74 partecipanti, compreso il vescovo Renato

Giovani da raggiungere

La gamma di possibilità per incontri su piattaforma

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

«Facciamo che ce la giochiamo» era il titolo dell’incontro on line di formazione per gli animatori di pastorale giovanile organizzato sabato 28 pomeriggio dall’Ufficio diocesano. Le faccine dello schermo, più che in altre occasioni, presentavano volti incuriositi.

«Sentire uno che si chiama Gigi Cotichella è già molto. Ho questo cognome da Pòkemon e me lo tengo» ha esordito – dopo l’introduzione di don Roberto De Nardin – il relatore, formatore e animatore collegato da Torino: il sorriso ampio, la capacità di parlare di Dio e della Chiesa alternata a battute e scherzi sempre indovinati, mescolate in parti uguali simpatia e competenza, lo hanno reso capace di dimostrare come la relazione mediata dai monitor dei computer possa essere una relazione efficace.

«Nel periodo Covid – ha detto Cotichella – la differenza non va misurata tra gli incontri su Zoom (dispositivo per le videochiamate, ndr) e quelli in presenza: la differenza è tra Zoom e niente». La pioggia di interventi in chat e su una piattaforma per la sondaggistica hanno dimostrato tutto il coinvolgimento dei 74 partecipanti, compreso il vescovo Renato Marangoni. Cotichella ha comunque mostrato tutta la gamma delle possibilità degli incontri su piattaforma, dalle chat alla divisione in gruppi, come un pianista virtuoso che esegua Beethoven e tra le note faccia intravvedere la grande abilità tecnica.

Per non smentire il titolo «Facciamo che ce la giochiamo», sono stati parecchi i giochi proposti – tra cui un gioco da tavolo on line, «il maestro d’arte» – per un incontro tutto men che ludico. «Anche se non vengono a gruppo – e molti in questo periodo di pandemia non possono – i giovani sono giovani da raggiungere»: un messaggio sulla stessa lunghezza d’onda di quello lanciato alla presentazione diocesana della catechesi per il tempo d’Avvento e di Natale, con una comunità che si muove per l’iniziazione cristiana e non aspetta tempi migliori. Agli animatori delle realtà giovanili, Cotichella ha ricordato come «il primo che cambia le cose è colui che fa il primo passo. Per cambiare, la regola è fare il primo passo! Non mi permetto di giudicare nessuno, in questo tempo difficilissimo per tutti… La vita ci sta chiedendo, e quindi Dio, molto in questo tempo difficile». E prosegue «la soluzione non è non fare niente e aspettare, bensì fare il primo passo. Non possiamo dire: io inizierò quando inizierà il parroco, il Vescovo, qualcun altro… è meraviglioso pensare che quando tu inizi cambi il sistema». Una piccola ma incisiva declinazione della Chiesa in uscita.

don Giuseppe Bratti