Le celebrazioni pasquali presiedute dal Vescovo

«Il Risorto attento alla fatica del cammino di fede»

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Celebrazioni affollate nei giorni scorsi per il vescovo Renato, che in Duomo a Feltre e nella Cattedrale di Belluno ha celebrato la solennità della Pasqua. Alla sera di domenica 1° aprile, in Cattedrale a Belluno, dopo che era stato proclamato il brano del Vangelo di Luca con il racconto dei discepoli di Emmaus (svoltosi appunto, secondo l’evangelista, la sera del giorno di Pasqua), il Vescovo ha iniziato la sua omelia con un paragone a un altro episodio evangelico: gli operai dell’ultima ora, chiamati dal Padrone della vigna a lavorare con sé nell’ultimo scorcio della giornata. «I due discepoli di Emmaus sono quelli dell’ultima ora: conoscono con precisione la vicenda di Gesù, la cronologia dei fatti, la dottrina su di lui, ma se ne stanno andando addirittura a casa». Discepoli che «alla sera di Pasqua, quando ormai le donne (le prime a raggiungere il sepolcro vuoto, ndr) hanno raccontato quanto è successo, faticano a comprendere il fatto e l’evento della Risurrezione». L’esperienza difficile della Risurrezione, ha detto il Vescovo, «raccoglie molte situazioni: il Risorto è molto attento alla fatica del cammino di fede e a quelli che possono mettersi al suo seguito anche all’ultimo momento». Il realismo dei racconti evangelici, nonostante la fatica degli esegeti a organizzare i dati cronologici e le persone coinvolte, testimonia che «la presentazione del Risorto non è completata. I discepoli di Emmaus ritornano a Gerusalemme, dove tutto può ricominciare».

In precedenza, giovedì 29 marzo, alla Santa Messa del crisma, pure celebrata in Cattedrale a Belluno, il vescovo aveva invitato a «tenere fisso lo sguardo su Gesù, più che sui segni che indicano la sua presenza, forse troppi. Lo abbiamo fatto diventare un simbolo della nostra civiltà, decorazione di ambienti e di luoghi. Egli invece ci avverte di ascoltare la Scrittura» e ci dà «parole profetiche con cui riconoscerlo e ascoltarlo: lieto annuncio, poveri, liberazione, capacità di vedere, libertà».

Giuseppe Bratti