Il saluto-dono di Gesù risorto: “Pace a voi”

La sua presenza riempie il cuore di chi lo incontra

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Sto scrivendo questo contributo alla riflessione liturgica all’inizio di una Settimana santa, che si prospetta originale, se non unica, come abbiamo constatato la scorsa domenica delle Palme. Il mio pensiero di cristiano e di parroco si proietta verso la Pasqua e i giorni che la seguiranno. Mancheranno tanti segni tradizionali di un evento, che non è del tutto sommerso nel consumismo o trasformato in riti laici e che comunque per tante persone conserva un valore religioso di grande spessore esistenziale. Non scomparirà dal nostro cuore un evento che da millenni segna la esistenza di chi ha incontrato Cristo Gesù Signore. Ogni cristiano, pur nei limiti esistenziali e celebrativi di queste settimane, rivaluterà o riscoprirà il valore dell’incontro, nella essenzialità religiosa, con il Cristo risorto. Ci è sempre stato più facile e immediato l’incontro con il Crocifisso, ma il valore di questo incontro, di questo segno familiare ed immediato, da tante persone sperimentato, viene dato dalla presenza del Risorto.

Le prime parole da risorto ai suoi: “Pace a voi”

Alla presentazione della struttura della Pasqua e dei suoi riti. Come ce la presenta ogni anno il calendario liturgico, oggi preferisco soffermarmi su questa espressione riportata dal Vangelo, cioè dai testimoni della Risurrezione. È il saluto del Cristo risorto ai suoi la sera stessa del «giorno dopo il sabato».

Ce lo riferisce il Vangelo di Giovanni (20,19-20): «La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: ”Pace a voi!”. Detto questo mostrò loro le mani ed il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore». Ascolteremo questo Vangelo la domenica che conclude gli otto giorni dopo Pasqua. Per la Chiesa sono otto giorni celebrati come un unico giorno di Pasqua, pur nell’elenco dei giorni di una settimana. È denominata “Domenica II di Pasqua”. Recentemente è stata chiamata “Domenica della divina misericordia”. Nel passato era conosciuta come “Domenica in Albis”, perché era il giorno nel quale i neobattezzati nella notte di Pasqua, deponevano la veste bianca della quale erano stati rivestiti.

Il dono pasquale della Pace

Sentendo questa parola “pace”, molti pensano alla assenza del suo contrario: la guerra. È una lettura sociologica di questa realtà. Nel linguaggio religioso-spirituale invece, alla parola “pace” si attribuisce un significato interiore, spirituale. È una dimensione personale della esistenza, prima di diventare atteggiamento relazionale-sociale.

Il dono racchiuso nel saluto di Gesù risorto diventa trasformazione interiore. È un dono che sostituisce la paura, l’incertezza, il turbamento, la preoccupazione, il disagio… Sono tutti sentimenti umani comprensibili di fronte a situazioni esistenziali. È la presenza del Cristo risorto che dona di sostituirli con la serenità interiore, con una tranquillità che non è incoscienza, una visione della realtà che nella drammaticità non schiaccia la persona, un vivere che nella fatica non coltiva il senso del fallimento. Per il cristiano è il senso vero della Pasqua, la presenza dell’uomo-Dio Cristo Gesù che ha vinto la morte fisica e la morte spirituale rappresentata dal peccato.

In una lettura diversa la pace è assenza di conflitti. Secondo la prospettiva della fede cristiana, la pace è il dono offerto agli uomini dal Signore Gesù risorto. Essa è il frutto della vita nuova inaugurata dalla sua resurrezione. La pace, pertanto, si identifica come “novità” immessa nella storia umana dalla Pasqua di Cristo. Essa nasce da un profondo rinnovamento del cuore dell’uomo. Prima di essere relazione “pacifica” con gli altri, di fratellanza, espressa nel segno della pace (sospeso come rito per la pandemia, ma realtà incancellabile nella relazione tra cristiani), questo è un dono che trasforma interiormente la persona prima di tutto nel suo rapporto con Dio. Toglie la paura del giudizio e del castigo, manifesta la bontà di un Dio che in Cristo Gesù ci dona una vita nuova, oltre il limite umano ed il nostro peccato (egoismo come rifiuto di Dio e dei fratelli).

Un dono che porta gioia

«I discepoli gioirono al vedere il Signore». Il dono della pace ha come uno dei suoi frutti più significativi quello della gioia. Anche in questa prospettiva non la gioia chiassosa, superficiale, consumistica, ma quella interiore che illumina la vita quale ne sia la condizione, gioia che diventa serenità. Per il cristiano che pure vive situazioni di paura, di fatica, di delusione, di incertezza, giunga nel profondo del cuore questo dono. È Gesù risorto che in questa “strana” e assolutamente nuova Pasqua presenta a tutti il suo “saluto-dono”: «Pace a voi». Con Lui sarà così sicuramente, nonostante tutto, una “Buona Pasqua”, la Pasqua del Cristo Gesù Risorto.

Giuliano Follin