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Due sono le rivoluzioni che stanno plasmando, e plasmeranno sempre di più, il volto della nostra società: quella informatica e quella biotecnologica. Mentre i frutti della prima sono già quasi maturi – pensiamo ad esempio al mondo di internet, all’intelligenza artificiale e alla robotica – i frutti della seconda appaiono ancora acerbi.
Tuttavia, il loro potenziale si preannuncia davvero dirompente. Dalla scoperta della struttura della doppia elica del DNA nel 1953, le scienze biologiche e biotecnologiche hanno fatto balzi in avanti incredibiil: la possibilità di modificare l’uomo nelle sue fibre più intime, di risuscitare specie estinte oppure di creare nuovi organismi viventi è una prospettiva già ora fattibile, anche se da perfezionare.
Quali domande l’attuale riflessione bioetica è chiamata allora a porsi per essere all’altezza di un compito così grande, come quello di aiutare ad orientare uno sviluppo che sia degno dell’uomo, della sua alta vocazione di “signore e custode” del creato? La riflessione credente può dire qualcosa di significativo a riguardo?
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