L'ecumenismo in Albino Luciani

Dopo il Convegno promosso dall’ISSR

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“Albino Luciani e l’ecumenismo” è stato il titolo del convegno organizzato mercoledì 25 ottobre dall’Istituto superiore di scienze religiose del Veneto Orientale, con la collaborazione della Regione Veneto, della Fondazione Papa Luciani di Canale d’Agordo, del Centro “Papa Luciani”, con la presenza dei vescovi Renato Marangoni e Corrado Pizziolo. Il tema è stato suggerito dai 500 anni della Riforma luterana.
E’ stato il Vescovo di Belluno-Feltre Renato Marangoni a dare il benvenuto ai partecipanti, che hanno riempito la rinnovata aula magna “Giovanni Paolo I” del Seminario Gregoriano: “questo momento ha per noi più significati di inizio”. La parola del Vangelo del giorno ha dato il “la” all’incontro, sovrapponendo la figura evangelica del servo fedele a quella di Giovanni Paolo I: “siamo in attesa – ha detto ancora il Vescovo Renato – che ci giunga qualche buona notizia a proposito del processo di beatificazione e canonizzazione”.
Dopo di lui, al microfono, il Vescovo Corrado ha pure avuto parole di incoraggiamento: “Questa è la prima uscita pubblica dell’Istituto” e ha citato i due interventi del Vescovo Luciani sull’ecumenismo nel bollettino diocesano di Vittorio Veneto. Hanno preso la parola anche il vicepresidente del Consiglio regionale Pigozzo e il presidente della Fondazione Papa Luciani, Loris Serafini, che ha notato il filo rosso tra il convegno del 2017 e quello organizzato nel 2012 a Canale d’Agordo dalla fondazione “Papa Luciani”, sul tema del rapporto tra Giovanni Paolo I e il mondo ortodosso: “all’incontro con Nikodim – ha ricordato Serafini – il 7 settembre 1978, era presente nella delegazione anche Kirill, che sarebbe poi diventato l’attuale patriarca di Mosca”.
Serafini ha poi prestato la voce al pastore Agostino Garufi, emerito della Chiesa valdese di Venezia; ora 93enne. Nel suo messaggio al convegno, Garufi scrive: “sarebbe bene non limitarsi a conoscere soltanto quello che pensava Luciani di Lutero e della Riforma… sarebbe bene che la vostra associazione esaminasse e discutesse i fondamentali cinque solus/sola della Scrittura: sola Scriptura, sola gratia, sola fide, solus Christus, soli Deo gloria”.
La prima principale del convegno è stata affidata a Riccardo Burigana, presidente del Centro studi per l’ecumenismo in Italia (Venezia). Burigana ha voluto introdurre la sua relazione nel ricordo del Vescovo Vincenzo Savio, cui era legato da amicizia fin dagli anni livornesi del Vescovo salesiano, e di Ennio Dal Farra, membro attivissimo del Sae recentemente scomparso. A proposito di Luciani, Burigana ha compulsato i suoi scritti e ha contato 45 citazioni di Lutero. Come per tanti altri Vescovi suoi contemporanei, è stato il Concilio a determinare un cambiamento di prospettiva: da un Luciani che considerava Lutero come il fondatore di una Chiesa nazionale, a un Luciani colpito dagli osservatori non cattolici del Concilio che ammiravano lo sforzo di Riforma della Chiesa. Inoltre, Burigana ha notato come Luciani facesse sua la proposta del sacerdozio comune dei battezzati, rimessa in luce dal Concilio. Tutto questo, in una relazione, quella di Burigana, che si è aperta con le parole di Papa Francesco a Lund del 31 ottobre 2016.
Il secondo intervento è stato affidato a Patrizia Luciani, dottorato di ricerca in lettere all’Università cattolica del sacro Cuore. Esperta degli anni veneziani di Albino Luciani, ha consultato due archivi per preparare la sua relazione: quello di don Germano Pattaro, protagonista dei primi passi del cammino ecumenico in Italia, e l’archivio storico della Conferenza episcopale Triveneta, custodito presso il centro pastorale “Cardinal Urbani”, mentre non sono ancora accessibili l’archivio personale e l’archivio vaticano.
Dalla relazione della dottoressa Luciani, si nota come il patriarca Luciani benedisse e permise un’attività ecumenica intensa come quella probabilmente di nessun’altra diocesi italiana. D’altra parte, non sembra esser stato particolarmente colpito dal decreto conciliare “Unitatis redintegratio”, che non tematizzò mai negli incontri con il clero, ed ebbe una certa paura di un ecumenismo che, in quegli anni, faceva rima con anticlericalismo: una paura dell’«ecumenismo anticurialesco».
L’ultimo intervento è stato affidato a Mauro Velati, docente di storia e filosofia presso il liceo di Novara, autore del volume “Separati ma fratelli. Gli osservatori non cattolici del Concilio”. E’ stato invitato al convegno quale incaricato come perito storico per la Positio nella Causa di canonizzazione di Luciani. Ha frequentato un’abbondante documentazione su questo tema. La sua relazione è partita da un intervento di Luciani alla Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani del 1967; ne appare un Luciani informato e attento agli sviluppi del movimento ecumenico (conosce libri, bibliografia, particolari). Un forte accento venne posto da Luciani sugli aspetti spirituali. Concluse la meditazione con una preghiera di Lutero; venne quindi riconosciuta la qualità religiosa dell’esperienza del Riformatore. Radi furono i rapporti di Luciani con Maria Vingiani; più frequenti quelli con don Germano Pattaro, stimato dal Patriarca come persona, anche se con forti riserve sulla prospettiva teologica. Molti sono i racconti giornalistici su Luciani che avrebbe voluto Pattaro suo collaboratore a Roma. Luciani praticò, infine, l’incontro con personalità di altre confessioni, che passavano numerosi da Venezia.

Giuseppe Bratti