Compie i primi cinque anni il servizio di farmacia «dell’Immacolata»

Una famiglia composta da molte nazionalità e da tutte le religioni

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Compie i primi cinque anni il servizio di farmacia «dell’Immacolata». Giorgio Corradini d’Elia e la moglie Serena, responsabili del servizio, che cinque anni fa lo hanno fondato con il salesiano don Luigi Vian, di felice memoria, sono sicuri dei dati: «Bussano alla nostra porta circa 30 persone alla settimana; molti si presentato tutte le settimane, quindi abbiamo un migliaio di persone all’anno; ogni settimana ci sono 2 o 3 accessi nuovi». Si nota subito che oltre ai numeri conoscono tutti i nomi delle persone che si rivolgono a loro, al di là delle categorie di cui pure si avvalgono con piglio da sociologi e che compongono l’enciclopedia del disagio bellunese: «incontriamo vedove con la pensione minima, donne sole, donne vittime di violenza; persone anziane che non possono più entrare in comunità, o persone adulte che non possono più entrare nel mondo del lavoro; dipendenti da alcol, gioco, droga, ex carcerati; giovani donne vittime del pensiero che l’aborto sia l’unica risposta a una gravidanza non prevista; gli italiani sono molto aumentati da cinque anni a questa parte».

Il 10 per cento degli italiani vive in povertà sanitaria: ciò significa che ha i soldi per mangiare, ma non per curarsi, il che significa non poter cambiare gli occhiali, comperare uno sciroppo per la tosse o il dentifricio. Tuttavia il dono del farmaco o del prodotto «per noi – dicono – è un approdo per chi ha navigato nel mare della solitudine: la gente cerca di più dei farmaci, di cui pure hanno bisogno». Chi si reca nei locali della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio, a Mier di Belluno, dove il servizio di farmacia è aperto dalle 8.30 alle 13, viene per chiedere una cosa e incontra una famiglia «composta da molte nazionalità e da tutte le religioni: chi fa le pulizie da noi è una signora musulmana, di un’umiltà più che francescana». Molte volte la gente si stupisce della gioia e della familiarità che questo servizio crea e opera. Una gioia che profuma di don Bosco: don Luigi Vian, «il nostro primo assistente spirituale (suoi successori sono stati don Francesco Soccol e don Samuel Gallardo, ndr) ci raccomandava lo spirito del saltimbanco, che aveva appreso con i salesiani: questo significa saper passare con una certa levità dall’umana disperazione – che trabocca nei colloqui raccontati da Giorgio e Serena – alla gioia più grande che è la contemplazione dell’amore misericordioso di Dio». Il dolore condiviso e la grazia ancor più condivisa creano una famiglia «grazie – ne sono sicuri Giorgio e Serena – alla preghiera del mattino che apre il nostro servizio, e alla preghiera del cuore che alle 10 e mezzo spezza la mattinata di servizio, con la condivisione di quanto viene portato. Per stare in piedi, bisogna piegare le ginocchia, ci ha insegnato il vescovo Giuseppe, che ci ha costituito in associazione privata di fedeli». «Gesù è il vero medico e la vera medicina» testimonia Giorgio, a cui vengono in mente decine di conversioni che sono nate dall’incontro con il Medico: «qualche non credente ha chiesto e ottenuto il Battesimo; cominciano ad andare a Messa e a recitare il rosario, accompagnati dai nostri volontari». E i primi convertiti sono Giorgio e Serena e coloro che si sobbarcano questo compito: «accogliendo queste persone, abbiamo sperimentato la guarigione delle nostre infermità. I poveri ci catechizzano: abbiamo sentito preghiere, nell’adorazione eucaristica che proponiamo durante la settimana, che neanche il più consumato teologo sarebbe stato in grado di improvvisare». Una conversione che è orientata al Vangelo e assieme al servizio: «chi persevera nel servizio è sempre sostenuto da una forte componente spirituale. Don Luigi Vian è stato chiaro con noi: non basta una spruzzatina di volontariato».

Con papa Francesco Giorgio e Serena parlano poi della loro attività come di una «farmacia da campo», in cui sono distribuiti farmaci da banco, prodotti per l’igiene, pannolini, prodotti per l’infanzia (tutto ciò che si riceve viene donato: «la Provvidenza non ha armadi») … ma il catalogo più bello, dice Serena, «è quello delle relazioni: diamo indirizzi di associazioni, di avvocati, di persone che possano aiutare a risollevarsi da situazioni che sembrano senza via d’uscita»; e un bel campionario da esibire è anche quello delle opere della Provvidenza, che sa anticipare le necessità dei poveri e prendere l’iniziativa». Racconta, Serena, di una donazione di prodotti che sembravano superflui, ma che sono stati capaci di dare gioia: «ci hanno regalato profumi, trucchi, tinture per capelli e li abbiamo donati alle donne: una settimana dopo si sono presentate tutte belle e truccate, con i capelli curati, con una fresca femminilità». Ancora una volta l’attenzione si sposta dalle cose alle persone: «i giovani volontari, dai 20 ai 30 anni, sono le nostre perle preziose».

Alla mail servizio.farmaciadellimmacolata@diocesi.it ci si può rivolgere per dare disponibilità, chiedere informazioni, donare qualcosa «come fanno tanti pensionati che si autotassano e tanta buona gente; siamo comunque in convenzione con il Banco farmaceutico e con la fondazione Rava». Di che cosa c’è bisogno? «È ovvio, soprattutto di persone: cerchiamo un secondo dentista volontario e attendiamo chiunque voglia darci una mano».

don Giuseppe Bratti