A cura di don Vito De Vido (domenica della Santa Famiglia - anno C)

Imitare le virtù e l’amore della santa Famiglia

Guardiamo a Maria, Giuseppe e Gesù, affinché benedicano tutte le nostre famiglie

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Se nel giorno del Natale tutta la nostra attenzione è per Gesù, oggi la Chiesa ci chiede di allargare lo sguardo a chi è più vicino e protagonista con il Bambino di queste festività: Maria e Giuseppe.

Maria ha accolto il disegno di Dio fidandosi di quanto l’angelo le ha detto. Giuseppe, quando Maria gli ha detto quello che era successo, ha progettato di annullare il matrimonio e rompere in segreto il fidanzamento. Un angelo in sogno lo rassicura che quello che Maria gli ha confidato è la verità. Maria e Giuseppe, promessi sposi, avevano progettato una vita insieme.

Dio entra nelle loro vite, non per rovinarle, ma per aprirle a qualcosa di più grande, non solo per loro, ma per tutta l’umanità: essere i genitori del Messia promesso, del Salvatore del mondo. Entrano in questo progetto senza sapere come avrebbero dovuto fare. Senza sapere come sarebbe finita. Non è facile, ma nulla è impossibile a Dio, hanno cominciato a ripetersi in ogni difficoltà Maria e Giuseppe.

Noi chiediamo spesso di poter imitare la Santa Famiglia, ma in che cosa? E come?

Certamente la loro storia è unica, eccezionale, se guardata dall’esterno quella famiglia è come tutte le altre: un padre, una madre, un figlio. Ma invece noi sappiamo che Maria è vera madre di Gesù, Giuseppe diventa padre nell’amore, e per fede. Penso quindi che questa sia la strada su cui Maria e Giuseppe ci invitano: quella della fede. Fidarsi di Dio in ogni frangente, qualsiasi cosa accada ripetersi che Dio ci accompagna, come ha accompagnato Maria e Giuseppe nell’accogliere e crescere Gesù.

Lo sappiamo: oggi quando diciamo famiglia intendiamo parecchie cose, possiamo dire diversi modelli di famiglia. Ci sono coppie che scelgono di consacrare la loro unione con la benedizione sacramentale. Altre che per diversi motivi non vogliono o non possono farlo. Altre ancora che non sentono l’esigenza di dare stabilità al loro amore. Eppure, nonostante tutto, la Famiglia di Nazareth ha qualcosa da dare e da donare a tutte queste famiglie, anche le più strane e le meno convenzionali.

Che cosa? L’amore. L’amore reciproco innanzitutto. Maria e Giuseppe si sono amati sinceramente, con tutto il cuore. La loro non è stata un’unione obbligata, o forzata. Essi si sono sostenuti a vicenda ogni giorno. In ogni frangente della loro vita. Nel viaggio verso Betlemme, nella povertà e squallore della stalla in cui è nato Gesù. Forse il presepio, i dipinti, i disegni che vediamo non ci aiutano a pensare a cosa era davvero mettere al mondo un figlio nello stesso luogo in cui sono alloggiati degli animali. Sentirsi lontano da tutto e da tutti. E forse anche tentati di pensare che Dio li abbia abbandonati o dimenticati.

Quindi, se al primo posto Maria e Giuseppe ci insegnano l’amore reciproco, al secondo posto mettiamo la fiducia in Dio. Questo rende santa la famiglia di Nazareth. Santa non perché abbia fatto miracoli, ma perché credere in Dio e affidarsi a Lui, ci mette nella condizione di percorrere la nostra strada non da soli. Siamo tentati a volte, ma non sconfitti. Abbattuti, ma mai disperati. Essi ci insegnano che perseverando nel cammino con Dio, Egli non manca mai di farsi presente e indicare una via d’uscita. Alla capanna di Betlemme arrivano pastori e magi, uomini del popolo, gli emarginati e i sapienti, coloro che sapevano leggere il cielo stellato.

Forse non sempre ci rivolgiamo alla Santa Famiglia, ma oggi siamo invitati a farlo. Nelle nostre preghiere ci rivolgiamo a Gesù. Spesso a Maria. A volte a San Giuseppe. Ma non penso molte volte alla Santa Famiglia. Oggi lo facciamo tutti insieme. Guardiamo a Maria, Giuseppe e Gesù, affinché benedicano le nostre famiglie, tutte le nostre famiglie.

Quelle che marciano compatte e unite. Quelle scoppiate e ricostruite. Quelle che hanno avuto la benedizione di avere figli, e quelle che di figli ne avrebbero voluti, ma non ne sono arrivati.

Preghiamo per le famiglie che non navigano nell’oro, e che devono fare tre volte in un mese i conti per poter affrontare le spese, e per quelle che invece spendono senza pensarci troppo perché possono permetterselo. Preghiamo per la nostra parrocchia, perché possa essere sempre più una “famiglia di famiglie” in cui ci si ama, e non perché si deve, ma perché ci apprezziamo a vicenda, una famiglia parrocchiale in cui ci si stima e ci si soccorre a vicenda. In cui ci si trova per pregare insieme e si prega gli uni per gli altri. La Santa Famiglia ci aiuti in questo cammino, perché lo stile del “camminare insieme” su cui tanto insiste il papa con il Sinodo che coinvolge tutta la Chiesa non sia una “strategia” per vincere un premio, ma un’opportunità per desiderare di imitare le virtù e l’amore di Gesù, Maria e Giuseppe.