Il Messaggio del Papa per la 55esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

Incontrare le persone come e dove sono

«Vieni e vedi. Comunicare incontrando le persone come e dove sono»

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Solo tre citazioni (Agostino, Shakespeare, il giornalista spagnolo beatificato nel 2010 Manuel Lozano Garrido) che fanno pensare come il Messaggio del Papa per la 55esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali sia specchio del pensiero più autentico di papa Francesco. Il messaggio si intitola «Vieni e vedi. Comunicare incontrando le persone come e dove sono» ed è un inno al giornalismo di esperienza. «La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più “consumare le suole delle scarpe”, senza incontrare persone per cercare storie o verificare ‘‘de visu’’ certe situazioni», scrive il Papa.

Un’informazione strabica

Il risultato dell’informazione costruita a tavolino, «dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata», è evidente: «c’è il rischio di raccontare la pandemia e così ogni crisi, solo con gli occhi del mondo più ricco, di tenere una “doppia contabilità”. Pensiamo alla questione dei vaccini, come delle cure mediche in genere, al rischio di esclusione delle popolazioni più indigenti. Chi ci racconterà l’attesa di guarigione nei villaggi più poveri dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa?». E nel mondo dei più fortunati non fa notizia il dramma sociale delle famiglie scivolate rapidamente nella povertà. Invece «numerose realtà del pianeta rivolgono al mondo della comunicazione l’invito a ‘‘venire a vedere’’». E per questo il Papa dice grazie «al coraggio e all’impegno di tanti professionisti –  giornalisti, cineoperatori, montatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi – se oggi conosciamo, ad esempio, la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate», fino ad arrivare a una definizione della pratica giornalistica da manuale: «il giornalismo, come racconto della realtà, richiede la capacità di andare laddove nessuno va».

I rischi del web e le opportunità

Della comunicazione operata tramite i social «sono diventati evidenti a tutti, ormai, anche i rischi di una comunicazione social priva di verifiche. Abbiamo appreso già da tempo come le notizie e persino le immagini siano facilmente manipolabili, per mille motivi, a volte per banale narcisismo». Tutti coloro che hanno un profilo Facebook, un account Instagram o un canale YouTube, o interagiscono sugli altri social, ci sono nel messaggio del Papa: «Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere»: quasi a far sì che lo schermo di computer e cellulari non sia barriera nei confronti della realtà sensibile, ma, come è nascosto nell’etimologia, medium, mezzo per arrivare alla verità e alla realtà. Del resto, per il Papa è innegabile come «il web è uno strumento formidabile, che ci responsabilizza tutti come utenti e come fruitori. Tutti possiamo diventare testimoni di eventi che altrimenti sarebbero trascurati dai media tradizionali, dare un nostro contributo civile, far emergere più storie, anche positive».

Lo stile di Gesù

Come Giovanni e Andrea, dopo aver visto Gesù indicato da Giovanni il Battista, hanno accettato il suo invito «vieni e vedi», anche molti altri «uomini e donne – scrive il Papa – che hanno accettato lo stesso invito: “Vieni e vedi”, sono rimaste colpite da un “di più” di umanità che traspariva nello sguardo, nella parola e nei gesti di persone che testimoniavano Gesù Cristo».

Il commento del Vescovo

Il vescovo Renato ha celebrato la Santa Messa per i giornalisti nella festa del loro patrono, san Francesco di Sales, domenica 24 gennaio scorso, nella cappella  del Centro «Giovanni XXIII». Commentando la chiamata dei primi quattro discepoli, il Vangelo del giorno, il Vescovo ha detto che «C’è un modo di essere giornalisti che si forma a questa scuola, del primo eccezionale “giornalista evangelico”: Marco»; infatti, «Marco porta a fare esperienza di ciò che è avvenuto. Egli conduce alle soglie di una verità di vita che non è chiusa, definita, apodittica. Giungere fino a quella soglia impegna la libertà e la responsabilità del venire e del vedere». Il Vescovo ha poi commentato il messaggio del Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali: «Il “vieni e vedi” è il metodo più semplice per conoscere una realtà. È la verifica più onesta di ogni annuncio».

don Giuseppe Bratti