A cura di don Vito De Vido (4ª domenica di Avvento - anno C)

Beata sei tu, Maria

Ci lasciamo prendere per mano da Maria, perché ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore ha detto

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Il nostro cammino volge presto al termine: la mèta della nostra preparazione è alle porte. Ci lasciamo ancora una volta prendere per mano dalla Vergine Maria, perché ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto.

La Chiesa ci fa presenta l’incontro tra due future madri: l’anziana Elisabetta e la giovane Maria. Si incontrano grazie alla notizia che l’angelo Gabriele consegna a Maria prima di tornare presso Dio: “Anche Elisabetta, tua parente, porta in grembo una vita nuova, lei che era detta da tutti sterile”.

Possiamo immaginare quello che sarà passato per la mente e il cuore della giovane ragazza di Nazareth… gioia per se stessa, gioia per l’anziana cugina, desiderio di confidarsi con lei, testimone di qualcosa di eccezionale, straordinario, impossibile.

Ecco, Maria ed Elisabetta sono testimoni dell’impossibile. A loro è accaduto quello che mai e poi mai avrebbero immaginato. Elisabetta quel figlio lo desiderava con tutte le forze, Maria immaginava per sé una vita felice accanto al promesso sposo Giuseppe. «Nulla è impossibile a Dio», continuava a ripetersi Maria. Lo aveva ripetuto a Giuseppe. Desidera ripeterlo a Elisabetta.

È bello pensare che Maria nel solenne ringraziamento a Dio per la sua maternità definisce se stessa: «la serva del Signore». E anche Gesù, suo figlio, sarà grande perché si farà anch’Egli servo.

Le profezie che abbiamo ascoltato lungo il cammino dell’avvento ci presentano un Messia potente, principe della Pace, che governerà con scettro di ferro, che avrà sotto di sé i popoli a servirlo…

Ma noi sappiamo che non sarà così. Gesù nasce povero a Betlemme, in una stalla, perché per Maria e Giuseppe non c’è posto in casa. Maria si sarà ripetuta ancora: «Nulla è impossibile a Dio»; e avrà ripetuto nel silenzio del suo cuore il suo cantico di lode e di ringraziamento. «Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili».

Sì, Dio fa proprio così. Sconvolge i nostri pensieri e i nostri progetti, perché in questo modo possiamo mettere solo in Lui la nostra certezza. La povertà di Betlemme che presto contempleremo nel Natale, ci invita a non cercare Dio nelle grandi cose, in eventi straordinari, in manifestazioni spettacolari. La tentazione, sempre presente, è voler vedere Dio lì dove vogliamo vederlo noi, e non dove invece Egli desidera farsi incontrare.

È presente al tempio di Gerusalemme, quando promette a Zaccaria che diventerà padre. Ma è presente a Nazareth, in un paese che aveva la fama di non produrre niente di buono. È presente in due future madri, Maria ed Elisabetta, che ancora non hanno partorito, ma condividono la gioia dei bambini che portano in grembo e che esultano. Dio si fa presente nella povertà di Betlemme e nel nascondimento dei trent’anni di vita silenziosa di Gesù a Nazareth.

Quello che abbiamo imparato in questo percorso d’Avvento – domenica dopo domenica, giorno dopo giorno, profezia dopo profezia – è che Dio resta fedele alla sua Parola. Anzi: la sua Parola si fa visibile, si fa carne, si fa debolezza, perché noi stessi non ci spaventiamo della nostra debolezza e della debolezza e dei limiti dell’umanità. Possiamo essere delusi, disgustati, amareggiati di quello che gli uomini riescono a fare di male.

Ma nonostante i peccati che sempre possiamo commettere, siamo amati infinitamente da Dio, che non ha chiuso il suo cuore, ma ci ha mandato il suo Figlio stesso per ricordarci che per Lui noi siamo preziosi per quello che siamo.

A volte siamo tentati di voler arrivare a Betlemme carichi di doni, di virtù e di meriti. Mentre nello spogliamento della stalla Dio ci insegna ad andare con tutto noi stessi, con tutto quello che ci rallenta: i nostri difetti, le nostre mancanze, i nostri dubbi, con la fede vacillante e il cuore colmo di amarezza e di delusioni. Sta lì la nostra gioia: non nel rallegrarci dei nostri meriti, ma del grande amore che Dio ci manifesta ogni giorno, e che ci viene dal portare in noi la presenza di Gesù.

Maria entra in casa di Elisabetta e la sua voce fa danzare di gioia il piccolo Giovanni nel grembo materno. Quando Gesù è in noi, nel nostro cuore, nella nostra anima, nella nostra mente, tutto di noi testimonia questa presenza. E anche se nessuno dovesse esultare per noi, per il nostro arrivo, siamo certi che invece le mani di Dio fatto bambino nello spogliamento di una povera grotta, saranno sempre protesi, per accoglierci, consolarci e rimetterci di nuovo sulla strada del bene.