Presente una delegazione di Wadowice, paese natale di papa Wojtyla, con cui Canale è gemellato

Nel ricordo di Papa Luciani

Ricordate l'umiltà e la risolutezza di Luciani

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Sull’altare il calice usato 40 anni fa da Giovanni Paolo II, durante la sua visita a Canale d’Agordo; nelle mani del Vescovo il pastorale che la Provincia di Belluno aveva donato a don Albino nel 1958. Sotto questi due segni della liturgia si è aperta la celebrazione del 41° anniversario dell’elezione di papa Luciani, che nel contempo è 40° anniversario della storica visita che papa Wojtyla fece a Canale d’Agordo, per onorare il suo predecessore. Ma la congiunzione tra i due papi è già stata consegnata alla storia dal doppio nome: Giovanni Paolo.

La piazza del paese è stata ancora una volta luogo di una solenne celebrazione, questa volta particolare per la presenza di una delegazione ufficiale di Wadowice, paese natale di papa Wojtyla: anche il saluto iniziale e una delle preghiere dei fedeli sono stati pronunciati in polacco. Inoltre alla fine non poteva mancare, nella memoria liturgica della Madonna di Częstochowa, il canto “Madonna nera”.

A presiedere la liturgia era invitato il prelato di Loreto,l’arcivescovo mons. Fabio Dal Cin. Nell’omelia il presule, prendendo spunto dalla lettura del giorno – «l’operosità della fede, la fatica della carità e la fermezza della speranza» (1Ts 1,3) – ha ricordato il magistero di Luciani su queste tre virtù fondamentali, alle quali dedicò tre udienze del mercoledì durante il suo breve pontificato. «Ma le fece precedere dalla catechesi sull’umiltà, quasi a indicarci lo stile indispensabile per capirle e viverle. Umiltà! che scelse anche come motto episcopale “Humilitas”, compendio del suo stile pastorale… un’umiltà schietta, non di facciata, che nasce dalla coscienza di essere poveri peccatori e dall’esperienza della misericordia di Dio… Questo fiducioso abbandonarsi a Dio, credo, sia stato anche il segreto del suo sorriso che ha catturato il mondo». Forse – ha continuato l’arcivescovo – questa virtù sarà sembrata sciocca a qualche «”volpone”, per il suo stile modesto e un po’ timido». Luciani rispondeva che «le nuvole alte non mandano pioggia». E a qualche «acculturato che gli rimproverava la troppa semplicità nel predicare rispondeva con arguzia: “Parlo semplice così mi capiscono anche gli intelligenti!”».

Un altro aspetto della figura di papa Luciani, messo in evidenza da mons. Dal Cin, è stata la sua risolutezza, per la quale, «da Patriarca, non mancò di stigmatizzare, in modo deciso, gli effetti oscuri di alcuni scandali finanziari che hanno interessato la Chiesa negli anni Settanta. Eventi noti alle cronache del tempo e che, a volte, sono ancora oggetto di attenzione storica»: erano gli anni in cui le grandi banche degli speculatori divoravano le piccole banche cattoliche del Veneto. «Si trattava di iniziative di mera speculazione finanziaria, che danneggiarono piccoli risparmiatori, soprattutto veneti, e le opere di religione, alle quali vennero a mancare del tradizionale sostegno di alcuni enti specifici». Collegata al brando evangelico del giorno la considerazione: «per Luciani era più importante il Tempio, la casa del Signore, di cui l’oro può essere solo strumento, non certo il fine. E tale è il valore che unicamente deve avere: strumento per fare il bene, non per favorire arricchimenti impropri e ingenerosi».

Di qui la conclusione: «Il suo pensiero, il suo modo di essere e di evangelizzare sono indubbiamente di estrema attualità, visti i tempi aspri e critici, che stiamo vivendo».

Dopo la celebrazione, anche il sindaco di Canale d’Agordo, prof. Flavio Colcergnan, ha voluto dare la sua accalorata testimonianza, cui è seguito il saluto da parte del sindaco di Wadowice, che ha donato al comune gemellato una quercia, immediatamente messa a dimora dai due sindaci nel giardino antistante la casa natale di papa Luciani. E’ simbolo di un albero che cresce lentamente, ma cresce. E’ un augurio per la conclusione del processo di beatificazione.