manoscritti più ragguardevoli che la nostra provincia ha la fortuna di ospitare, ovvero una delle cento copie della Commedia di Dante Alighieri prodotte dalla officina scrittoria di Francesco di ser Nardo da Barberino negli anni trenta/quaranta del XIV secolo, poco dopo la morte del Sommo Poeta.

Già da qualche mese si è instaurato tra il rettore del seminario mons. Giorgio Lise, il comune di Feltre, quello di Belluno, il Liceo Lollino e l’Istituto di Scienze Religiose Giovanni Paolo I una proficua dialettica, volta alla valorizzazione di questo importate codice dantesco. Tutti gli enti coinvolti si sono mostrati molto disponibili ed hanno prontamente colto l’essenziale ruolo di trait d’union tra le varie realtà provinciali che il prezioso manoscritto poteva e doveva svolgere, per celebrare al meglio l’imminente ricorrenza dei settecento anni dalla morte di Dante.

E’ infatti in corso di preparazione un calendario di eventi rivolto non solo gli addetti ai lavori, ma a tutta la popolazione della nostra provincia. Una rassegna a tutto tondo quindi, programmata per la tarda primavera e l’estate del 2021, che prevede di coinvolgere, se l’emergenza sanitaria in atto registrasse un netto miglioramento, non solo ambienti strettamente intellettuali e religiosi ma anche molti ed importanti personaggi della cultura e della società civile del nostro paese. Dalla musica, alla filosofia, al cinema fino alla letteratura uniti, per rendere omaggio al più grande poeta della nostra storia.

Il Seminario Gregoriano e le sue biblioteche si stanno impegnando per rendere disponibile l’importante manoscritto dantesco, in tutta sicurezza e secondo le modalità previste dalla legge e dalla soprintendenza, per due diverse esposizioni, una a Belluno, negli stupendi ambienti dello seminario e una a Feltre. Si tratta di un processo lungo e complesso, che vedrà impegnati a fondo gli attori principali di questa proposta, nella speranza che la fattiva collaborazione degli ultimi mesi abbia, da parte delle istituzioni competenti, il riscontro positivo che merita.

Verrà inoltre organizzata, con l’aiuto dell’Istituto di Scienze Religiose Giovanni Paolo I, una giornata di studi in corso di definizione, aperta a tutti i cittadini, con l’intervento di studiosi del settore provenienti da alcune prestigiose università italiane.

L’intento, in conclusione, è quello di condividere questo esclusivo patrimonio culturale che la diocesi di Belluno-Feltre ha la fortuna di conservare e il dovere di proteggere e valorizzare, non solo per dare lustro al nostro troppo spesso bistrattato territorio, ma soprattutto per far rinascere in ognuno di noi la speranza di un domani migliore e più rassicurante. E’ questo il ruolo che le biblioteche devono avere oggi: non semplici istituti di conservazioni ma veri e propri centri di resistenza culturale, luoghi di scambio, di condivisione e di speranza, vere e proprie piazze del sapere come le ha recentemente definite Antonella Agnoli. Una qualsiasi opera d’arte, dal libro, al quadro fino al grande palazzo, solo se condivisa può infatti ad esprimere appieno il suo valore civile e spirituale, oltre che propriamente culturale, e divenire patrimonio delle future generazioni.

Lo stesso Dante nell’incipit del De Monarchia così si esprime: «Sembra che tutti gli uomini che sono stati indotti dalla natura superiore ad amare la verità si riconoscano in questo supremo dovere: come si sono arricchiti del lavoro degli antichi, così dovrebbero lavorare essi stessi per i posteri, affinché questi ricevano da loro nuova ricchezza. E’ infatti ben lontano da compiere il proprio dovere chi, informato di questioni sociali, non si preoccupa di recare un contributo allo stato; egli non è “come un albero piantato sulle rive di un corso d’acqua che da frutto nella sua stagione”, ma è una pericolosa voragine che sempre inghiotte senza mai restituire ciò che ha inghiottito».

Jacopo De Pasquale


Segnaliamo l’intervista a mons. Giorgio Lise su Radio Bellunesi nel Mondo: clicca qui per ascoltare.