Al centro della Messa crismale 2018

L’unzione, gesto espressivo del ministero

L'omelia del Vescovo

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E’ un appuntamento atteso quello della Messa crismale del Giovedì Santo nella Cattedrale di Belluno, come in tutte le cattedrali del mondo.

Preceduta dalla preghiera delle Lodi mattutine, la Liturgia eucaristica – al cui interno avviene la consacrazione degli olii da usare per il conferimento del Battesimo, della Cresima, dell’Ordine sacro, dell’Unzione degli infermi – ha avuto un esordio solenne e gioioso ad un tempo, con l’ingresso di un folto gruppo di chierichetti e chierichette che han trovato posto nell’ abside, seguito dai sacerdoti, dai religiosi, dai diaconi, dai ministranti e dal Vescovo accompagnati dal canto di antifone e salmi e dal suono dell’organo.

Il vescovo Renato ha da subito evidenziato il senso di ciò che si stava vivendo: sì, l’attenzione al servizio sacerdotale e diaconale – e in questa luce sono stati ricordati i presbiteri che in quest’anno festeggiano date significative e quei giovani che si preparano al presbiterato, facendo poi memoria nel Canone di quelli che hanno concluso l’esperienza terrena – ma pure, nell’omelia, un accorato riferimento al “come”, al “modo” con cui espletarlo. Ha detto il Vescovo: Gesù «ci riconsegna parole profetiche con cui predilige farsi conoscere e incontrare: lieto annuncio, poveri, liberazione, capacità di vedere, libertà, grazia…». Ancora: «L’unzione, di cui parla Gesù nel Vangelo, è il gesto più espressivo per rappresentare come Dio si prenda cura delle persone e delle cose con cui entra in rapporto. Ungere è azione di guarigione, di cura, di abbellimento […] l’azione discreta, rispettosa e delicata della mano che spalma l’olio […] stanno ad indicare uno stile di pastorale, di missione, di incontro tra preti, di contatto reale con le persone […] L’unzione significa anche affidare una missione. È unzione anche accompagnare il formarsi di un Consiglio pastorale. Quando il nostro ministero è “unzione”, non diventa monotono, non è un “faccio da solo”, non si riduce al “si è fatto sempre così”».

Si sono vissuti preziosi momenti di Comunità, accogliendo l’invito a offrire vicinanza ai dolori e alle miserie umane con una parola, uno sguardo amabile, un aiuto… guardando alla realtà senza averne paura, con animo riconoscente verso coloro che ci aiutano a vivere il Vangelo.

Renata Favretti

Per il testo integrale dell’omelia del Vescovo, clicca qui.