A cura di don Giorgio Aresi (2ª domenica di Quaresima - anno C)

L’uomo cammina quando sa dove andare

La fede dà senso alla nostra esistenza, in tutte le circostanze e rapporti che viviamo

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Nel duomo di Milano, la sera della prima domenica di Quaresima del 2013, l’arcivescovo Angelo Scola ha detto una cosa con semplicità e profondamente vera: «L’uomo cammina quando sa dove andare. La fede dà senso (significato e direzione) alla nostra esistenza, in tutte le circostanze e rapporti» (A. Scola, Omelia, Duomo di Milano, 17 febbraio 2013). Ognuno di noi ha dentro di sé il bisogno, il desiderio di dare una “direzione” e un “significato” alla propria vita. Che vita ti puoi trovare a vivere se in fondo non sai dove andare?

La vita è un cammino e tutti – credo – possiamo riconoscere questo dato di fatto (“L’uomo cammina quando sa dove andare”). Ma è vero che quello che aggiunge appena dopo l’allora Arcivescovo di Milano (“La fede dà senso alla nostra esistenza, in tutte le circostanze e rapporti” che viviamo), ed ecco che su questo è più difficile dire che tutti siano d’accordo o che condividano questa cosa.

E noi che cosa possiamo dire? Possiamo dire, pensando ciascuno la propria vita, che davvero la fede dà senso a tutto ciò che viviamo?

La Parola di Dio, che risuona in questa domenica, ci aiuta a capire. Possiamo dire una cosa: il nostro presente dà un peso al nostro futuro; e cosa vuol dire? Vuol dire che da un punto di vista umano quello che vivi – e come lo vivi –, ogni gesto, ogni circostanza e ogni relazione, disegnano il cammino della tua vita: danno, cioè, una direzione e un senso proprio alla tua vita stessa. Ma ti accorgi che non sempre puoi avere tutto chiaro, a volte la vita ti domanda il “rischio” della fede. Provi a fidarti, anche se non capisci, e così continui a camminare sulla strada che hai scelto; e fidarti continua a darti un senso.

Ma la fede, la fiducia di camminare, anche quando non capisci, non è essere ingenui, ma ogni gesto e atto di fede è sempre fondato su qualcosa di sicuro, perché riconosci che lì c’è Dio che ti sta prendendo per mano. La prima lettura chiarisce questa cosa: la promessa che c’è un senso alla tua vita anche quando fai fatica a capire; è una promessa credibile perché la Parola ci dice che Dio è “affidabile”.

In quei giorni, Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia (Gn 15,5-6)

Abramo credette al Signore e l’alleanza di Dio con Abramo è un fatto che attesta che Dio è affidabile e la vita ha un senso (c’è una storia che è Storia di salvezza). Ecco, il presente dà senso al futuro, alla vita. Ma è anche vero che tu puoi dare una direzione e un senso al tuo presente solo in base a quale orizzonte ultimo dai alla tua vita. Questo vuol dire che noi viviamo, in un modo o nell’altro, la vita a seconda di che senso ultimo diamo, a che sguardo abbiamo sulla vita stessa.

Nella seconda lettura, san Paolo ci aiuta a capire. «Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra» (Fil 3,18-19). Che orizzonte danno alla vita questi? Eppure la fede ti allarga questo orizzonte: «La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose» (Fil 3,20).

C’è dentro una promessa, che mi fa vivere già qui in un certo modo. Tutto questo è davvero possibile e credibile? Si può davvero credere e vivere così? E qui arriva il Vangelo.

Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. […] E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (Lc. 9,28-31.35)

C’è una testimonianza: Mosé, Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, di fronte a Dio e alla sua rivelazione in Gesù Cristo. Qui ci troviamo di fronte a testimoni di Dio e della verità di Cristo. La fede è fare esperienza di questo incontro con Dio (la storia di Israele) e di chi ne è stato testimone e compimento (Gesù Cristo, gli Apostoli).

Una vita che si apre alla fede non è superstizione, ma significa dare alla propria vita una direzione e un significato. Riconoscere che Dio è il significato vero della vita; e che non è assurdo, ma un atto di grande ragionevolezza, perché la fede è ragionevole ed è aprire il cuore a Dio con quella libertà che ti fa capire che la vita è un cammino vero e che accanto ai tuoi passi ci sono quelli di Dio.