Sabato 19 settembre 2020 a Domegge di Cadore

Mi sento più sereno e incoraggiato

Assemblea diocesana della Convergenza foraniale di Ampezzo, Cadore e Comelico

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È il vicario foraneo e parroco di Cortina, don Ivano Brambilla, a dare inizio all’assemblea. Il suo saluto iniziale parte da tre spunti: i fondi stanziati per riprendere dopo il Covid, chiamati da noi fondi di ripristino, e altrove fondi per una nuova generazione; l’anniversario della fine dell’ultimo Papa-re, che non è stata la fine della Chiesa, come preannunciavano i giornali dell’epoca; le parole di Isaia «aprirò una strada nel deserto»: il tutto a significare speranza e fiducia.

Dopo la preghiera e i canti, preparati da alcune persone delle comunità parrocchiali del Comelico, è seguita una breve spiegazione sul significato e il senso del termine “forania”, forse non ancora correttamente assimilato.

Il vescovo Renato ha quindi illustrato, partendo dalla sua stessa lettera di presentazione, i nuovi Orientamenti pastorali, suddivisi in tre punti, riguardanti le modalità della vita cristiana: discernimento, relazioni, sinodalità; nella seconda parte altri quattro punti: iniziazione cristiana, ministeri, liturgia e consigli parrocchiali per gli affari economici, che identificano aspetti più pratici della vita pastorale. Tralasciando qui il contenuto del documento, poiché il documento è disponibile sul sito diocesano, è giusto riportare qualche flash dalle parole di don Renato:

  • l’approccio di Dio all’umanità, rovesciato mediante due donne, Maria ed Elisabetta, chiamate entrambe, inopinatamente, alla maternità;
  • seminare, nel significato di mettersi in gioco, tutte le parrocchie insieme;
  • gli Orientamenti pastorali sono frutto di un lavoro di gruppo, di tanti, continuato proficuamente anche durante il lockdown.

È seguita un’illustrazione del discernimento, da parte di don Graziano Dalla Caneva, vicario generale, che ha sottolineato la necessità di condividere nuovi passi. Quindi Cristina, dell’equipe dell’Ufficio diocesano per l’annuncio e la catechesi, ha spiegato con passione speranze e problemi attinenti l’iniziazione cristiana: la ricerca di un’alleanza con le famiglie, le possibilità limitate in montagna di approcciare i ragazzi e il desidero di innescare processi, partendo dalle piccole cose. Il successivo lavoro “ad isole”, costruito sul tema della relazione, ha prodotto una serie di spunti, che serviranno da approfondimento.

Prima di concludere, Stefano Perale, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale, ha relazionato sul corso “Laudato si’, laudato qui”, tenutosi nei giorni precedenti ad Auronzo.

Infine, quale piccolo “segno”, è stata consegnata a ogni parrocchia una scatoletta contenente il nome di un’altra parrocchia, come una sorta di affidamento, spirituale o magari anche altro, nel segno di fratellanza: il tutto venuto da una bella idea di don Fabio.

Era la prima assemblea tenuta in diocesi in questo autunno: pur organizzata in tempi stretti, possiamo ben dire che è stata partecipata e ben riuscita, anche grazie all’incredibile organizzazione dell’inarrivabile Chiara. Grazie a lei e a tutti. A conferma di ciò, le parole finali del vescovo Renato: «Mi sento più sereno e incoraggiato». Resta molto lavoro, ma il cielo va schiarendo.

Renzo Stefani