Dalla liturgia alla devozione popolare

Ascensione e Pentecoste nel Mistero pasquale

Festività pienamente collegate alla celebrazione della Pasqua cristiana

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Il periodo liturgico chiamato “Tempo pasquale” si conclude con la celebrazione di due solennità rilevanti per le nostre comunità cristiane: l’Ascensione del Signore e la Pentecoste. Sono festività strettamente collegate alla Pasqua della quale rappresentano la conclusione, ma non solo sul piano temporale-cronologico.

Alcuni dati storici

La solennità dell’Ascensione si è iniziato a celebrarla quaranta giorni dopo la Pasqua, nel giovedì della sesta settimana. Prima di questo periodo non c’è documentazione. Il suo significato primo è quello di cogliere la conclusione della permanenza visibile di Dio, in Gesù di Nazareth, il Cristo, fra gli uomini. Altri aspetti vengono richiamati dai testi delle preghiere liturgiche della Chiesa. È preludio della Pentecoste e segna l’inizio della storia della Chiesa. L’episodio è descritto dai Vangeli di Marco e Luca e negli Atti degli Apostoli.

Fino al 1977 in Italia era anche festa civile. Tolta questa caratteristica la sua celebrazione è stata spostata alla domenica seguente. Sostituisce così la settima domenica di Pasqua. In altri paesi (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera) è stata mantenuta nella sua collocazione originale e viene celebrata nel quarantesimo giorno.

Il percorso storico della Pentecoste è diverso. I cristiani inizialmente chiamarono “Pentecoste” il periodo di cinquanta giorni dopo la Pasqua. Il primo testimone di una celebrazione particolare chiamata “Pentecoste” è stato Tertulliano (sec. III). Ne parla come di una festa in onore dello Spirito Santo.

Nel IV secolo, la Pentecoste è documentata come una festa solenne, durante la quale era conferito il Battesimo a chi non aveva potuto riceverlo durante la veglia pasquale. In Oriente la solennità continuava per otto giorni (Ottava di Pentecoste) In Occidente compare solo in età carolingia.

L’ottava liturgica si conservò fino al 1969; mentre i giorni festivi di Pentecoste furono invece ridotti nel 1094, ai primi tre giorni della settimana; ridotti a due dalle riforme del Settecento.
All’inizio del XX secolo, fu eliminato anche il lunedì di Pentecoste, che tuttavia è conservato come festa in Francia e nei Paesi dove c’è una presenza significativa dei Protestanti.

Rogazioni e Novena di Pentecoste

Nei giorni precedenti la solennità dell’Ascensione vengono proposte le preghiere e le processioni chiamate “Rogazioni”. E’ un rito liturgico. Il Direttorio su pietà popolare e Liturgia ne parla così al n. 245: «Nella processione, espressione cultuale di carattere universale e di molteplice valenza religiosa e sociale, il rapporto tra Liturgia e pietà popolare acquista particolare rilievo. La Chiesa, ispirandosi a modelli biblici (cf. Es 14,8-31; 2 Sam 6, 12-19; 1 Cor 15, 25-16, 3), ha istituito alcune processioni liturgiche, le quali presentano una variegata tipologia…  la processione delle rogazioni, la cui data è stabilita attualmente per ogni paese dalla rispettiva Conferenza dei Vescovi, che sono pubblica implorazione della benedizione di Dio sui campi e sul lavoro dell’uomo, ed hanno anche un carattere penitenziale». Per la Chiesa italiana sono state fissate nei tre giorni precedenti la Ascensione. I tre temi della preghiera-rogazione: benedizione del paese o città (mercoledì), benedizione alla campagna (giovedì), benedizione alle acque  o altro (venerdì).  Il Rito è proposto nel libro liturgico “Il Benedizionale”.  Tradizioni popolari sono ancora presenti con modalità particolari in alcune comunità, mentre in altre si riesce ad esprimere un momento di preghiera di attenzione alla realtà oggetto della preghiera in quel giorno.

La preparazione alla Pentecoste ha avuto nel passato un rilievo particolare con la celebrazione della Novena. Ora vengono proposti per la preghiera e la riflessione  i testi della Liturgia della settimana precedente.  Per questa pratica devozionale ed il suo inserirsi nella Liturgia del giorno ne parla il Direttorio sopra citato al N. 155: «La Scrittura attesta che nei nove giorni intercorrenti tra l’Ascensione e la Pentecoste, gli apostoli «erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù, e con i fratelli di lui» (At 1, 14), in attesa di essere «rivestiti di potenza dall’alto» (Lc 24, 49). Dalla riflessione orante su questo evento salvifico è sorto il pio esercizio della novena di Pentecoste, molto diffuso nel popolo cristiano.

In realtà nel Messale e nella Liturgia delle Ore, soprattutto nei Vespri, tale “novena” è già presente: testi biblici ed eucologici richiamano, in vario modo, l’attesa del Paraclito. Pertanto, quando è possibile, la novena della Pentecoste sia fatta consistere nella celebrazione solennizzata dei Vespri. Ove invece questa soluzione non sia attuabile, si faccia in modo che la novena di Pentecoste rispecchi i temi liturgici dei giorni che vanno dall’Ascensione alla Vigilia di Pentecoste”. (continua)

Giuliano Follin