Giornata del dialogo cristiano-islamico, prima edizione a Belluno-Feltre

«Diversi per conoscerci»

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«Diversi per conoscerci» è stato il titolo dato alla Giornata del dialogo cristiano-islamico, la prima edizione di Belluno-Feltre, la sedicesima (dal 2001) in Italia, organizzata a livello locale dall’associazione islamica «Insieme per il bene comune» di Belluno, dal Movimento dei Focolari e dalla diocesi di Belluno-Feltre, la giornata ha conosciuto tre momenti: un primo incontro pubblico la sera di venerdì 27 ottobre al Centro «Papa Luciani» di Santa Giustina, gli incontri con gli studenti di Belluno e Pieve di Cadore la mattina di sabato 28 ottobre e, nel pomeriggio, la tavola rotonda sul tema «L’amore a Dio e al prossimo e i suoi frutti: convivenza e pluralismo come semi per la fraternità universale».

Belluno, un luogo dove si sta bene assieme

Ha preso per primo la parola il sindaco di Belluno Jacopo Massaro, che ha presentato la sua città come «un luogo che sta diventando noto per come si sta assieme». È seguito l’intervento del vescovo Renato, che ha espresso «la soddisfazione della nostra Chiesa per il bisogno di conoscerci. Amore a Dio e amore al prossimo vuol dire amore a tutta la storia umana e alla universalità». E ha notato: «Ognuno di noi diventa ciò che ama». Presentati da Renzo Andrich, si sono alternati al microfono i quattro relatori: Idriss Al Fathi Al Fihri, vicepreside dell’università di Fes, in Marocco, don Valentino Cottini, preside del Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica (Pisai) di Roma, Mohammed Tlabi, presidente del Forum islamico «Della via di mezzo» in Marocco e Roberto Catalano, del Movimento dei Focolari, docente di teologia del dialogo interreligioso all’università Sophia di Loppiano (Fi)

Difendersi dalla paura con l’amore

«Dobbiamo difenderci dagli imprenditori della paura» ha detto Al Fathi Al Fihri «con i principi della sincerità, della buona etica e del perfezionamento del dialogo». Ha voluto prendere le mosse da «Una parola comune tra noi e voi», un testo firmato nel 2007 da 138 sapienti musulmani e indirizzato a Benedetto XVI. «Non solo l’amore di Dio – ha detto don Valentino Cottini – è al centro delle nostre rispettive rivelazioni, ma anche l’amore del prossimo. Amando l’uomo si ama Dio».

Costruire percorsi di verità e misericordia

Il microfono è quindi passato al professor Mohammed Tlabi. «Stiamo vivendo un’occasione storica: stiamo costruendo una civiltà della quale fan parte popoli della riva Sud e della riva Nord del Mediterraneo». «In questa civiltà – ha proseguito Tlabi – Islam e modernità possono incontrarsi al 70%; su 30% dobbiamo rispettarci a vicenda». Tlabi ritiene che i traguardi dell’Occidente su democrazia, diritti umani, sapienza filosofica e scientifica, vadano non solo preservati ma diffusi: «l’eredità europea va donata a tutta l’umanità; la laicità nelle società occidentali non è in contrasto con la fede musulmana». L’ultimo intervento è stato quello di Roberto Catalano, che ha ripercorso la vita di Chiara Lubich nei suoi rapporti innovativi con ogni confessione religiosa.

Le testimonianze

Ascoltati i relatori, i 300 presenti sono sciamati all’esterno della sala per sorseggiare il tè alla menta offerto dalla comunità islamica. Presentati dalla giornalista Elisa Di Benedetto, alla ripresa dei lavori, sono intervenuti Federico Amal, vicesindaco del Comune di Lendinara, un rappresentante dell’associazione «One Sight» che, promossa da Luxottica, si occupa di donare occhiali alle persone che ne hanno bisogno; don Augusto Antoniol ha rivissuto i giorni drammatici che nel Niger dov’era missionario sono succeduti agli attentati di Parigi di inizio 2015: «il vescovo aveva vietato di celebrare la Messa; ma Sadman, un mio amico musulmano, mi ha tranquillizzato dicendo che non sarebbe successo nulla ed è venuto a Messa lui con tutta la sua famiglia, per dare sicurezza a me e alla mia comunità». Un intervento anche per Anna Shamira Minozzi, artista veneziana che con il linguaggio dell’arte promuove il dialogo tra le tradizioni orientale e occidentale.

Una platea ben assortita

Ben mescolati nelle file di sedie gli abiti lunghi e i veli delle donne maghrebine, e gli abiti occidentali, in una sala che, nell’ex caserma Piave di via Tiziano Vecellio, era adibita alla riparazione dei mezzi militari: a tempo di record è stata rigenerata a sala conferenze, con l’assiduo lavoro dell’associazione islamica e di tanti volontari. Ed è divenuta poi sala per la cena interetnica, con menu bellunese e magrebino, consumata assieme in serenità e armonia.

Giuseppe Bratti