Risuona dalla notte di Pasqua

Alleluja: la gioia della Pasqua nei testi della Liturgia

Una parola ebraica espressione della gioia pasquale

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Nella notte della Pasqua, con la celebrazione della solenne Veglia la Comunità cristiana vive ed annuncia il mistero della Risurrezione del Signore Gesù, la sua Pasqua. Per i cristiani la fonte, la motivazione della grande gioia interiore che riempie il loro cuore e dona serenità esistenziale è la certezza, nella fede, di questo evento che ha caratterizzato la vicenda del suo Signore Gesù: il suo risorgere da morte.

L’annuncio della Pasqua

Alcuni segni, in particolare, nel corso della Veglia pasquale diventano annuncio dell’avvenimento: l’invito alla gioia con il canto di un testo chiamato “Exsultet”,il suono delle campane dopo tre giorni di silenzio, il canto della parola “Alleluia”. Il canto dell’invito alla gioia pasquale inizia, nel rito liturgico, con la espressione “Esulti il coro degli angeli…, poi dopo l’invito a tutta la terra, si rivolge alla Chiesa: “Gioisca la Madre Chiesa splendente della gloria del suo Signore…”. Al termine dell’ascolto della Parola di Dio, rievocazione ed attualizzazione della Storia della Salvezza, il suono delle campane a festa accompagna il canto del “Gloria a Dio nell’alto dei cieli”. Era un canto non più proclamato nell’austerità della Quaresima. Ora riprende, dal profondo del cuore, di fronte alla gioia dell’annuncio pasquale. Ma il termine che più di ogni altro diventa espressione della gioia pasquale è l’”Alleluia”. Una parola non utilizzata nella Quaresima che dopo le parole dell’Apostolo, e prima del racconto evangelico, diventa corale espressione di una gioia che avvolge i presenti e diventa annuncio per tutta l’umanità.

La parola “Alleluia”

Questo termine, molto usato nelle celebrazioni liturgiche, è familiare per tutti i cristiani. E’ un termine tanto entrato nel sentire comune da essere usato come espressione di gioia anche in un contesto laico, di fronte ad un evento fonte di gioia. Il termine è di origine ebraica. E’ la traslitterazione del termine “Hallaluya” o “Hallaluyah”. La parola formata da “Hallelu” e “Yah”, significata letteralmente “lodiamo-preghiamo Jahvè”. Il termine Jahvè è il nome proprio di Dio per il mondo ebraico. “Yah” è una sua abbreviazione. Il termine è usato nella Bibbia ebraica ben 24 volte, specie nel libro dei Salmi, Si ritrova anche nel libro dell’Apocalisse. La Liturgia cattolica ne fa uso nella Messa e nelle Liturgia delle Ore. Storicamente da un uso legato solo al giorno di Pasqua, si è passati ad un uso nel tempo pasquale, fino ad un utilizzo in ogni celebrazione festiva e feriale (escluso il tempo Quaresimale”. La melodia che accompagna questa parola nel Canto al Vangelo, è chiamata ancora oggi “Alleluia pasquale”. Nel corso dei secoli ha trovato diverse espressioni musicali non solo con la musica gregoriana. Oggi accanto al gregoriano, sono utilizzate espressioni musicali polifoniche ed anche ritmiche moderne.

Richiamo alla gioia pasquale

L’evento della Risurrezione del Signore Gesù, la Pasqua dei cristiani viene sentito, nei testi liturgici, come fonte di gioia per la Chiesa (intesa comunità cristiana), per i singoli fedeli e come annuncio-proposta per tutta l’umanità. La abbondanza e ricchezza di espressioni nei testi delle preghiere della Chiesa è un dono da ricevere nei formulari, sia festivi che feriali, di tutto il periodo pasquale. Riporto qui la espressione che conclude i prefazi utilizzati a Pasqua e nella cinquantina pasquale. Si tratta di cinque Prefazi che dopo l’introduzione-invito alla lode, esprimono i diversi aspetti della Pasqua del Signore, nel suo significato teologico, spirituale ed esistenziale. Ma ognuno di loro conclude, prima dell’invito al canto della lode, il santo, con la espressione: “Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l’umanità esulta su tutta la terra…”. Significativa la espressione “pienezza della gioia pasquale”. Una realtà non necessariamente esteriore, tanto meno chiassosa, quanto interiore ed anche personale”.

Giuliano Follin

(continua)