Dopo il Seminario Nazionale per la catechesi delle persone disabili

Iniziazione cristiana: un percorso inclusivo

Assisi, 27 e 28 aprile 2018

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Si è svolto ad Assisi, nell’abbraccio materno di Santa Maria degli Angeli, il Seminario Nazionale per la catechesi delle persone disabili, dal titolo significativo, Iniziazione cristiana: un percorso inclusivo.

In tutti gli interventi è risuonato chiaro il monito: nessuna comunità può dirsi cristiana se non include, se non tocca e non si lascia toccare dall’altro. La carità spinge ad uscire verso le solitudini, verso le fragilità anche nascoste per incontrare il volto dell’altro. E’ da questa da questa volontà di incontrare le persone nelle loro irriducibili diversità che prende vita l’iniziazione, come percorso che genera, che apre alla vita cristiana, che converte chi accompagna e chi è accompagnato.

Ma in concreto quali sono le tracce per un percorso inclusivo e quale contributo la persona disabile può portare alle nostre comunità reali, in primis quelle parrocchiali? Due i contributi più significativi del Seminario, quelli di Josè Tolentino Mendoça, presbitero portoghese, poeta e filosofo e di fratel Enzo Biemmi, autore di testi centrali per il rinnovamento della catechesi.

L’invito di Tolentino è quello di riscoprire la mistica dei sensi, leggendo il corpo qui e ora come “profezia dell’amore di Dio”. Se noi, figli dell’era della comunicazione, siamo abituati ad utilizzare solo la vista e l’udito per “captare i segnali a distanza”, i disabili, nelle loro assenze, sono “maestri dei sensi”, ci insegnano a sviluppare i “sensi residui”, ad avvicinare l’altro, a lasciarci penetrare. Analogamente, se nella nostra vita spirituale siamo più preoccupati della credibilità razionale della fede che della sua dimensione affettiva, le persone disabili con il loro bisogno di essere semplicemente amate ci fanno comprendere che l’amore di Dio vuol dire “abitare l’uno nell’altro”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Biemmi, che invita a pensare la Chiesa, “corpo di Cristo incarnato nella storia”, a ritrovare la “carne della nostra fede”. L’iniziazione cristiana è inclusiva quando ciascuna comunità parrocchiale si sente madre, in grado di generare alla fede i propri figli, di farsene carico. Non può quindi essere delegata agli specialisti del settore, ma deve nascere dall’impegno di tutti gli operatori pastorali, di tutti i credenti che si sentono coinvolti nei quattro momenti concreti: “generare, partorire, accompagnare, lasciar partire”. Solo così la Chiesa sarà “madre e non baby sitter”.

Uno stimolo dunque alle nostre comunità parrocchiali a non avere paura ad affrontare il presente della catechesi, con tutte le sue contraddizioni e difficoltà, come afferma Tolentino nel suo ultimo libro “La sfida è gettarsi fra le braccia della vita e ascoltarvi battere il cuore di Dio. Senza fughe, senza idealizzazioni. Le braccia della vita così com’è.

Mariella Bellini