A cura di don Sandro De Gasperi (16ª domenica del tempo ordinario - anno C)

L’incontro prima delle cose da fare

Risaliamo al desiderio di Gesù, a quanto chiede di trovare

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Siamo poco abituati a perdere tempo: le nostre lamentele, generalmente, si concentrano su quello che non funziona e che non ci permette di risolvere i nostri problemi lavorativi, familiari o di salute con sufficiente velocità. Siamo umani veloci: bisogna fare tutto, bisogna fare presto, bisogna fare bene. Misuriamo il valore del tempo in base a quante cose riusciamo a infilare nelle agende: siamo incredibilmente vicini a Marta, la protagonista – con Gesù e Maria – del Vangelo di oggi. Ci sta simpatica, nel suo affannarsi per coccolare Gesù, per fargli trovare tutto pronto, per accoglierlo in maniera sontuosa: e ci è facile immedesimarci nella fatica che si fa ad avere tutto sotto controllo, nei mille pensieri di cose da fare e da ricordare, nelle molte cose da preparare.

Apparentemente al lato opposto, c’è Maria, la donna che tutti – almeno un poco – vorremmo essere: se ne sta seduta ai piedi di Gesù, nell’atteggiamento tipico del discepolo che ascolta il Maestro, in una profonda intimità e confidenza. Il Vangelo che abbiamo ascoltato non intende farci la ramanzina perché lavoriamo troppo e neppure darci indicazioni di “time management”, di organizzazione del tempo: troppo semplice è schierarsi dalla parte di Maria ed indicarla come modello del discepolo che prega, che medita, che ascolta. Proviamo a risalire al desiderio di Gesù, a che cosa Gesù, nel suo camminare, desiderava trovare fermandosi in quella casa, nel villaggio dove era stato tante volte: il brano di Luca, dopo la faticosa missione e l’invio dei discepoli, ci suggerisce che il Maestro sta cercando un luogo in cui riposarsi, in cui riannodare relazioni umane, in cui assaporare la parte migliore della vita.

Il Vangelo ci pone di fronte a un conflitto che abita ciascuno di noi, quello tra l’essere sommersi di cose da fare e il desiderio di nutrirci alla Parola di Gesù, quello tra l’efficienza esagerata e la capacità di coltivare relazioni, di custodire la bellezza gratuita della vita, di godere del tesoro che è chi ci è posto accanto. Il problema di Marta non sono le cose da fare, ma il cuore così assorbito dalle incombenze da non lasciar entrare l’amico che è venuto a visitarla; il merito di Maria non sta nella preghiera contemplativa – che, tra l’altro, non è proprio una passeggiata per sfaticati –, ma nell’attenzione all’ospite, al desiderio di stare con Lui, di entrare in comunione con Lui.

La prima lettura, tratta dal libro della Genesi, ci suggerisce che, quando l’incontro davvero accade, la vita si schiude ad una promessa nuova, a ciò che Abramo a lungo aveva atteso, ad una discendenza che riapre il gioco della vita. Prima delle cose da fare, sta il bisogno e il desiderio di incontrarsi, con semplicità e profondità: solo allora scaturisce il senso autentico del nostro affannarci, del nostro preparare, del nostro lavorare. Chissà che non capiti anche a noi, nell’ora più calda del giorno – e ce ne sono molte, in queste settimane –, di incontrare il Signore che viene a visitarci e a portarci una promessa di generazione e di futuro, a donare al nostro febbrile e dispersivo lavorare il senso buono dell’incontro e della relazione!