La Veglia Pasquale da una Cattedrale deserta alle case

Accogliere questo “non è qui”

«Fare Pasqua è però lasciarsi reindirizzare da questo "non è qui"»

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L’annuncio del Signore Risorto si apre con una negazione, a contrastare una ricerca sbagliata: il Risorto «Non è qui», cioè non è più nella sua tomba, ora vuota. «Ci fa pensare – ha detto il vescovo Renato Marangoni nella sua omelia della veglia pasquale – questo avvertimento: “Non è qui”. Lo dobbiamo pensare anche riguardo a tante situazioni della nostra vita». Fare Pasqua è però lasciarsi reindirizzare da questo «non è qui»: «Celebrare la Pasqua è accogliere questo “non è qui” per orientare la nostra ricerca, la ricerca di Gesù, altrove».

Il Vescovo ha ricordato che questo “altrove” dove trovare il Signore è costituito dai «frammenti di Risurrezione e dai suoi segni distribuiti nel tempo»: tutta la prima parte della veglia pasquale è costituita dall’ascolto delle scritture che ripercorrono la storia della salvezza. Ed è poi l’altrove dell’annuncio: ricevuto l’avviso «Non è qui» per bocca di un angelo, Maria di Magdala e l’altra Maria sono corse a dare l’annuncio ai discepoli: a questo punto avviene l’incontro con il Risorto e il mandato a recarsi in Galilea. «Il Risorto ci precede; si tratta di raggiungere dei fratelli e delle sorelle, e con ciò Gesù ci fa capire che l’annuncio che portiamo deve cambiare i nostri rapporti».

In questo tempo, più forte ancora del «non è qui» risuona un altro avvertimento «che pronunzia il Risorto riprendendo le parole dell’angelo. Questo avvertimento riguarda la forma da dare al nostro ricominciare in questa situazione di emergenza. Gesù, dando il suo mandato alle due donne, dice: “Non temete”». Commenta il Vescovo: «Non avere paura non è solo la nostra capacità; la nostra forza; è lui stesso; è il Risorto che è davanti a noi». «Il mandato “Non temete” ha ancora bisogno di camminare, di vivere, di ricominciare. Questo è il suo risorgere per noi».

don Giuseppe Bratti

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