Il Messale “Tridentino” in uso per quattro secoli

Fu un Messale normativo per tutta la Chiesa di Rito latino-romano

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Il Messale Romano che sta per essere introdotto nell’uso della Chiesa italiana è la terza edizione del Messale voluto per tutta la Chiesa (legata al Rito Romano), da Paolo VI nell’anno 1969.

Era il frutto dell’impegno alla realizzazione della riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II che auspicava una revisione dei libri liturgici in uso nella Chiesa. Per questa revisione venivano presentati alcuni principi base. Un precedente intervento sul Messale Romano, effettuato nel 1962, con la pubblicazione del testo bilingue dello stesso, non sembrava rispondere alle esigenze manifestate dai documenti conciliari. Mi soffermo sul Messale in uso prima del Concilio Vaticano II.

Un Messale frutto del Concilio di Trento

Quando iniziò l’opera di attuazione dei dettami del Vaticano II, per la celebrazione della Santa Messa secondo la tradizione latino-romana, nella parte che riguardava i testi eucologici (preghiere-orazioni nella Liturgia), era in uso il Messale voluto dal Papa San Pio V (1566-1572). Quel libro liturgico era il frutto della volontà riformatrice dei Padri conciliari del Concilio di Trento. L’opera, frutto di questa volontà della Chiesa e del Papa, era strumento normativo nelle comunità cristiane di rito Latino-Romani è stato usato per quattro secoli.

E’ interessante però cogliere il valore di questo intervento normativo il cui significato era ben sottolineato dal documento del Papa che lo accompagnava,  la Costituzione Apostolica “Quo Primum” emanata da Pio il 14 luglio 1570.  San Pio V  promulgò il Messale Romano offrendolo a tutti i cristiani «come strumento di unità liturgica e insigne monumento del culto genuino e religioso nella Chiesa», cos+ egli afferma nella Costituzione Apostolica.

Il Messale Tridentino: intervento e strumento epocale

L’intervento attuato dal Papa San V ha segnato per quattro secoli l’attività celebrativa della Chiesa latina-romana. E’ opportuno richiamare la situazione nel periodo in cui si attuò il Concilio di Trento. Questo aiuta a comprendere il senso di una riforma il cui valore è ancora attuale nel significato della sua proposta.  Anche nelle premesse alla terza edizione del Messale Romano frutto dei Vaticano II, questo viene richiamato al N. 399: “… il Messale Romano, anche nella diversità delle lingue e in una certa varietà di consuetudini, si deve conservare per il futuro come strumento e segno eccellente di integrità e di unità del Rito Romano».  E’ uno strumento che pur con alcune variazioni ed adattamenti, accompagna il cammino celebrativo liturgico della Chiesa nei secoli mantenendo la sostanza del valore nell’ambito della professione della fede.

Prima del Concilio Tridentino, esistevano nella Chiesa latina innumerevoli libri liturgici che, osservando consuetudini liturgiche locali (territoriali) e particolari (ordini religiosi, confraternite, ecc.), presentavano un’ampia molteplicità di forme rituali della Celebrazione eucaristica. Essi, pur conservando la medesima struttura celebrativa, differivano per una non identica disposizione consequenziale delle parti della Messa, per l’uso di formulari e preghiere tipiche, per invocazioni a santi specifici, per l’aggiunta inopportuna di elementi aventi non raramente un carattere superstizioso o addirittura non in linea con la fede. A questa non perfetta uniformità rituale del culto liturgico nella Chiesa latina e alla precarietà di uno stile celebrativo non sempre ben definito, si aggiungevano anche le sempre più diffuse contaminazioni liturgiche provenienti dalla teologia protestante. La dottrina protestante contestava alcune verità in relazione alla celebrazione Eucaristica: la natura della Messa come “sacrificio”, il sacerdozio ministeriale, la presenza reale e permanente di Cristo nelle specie eucaristiche.

In un contesto storico simile, per purificare il rito della Celebrazione eucaristica da elementi impropri, e nel tentativo di promuovere una maggiore unità tra i fedeli mediante l’unificazione rituale, i padri del Concilio di Trento, nella XXV sessione, stabilirono che fosse redatto un nuovo Messale. A tal fine fu costituita una commissione di esperti i quali consultarono diligentemente i codici presenti nella Biblioteca Vaticana e le edizioni correnti del Messale, raccolsero e studiarono antichi libri provenienti da varie Chiese locali e considerarono gli scritti dei Padri della Chiesa. Il lavoro venne approvato dal Papa il quale stabilì immediatamente che il nuovo Messale entrasse in vigore e sostituisse obbligatoriamente tutti quei libri liturgici che erano stati precedentemente utilizzati nelle comunità di rito latino.

(continua)

Giuliano Follin