Il mondo ruota, ma la croce sta ferma

Sabato 7 maggio la Val del Biois ha vissuto la “prozesion de santa Cros”

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Il primo sabato del mese di maggio – il più vicino al 3 maggio, giorno del ritrovamento della vera Croce nel vecchio calendario liturgico – la Val del Biois rinnova la “prozesion de santa Cros”, che ripercorre i confini dell’antica Pieve di Canale d’Agordo. Partiti alle 7.00 del mattino dalla chiesa arcipretale, seguendo la Croce, la processione ha imboccato l’antica strada denominata “Cavalèra”, per raggiungere Caviola. Ogni comunità o chiesa frazionale esce incontro alla croce della Pieve matrice: con rapido gesto la croce delle frazioni e delle parrocchie “nate” da Canale si innalza verso quella dell’arcipretale, mentre quest’ultima si abbassa, quasi un simbolico abbraccio tra la madre e la figlia.

Mentre scorrono i chilometri e le salite, si aggiungono uomini, donne e bambini. Ogni tappa arricchita di preghiere: per la famiglia, la pace, le vocazioni, gli ammalati, per il mondo del volontariato… nessuno viene escluso: nella preghiera tutti si sentono ricordati e presentati a Dio.

La prima grande salita per arrivare “su Gesia” a Falcade alto: lì i frazionisti hanno preparato un po’ di colazione per i partecipanti. Si riprende il cammino verso Somor e poi percorrere uno degli scorci più belli della Val Biois: le Coste. Si sbuca sotto la frazione di Valt anche lì si trova qualcosa di caldo, visto il tempo umido e uggioso. Si sale a Sappade, che segna la metà del percorso, accolti come in tutti gli altri luoghi, dal suono festoso delle campane. I più anziani si affacciano dai poggioli, si fanno il segno della croce. Più di uno ripete che vedere spuntare la lucida croce d’argento in lontananza è una vera emozione.

A Sappade si celebra la Messa solenne cantata in onore della Santa Croce, a cui l’antica chiesa del villaggio è dedicata. Concelebrano i parroci della Valle, l’arciprete di Canale e quello di Falcade, che seguono anche Vallada e Caviola.

Ricorrono alcuni anniversari di persone native di questa Valle: i duecento anni della morte di mons. Bartolomeo Zender, vicario del patriarca di Venezia all’epoca in cui si spegne la Serenissima, considerato dai contemporanei “uomo pio, dotto e caritatevole”. Il bicentenario della nascita di mons. Benedetto Deola, cappellano per lunghi anni dell’ospedale cittadino di Belluno, uomo morigeratissimo, penitente e di una carità sconfinata con i malati e le loro famiglie. I sessant’anni della morte del Servo di Dio padre Felice Cappello, gesuita, sepolto a Roma: alla sua tomba ancora oggi molti si recano in preghiera e in cerca di grazie. Il vescovo Giovanni Battista Costa nasce centoventi anni fa. Con Albino Luciani e padre Saba De Rocco, generale dei padri Somaschi, fu presente al Concilio Vaticano II. Anche il prossimo Beato, Albino Luciani, è nato centodieci anni fa.

Il pranzo è preparato dal Gruppo Alpini di Canale-Caviola e dai cacciatori della locale riserva di caccia. Le donne del paese invece hanno pensato ai dolci. Ma è ora di ripartire. Dopo una ripida discesa verso Tabiadon e Pescosta, si tocca Tegosa. Da lì di nuovo tutta salita fino a Feder e Fregona. Anche in quelle due frazioni qualcosa di caldo e soste di preghiera. Dopo un altro bel tratto panoramico sul Col de Frena e vista dall’alto di Canale, si arriva nella Chiesa dedicata allo Spirito Santo di Carfon. Sosta di preghiera e poi di nuovo salita e discesa a Toffol. Preghiera e salita per la rimodernata strada che da Todesch sale alla panoramica Cogul con vista sulla Civetta, rannuvolata, e la Val Gares. Anche qui l’ultimo viatico caldo prima di scendere ad Andrìch, per la preghiera e la salita nel bosco a San Simon. Si arriva alle sette della sera, dopo dodici ore, e circa ventitré chilometri di strada. La partecipazione non è mai scesa sotto le novanta unità con punte di circa centocinquanta pellegrini.

Ripercorrere antichi sentieri, attraversare villaggi ed essere attesi e accolti con calore, ci ha fatto vivere momenti di fede e fratellanza. La croce ci ha sempre guidati, in ogni passo. Bastava alzare lo sguardo ed essa era lì alla nostra testa, a ricordarci le parole di Gesù: «Non temete, io sono con voi sempre, fino alla fine dei giorni».