Sabato 9 aprile alle ore 18.00

L’arte di morire (e di vivere)

Al Museo diocesano di Feltre la presentazione del libro di Luisa Fantinel

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Presso il Museo diocesano di Feltre è proposta per sabato 9 aprile alle ore 18.00 la presentazione del libro di Luisa Fantinel “L’arte di morire (e di vivere)”.

«Questo libro, frutto delle riflessioni nate dalle conferenze sull’“Arte di morire”, muove dal presupposto che si possa imparare a morire, se non altro meglio di quanto oggi comunemente accade, e crede che esista un’arte che lo insegni, anzi che l’arte possa offrirci insostituibili suggerimenti, facendo riemergere dal profondo i simboli di cui abbiamo bisogno per ripensare tutto ciò».

L’Autrice, storica e critica dell’arte, si è perfezionata in antropologia culturale e sociale, ed è arte-terapeuta a indirizzo psicodinamico. La sua ricerca muove nell’ambito delle correlazioni tra cultura e benessere individuale e sociale, nello specifico riguardo all’evoluzione dei concetti di femminile, animale e morte nella civiltà occidentale.

«Che cosa fanno insieme un polpo sulla scia dorata del mare al tramonto, una madre con un neonato in braccio, un vecchio con una spiga di grano e un falcetto su un carro, un uomo che si tuffa, una cesta di frutta, un crocifisso con due pannocchie appese ai lati?».

Sono solo alcune delle immagini raccolte da Luisa Fantinel, per un viaggio illustrato nel paese della morte senza angoscia, a partire dai capolavori dell’arte occidentale, ma che allarga la riflessione all’antropologia, alla psicanalisi, all’arte terapia. Per pensare la morte diversamente e pubblicamente e per farlo fuori dalla categoria del macabro che si è imposto da svariati secoli e che allontana la possibilità di viverla come un evento naturale. L’autrice mira a indicare alcuni elementi alla base del persistente tabù che la società occidentale nutre verso la morte e invita a un viaggio alla scoperta del proprio rapporto con essa, che inizia da come pensiamo quotidianamente la realtà in generale. Spesso siamo infatti imprigionati da funzionamenti mentali e posturali che ci allontanano dall’ordine più generale della natura e ci impediscono di accettare il limite come una dimensione necessaria e persino creativa. Un allenamento quotidiano all’impermanenza, da fare in compagnia dell’arte.