Celebrazione in diretta nella V domenica di Quaresima

Davanti all’Addolorata

L'omelia del Vescovo e la preghiera davanti all'immagine dell'Addolorata

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Due donne in lutto: le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, icone evangeliche di tante famiglie, che in questi giorni di epidemia hanno accompagnato con il fiato in sospeso «la malattia di un loro caro», sperimentando molto spesso la forza di questa malattia «che lo ha portato alla morte, questo culmine dell’esistenza umana in cui noi non possiamo nulla». È la suggestione colta dal vescovo Renato per l’omelia in questa quinta domenica di questa strana Quaresima, che stiamo celebrando sui mezzi di comunicazione, pulpiti improvvisati di cui siamo grati.

Per la città di Belluno questa domenica prevedeva anche la processione dell’Addolorata: Maria è la «terza donna, che in questa giornata particolare e, in special modo, in questo luogo, è posta davanti a noi con lo stesso dolore». La sua stessa immagine, trafitta da sette spade, rappresenta «l’estremo dolore in cui ci si imbatte quando un fratello, un figlio, un padre, una madre, una sorella, un coniuge, un amico vengono strappati dall’affetto con cui si è strettamente legati».

Maria di Nazareth, Marta e Maria di Betania… Tre donne che raccontano «l’avvicinarsi a Gesù», sul quale riversano il proprio dolore, per coinvolgerlo nel loro pianto. E testimoniano una luce «che, in questi giorni di grande preoccupazione e dolore, non ci sta tradendo, ma si ripropone a noi disarmata, essendo l’unica a tenere sino alla fine…: “Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro”». Gesù ama, Gesù si commuove profondamente, Gesù scoppia in pianto. Al punto che anche gli avversari notano: «Guarda come l’amava». «Non poteva che essere così: Gesù, interiormente scosso, cerca l’amico che la morte ha strappato… Gesù sta cercando i nostri cari, coloro che in questi giorni ci hanno lasciato nella situazione drammatica di questa pandemia».

Di qui una domanda suprema, che Gesù rivolge anche a noi: «Li avete amati? Le vostre storie… le vostre famiglie, le vostre città sono luoghi d’amore, dove – seppure con fatica e nell’umana fragilità – si costruiscono storie d’amore?». Tema che già nell’incipit il Vescovo ha richiamato, citando l’ardente preghiera che venerdì sera papa Francesco ha elevato nel deserto del colonnato del Bernini: «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda…. anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme».

Ma le tre donne insieme a Lazzaro suggeriscono oggi «a tutti i Lazzari che in questi giorni ci hanno lasciato, a chi li sta piangendo, agli ammalati di oggi e a ciascuno di noi: “Guarda come ti ama!”».

Infine, anche in assenza della processione, non poteva mancare la supplica a Maria Addolorata, la cui vicinanza di madre è stata regalata ai cristiani proprio sotto la croce: «Stiamo apprendendo, con molta fatica e dolore, che la vita non possiamo più pretenderla, manipolarla… a scapito di chi ci è accanto o verrà dopo di noi… Oggi nella cura degli ammalati… cogliamo e impariamo la guarigione del cuore di cui c’è tanto bisogno».