Nel pomeriggio di domenica 7 ottobre

Agordo: terza assemblea dei Consigli pastorali

Aspettative e preoccupazioni dei membri eletti nei nuovi Consigli parrocchiali

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Parrocchie dell’Agordino rappresentate quasi nella loro totalità alla III assemblea dei Consigli pastorali parrocchiali, che si è tenuta domenica 7 ottobre al Centro parrocchiale di Agordo.

Davanti a una sala affollata, il vescovo Renato ha aperto l’assemblea, ricordando che «l’importante è camminare insieme». Il vicario generale, don Graziano Dalla Caneva, ha sottolineato che neppure Gesù ha voluto fare da solo e per questo ha chiamato i Dodici, perché stessero con Lui, ma anche per mandarli. Gesù chiama per nome – ha fatto presente don Graziano – per quello che siamo e ciascuno, con la sua personalità, può contribuire a portare l’annuncio del il Vangelo nel mondo.

È seguito un richiamo agli Orientamenti pastorali, elaborati dal Vescovo e dal Consiglio pastorale diocesano per l’anno sociale appena iniziato: sono il frutto di un lavoro in cui si è cercato di individuare ciò che è più importante oggi per la comunità diocesana: dalla centralità del Vangelo all’invito ad alzare lo sguardo, a non cedere al pessimismo e al lamento, ma invece ad aprirsi alla speranza, nella consapevolezza che si può guardare al futuro con fiducia.

In questo impegno – è stato sottolineato – nessun cristiano è solo, come nessuna parrocchia è un’isola e l’operare in comunione, a tutti i livelli, darà a ciascuno un nuovo slancio, anche per andare verso i giovani.

E proprio i giovani sono stati protagonisti del successivo momento dell’assemblea, con il racconto dell’esperienza del pellegrinaggio a piedi, compiuto in estate sulla via Francigena in Toscana, per arrivare all’incontro con il Papa a Roma. «Una storia di fede, coraggio e tanta, tanta fatica», diceva la voce narrante. «Giorni di fortissime emozioni per il confronto con noi stessi e con gli altri», hanno sottolineato Chiara, Floriana e Michele che hanno vissuto il cammino. «Un aiuto a capire il senso del cammino e della vita». «Un’esperienza per comprendere che non siamo soli a camminare». «Un’occasione per confrontarsi e anche per compiere tanti piccoli gesti di solidarietà». «Un’opportunità per ascoltare il Papa che, tra l’altro, ha detto: non ho mai visto nessun pessimista combinare qualcosa di buono».

Di seguito i lavori di gruppo, durante i quali ciascuno ha potuto esprimere le sue preoccupazioni per l’esperienza in Consiglio pastorale, ma anche qualche speranza o punto di forza. Tra le preoccupazioni sono stati richiamati l’eccessivo campanilismo dei nostri paesi, la difficoltà a comprendere il compito specifico del Consiglio pastorale, la consapevolezza di non essere capaci di vero discernimento, il problema di percepire i bisogni della comunità e poi di riuscire a coinvolgerla, la paura di non sentirsi all’altezza, di non sapere come fare, anche per raggiungere le persone lontane. Tra i punti di forza, invece, la disponibilità a far parte del Consiglio pastorale, la possibilità di confrontarsi e collaborare con una pluralità di esperienze, la fiducia in Dio e nei giovani, la fiducia di riuscire a fare qualcosa con gioia e allegria, la disponibilità a valorizzare ciò che c’è e il desiderio di camminare insieme, la responsabilità verso la comunità e in particolare verso i giovani e le persone in difficoltà, la voglia di apertura anche oltre il confine parrocchiale.

Ringraziando tutti per quanto era stato appena espresso e tentando una sintesi, il Vescovo ha sottolineato che nei punti forza enunciati già c’erano molte risposte alle preoccupazioni manifestate. L’incontrarsi, il confrontarsi e anche il provocarsi a vicenda caratterizzano un organismo qual è il Consiglio pastorale. «Nessuno ha la ricetta perfetta», ha detto il Vescovo, «noi non siamo per la Chiesa perfetta. A trascinare sia Gesù Cristo: questo è l’essenziale». E ancora: «il Consiglio pastorale è a servizio della comunità. Sempre, quando condividiamo qualcosa, piantiamo un seme che produrrà frutto». «La mancanza di preti» – ha fatto presente ancora il Vescovo – «non è solo un problema, ma anche una provocazione a chiederci noi chi siamo, quali responsabilità possiamo condividere. Il Consiglio pastorale guarda al futuro delle nostre comunità». Ha ringraziato i presenti per l’amore per la comunità e per la speranza che avevano espresso, perché «sono la premessa per provocare speranza nella comunità», perché «se da fuori si vede che c’è qualcuno che vive questo con passione, le cose cambiano». E quindi l’invito: «questo sia il modo con cui viviamo il nostro servizio alla comunità: con amore e con speranza. Chi non si sente all’altezza vada al primo posto e chi si sente all’altezza è meglio che dia le dimissioni».

L’assemblea si è chiusa con alcune slides preparate per capire meglio la finalità del Consiglio pastorale parrocchiale, il cui compito specifico è chiedersi che cosa lo Spirito Santo suggerisca alla comunità in questa o quella situazione, per arrivare a consigliare la comunità sulla strada da seguire. Il Consiglio Pastorale lavora per il bene della comunità e lo fa con uno stile di comunità, esercitando il “discernimento comunitario”, che è un metodo per “essere Chiesa”, per ascoltare la voce dello Spirito e riflettere nel mondo il volto del Signore.

Carlo Arrigoni