Sabato 26 febbraio a Belluno

È inutile fare la guerra

La veglia in Cattedrale: le beatitudini cantate in ucraino, la testimonianza di don Yuriy, l'intercessione per la pace

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блаженні миротворці, бо вони будуть названі дітьми Божими, cioè: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). È stato forse il momento più emozionante della veglia di preghiera, tenutasi in Cattedrale a Belluno nella serata di sabato 26 febbraio: don Yuriy Khodan, cappellano per i fedeli ucraini sul territorio della nostra diocesi, ha cantato nella sua lingua il passo evangelico delle Beatitudini. Lo stesso brano poco prima era stato letto in italiano dal diacono; i due evangeliari erano sull’altare fin dall’inizio della veglia, comune patrimonio di due tradizioni cristiane, che sentono di dover dire insieme un “no” alla guerra e per questo hanno condiviso la preghiera per ottenere da Dio il dono della pace.

Cattedrale piena in ogni posto, che questo tempo di distanziamento ha reso disponibile: un’assemblea di circa 250 persone, anche alcune famiglie con bambini, certamente molti fedeli ucraini; alle presenze fisiche va aggiunto un altro migliaio di persone collegate in streaming sul canale facebook de L’Amico del Popolo.

All’inizio della veglia la Cattedrale, immersa nella penombra, ha accolto il rito del lucernario che ha aperto la liturgia, mentre il canto dell’assemblea interpretava il segno: «In questa oscurità, il fuoco che accendi non si spegne mai». Di seguito la parola di speranza del profeta Isaia: «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra» (1,4). È toccato a don Yuriy introdurre la preghiera, citando le parole del Salmo: «Nel tempo dell’angoscia egli è loro difesa» (Sal 10,10). Ha poi ricordato le tante «lacrime che scendono dagli occhi delle nostre mamme»; ha invitato ad unirsi alla preghiera della loro comunità, che si raduna quasi ogni giorno nella chiesa di San Rocco. Infine ha detto: «Stiamo aspettando tanti rifugiati», invocando per questo l’aiuto della diocesi, mentre ha ringraziato il vescovo e i parroci per il sostegno offerto alla comunità Ucraina.

Una pagina della costituzione conciliare Gaudium et spes ha avviato il momento della riflessione: «…dobbiamo con ogni impegno sforzarci per preparare quel tempo nel quale, mediante l’accordo delle nazioni, si potrà interdire del tutto qualsiasi ricorso alla guerra» (n. 82). Dal discorso tenuto dal card. Gualtiero Bassetti il 23 febbraio scorso, è stata evidenziata la lezione di Giorgio La Pira: «Mai come oggi risuona alle nostre orecchie la lezione di La Pira sul ruolo delle città nel mondo per raggiungere la pace mondiale […] La guerra è impossibile nell’era atomica, occorre trovare altre soluzioni per dirimere le questioni che dividono i popoli: non c’è alternativa al negoziato globale». Si chiedeva ancora il presidente dei vescovi italiani, citando il poeta Quasimodo: «È realistico pensare che la pietra e la fionda possano essere ancora il metodo utilizzato per regolare la vita sul nostro pianeta, dopo che da circa settant’anni l’umanità intera è posta sotto la spada di Damocle di una potenziale ecatombe nucleare?».

Alla proclamazione bilingue del vangelo delle beatitudini, è seguita l’omelia del Vescovo il quale, tra le altre riflessioni, ha sottolineato una lettera scritta da Sofia, una ragazza: «Io ho 13 anni e vorrei un futuro come tanti altri e voi non potette certo rovinarcelo! Siamo da due anni in pandemia e l’economia non è nelle condizioni migliori, ma con la guerra la fate a pezzi! Non considerate tutte le meraviglie che ci offre il mondo? È inutile fare la guerra! Vi prego non fatela scoppiare, vorrei un futuro!». Infine ha ricordato le parole pronunciate al mattino da una donna ucraina che, pur nel dolore del momento, ha guardato alla solidarietà dei molti presenti commentando: «La città di Belluno è bella ed è buona».

Infine la preghiera di intercessione, ritmata dal canto del Kyrie eleison, la lingua originale in cui venne scritto quell’unico Vangelo, proclamato nelle due diverse lingue che sono diventate un’unica preghiera. [DF]



Per eventuali veglie di preghiera indette durante la settimana nelle parrocchie, qui sotto sono disponibili per il download i testi adottati in Cattedrale.