A cura di don Ezio Del Favero - 2ª domenica di Quaresima (anno B)

«Gesù li condusse su un alto monte»

Non possiamo trascorrere la vita (spirituale) sulle vette; dobbiamo scendere per affrontare le valli

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La montagna e i brillanti

«Un cavaliere, dopo aver affrontato varie avventure rischiose, disse al suo commilitone: “Mi resta un’ultima impresa! Salire sul monte di Dio e sapere perché ci carica di fardelli per tutta la vita e non fa nulla per alleggerirli!”  L’altro rispose: “Dio sa quello che fa! Comunque verrò con te”.

Al tramonto, attraversati sentieri ripidi e tormentati, i due giunsero presso il monte di Dio. Osservavano la sommità, quando una voce tuonò: “Prendete con voi tutte le pietre che trovate sul sentiero!” Il primo: “Lo vedi? Ci risiamo! Dopo tutta questa fatica, Dio ci vuole sovraccaricare ancora!” Così dicendo, tornò indietro. Invece l’altro ascoltò la voce. Impiegò molto tempo, la salita fu penosa… ma quando, all’alba, il primo raggio di sole sfiorò le pietre ammassate sulle saccocce del suo cavallo, queste brillarono di una luce limpidissima: erano degli splendidi brillanti d’inestimabile valore…»

Al termine di una salita, come accade scalando un monte, vi sono delle sorprese inaspettate. Il racconto invita a non disperare e a confidare nelle Sorprese della cima, nella Luce oltre il tunnel, nel Passaggio (= Pasqua) verso la Salvezza.

L’incontro con Dio

Nel brano della Trasfigurazione, sul monte, accade l’impensabile, lo straordinario, il sorprendente. Come nell’antichità, la cima della montagna diventa luogo d’incontro con Dio: Abramo e Isacco sul monte Moria, Mosè sul Sinai, Elia sull’Oreb… Papa Benedetto XVI: «La montagna è il luogo dell’ascesa, non solo esteriore, ma anche interiore. È una liberazione dal fardello della vita quotidiana e un respirare l’aria pura della creazione, e offre una vista dell’estensione della creazione stessa e della sua bellezza. Dà una vetta interiore su cui elevarsi e un senso intuitivo del Creatore… L’umanità del Signore durante la sua vita terrena ha ammantato la sua divinità. In questo momento (sul Tabor), il velo è stato ritirato e si è rivelato lo splendore raggiante del suo volto».

Il vostro posto è là…

Tempo fa cantavamo: «Signore com’è bello non andiamo via, faremo delle tende e dormiremo qua… Ma il vostro posto è là, in mezzo a loro, l’amore che vi ho dato portatelo nel mondo…». Non possiamo trascorrere la vita (spirituale) sulle vette. Dobbiamo scendere, sostenuti dall’esperienza sulla cima, per affrontare le valli…

Si racconta di un uomo che aveva fatto voto di non toccare cibo e bevande fino al tramonto. Sapeva che il suo sacrificio era gradito al Cielo, perché tutte le sere sul monte si accendeva una stella luminosa. Un giorno decise di salire sulla montagna e un ragazzo volle accompagnarlo. Affaticati, i due ebbero sete. L’uomo incoraggiò il giovane a bere, ma quello rispose: “Solo se bevi anche tu!” Il poveretto non voleva rompere il suo voto, ma neppure far soffrire la sete al ragazzo. Allora bevve e il giovane lo stesso. Quella sera, l’uomo non osava guardare il cielo, per paura che la stella fosse scomparsa. Invece, quando alzò gli occhi, vide che sul monte splendevano due stelle lucenti.

“Il vostro posto è in mezzo a loro”, per condividere la loro sete e aiutarli a salire a loro volta sul monte per incontrare Dio.

 

Per riflettere
  • Riusciamo talvolta a regalarci un’ascesa spirituale sul monte della pace, del silenzio, della verità, della serenità dove Dio si lascia facilmente incontrare?
  • Accettiamo poi – come prosegue il canto citato – l’invito del Signore: «Scendete nella valle e vivete nel mio cuore, da questo capiranno che siete miei fratelli»?