Erano presenti per la Caritas di Belluno-Feltre il diacono D’Alfonso e l’operatore Genuin

Falsi equilibri, disuguaglianze e conflitti dimenticati

In collaborazione tra Caritas italiana, media cattolici e Ministero dell’Istruzione

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Il 9 e il 10 dicembre scorsi è stato presentato a Roma il Rapporto su disuguaglianze e conflitti dimenticati, frutto della collaborazione tra Caritas italiana, Avvenire, Famiglia Cristiana e Ministero dell’Istruzione. Si tratta del settimo rapporto presentato nel corso degli ultimi vent’anni, a partire dal 2001. Il tema pone la questione dei conflitti dimenticati sotto la luce più appropriata, quella che mette a fuoco l’aumento delle disuguaglianze nel mondo e l’interconnessione esistente tra disuguaglianze e conflitti. Alla presentazione erano presenti per la Caritas di Belluno-Feltre il direttore, diacono Francesco D’Alfonso, e l’operatore Andrea Genuin.

In passato, non si è sempre riconosciuto il ruolo delle disuguaglianze sociali ed economiche come fattori di conflitto. Si è ritenuto forse che nella società e nell’economia le disuguaglianze fossero naturali, inevitabili e forse anche di stimolo per il cambiamento sociale e dunque per il progresso. Ma a ben guardare – e questi due anni di pandemia lo hanno mostrato più chiaramente – in tempi di crisi o difficoltà economiche i poveri scivolano sempre più in basso, mentre i ricchi diventano ancora più ricchi. La forbice delle disuguaglianze cresce e porta con sé tensioni sociali e guerre, cui spesso si guarda con indifferenza o cinismo. Del resto non è difficile accorgersi che tra i Paesi con il tasso di sviluppo più basso e con le maggiori disuguaglianze prosperano la maggior parte dei conflitti armati.

Emerge dal rapporto un quadro geopolitico internazionale allarmante, nel quale i conflitti e le crisi sono cresciuti, mentre le istituzioni internazionali – come le Nazioni Unite, che avrebbero il compito di intervenire nelle situazioni di crisi – appaiono delegittimate e impotenti. Ma dal rapporto esce anche il quadro di una limitata conoscenza delle situazioni di guerra e delle disuguaglianze da parte dell’opinione pubblica, e ciò chiama in causa i processi educativi e di informazione. In particolare, uno studio condotto in Italia dall’Istituto Demopolis in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione su un campione di giovani delle scuole secondarie superiori intervistati tramite un questionario on line e confrontato con i risultati di una rilevazione condotta su un campione di giovani di Azione Cattolica Italiana, mostra che il grado di conoscenza e di consapevolezza cresce in presenza di motivazioni personali coltivate in contesti comunitari ricchi di valori ideali. La Caritas, che da statuto ha una prevalente funzione pedagogica, si interroga sui percorsi da intraprendere per promuovere una maggiore presa di coscienza nell’opinione pubblica e tra quanti hanno la responsabilità delle decisioni politiche riguardo al tema delle disuguaglianze.

In queste settimane è forte l’inquietudine per la minaccia di conflitto armato che incombe alle frontiere orientali della Unione Europea tra Russia e Ucraina. Al di là dell’impegno di alcuni leader di governo, sorprende la rassegnazione con la quale molti guardano alla presunta inevitabilità della guerra, come se gli strumenti della diplomazia e del diritto internazionale fossero fuori gioco già in partenza.  Del resto, l’indifferenza con la quale si guarda, o meglio si preferisce non guardare, ad altri scenari drammatici, come quello siriano o quello dello Yemen o quello etiopico, con il carico di morti, di profughi e di miseria che portano con sé, pone con forza la questione della educazione e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma anche quella della tenuta della democrazia, persino là dove essa appariva più stabile, mentre oggi sembra vacillare sotto i colpi del populismo, dell’egoismo e di quella che papa Francesco chiama «l’indifferenza globale».

diac. Francesco D’Alfonso