A cura di don Ezio Del Favero (Domenica delle Palme - anno B)

Non è un muro, ma una porta

«Depose Gesù dalla croce e lo mise in un sepolcro»

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La festa della riesumazione dei corpi

In Madagascar si sta svolgendo una festa. Essendo gli stranieri benvenuti, ci avviciniamo incontrando alcune donne che portano dei cesti per distribuire il cibo ai partecipanti. È la festa “Famadihana”, cerimonia durante la quale i morti vengono riesumati dalle tombe (dopo 7 anni), avvolti in nuovi sudari di seta e nuove stuoie e portati in giro per il villaggio per mostrare loro cosa è cambiato dalla loro morte. Le fasi del rito sono decise da uno sciamano. La famiglia acquista, magari indebitandosi, il riso, il rhum e lo zebù (bovino con la gobba) necessari per la festa, cui sono invitati amici e parenti da tutto il Paese e che dura più giorni, animata da esperti musicisti che suonano tamburi, trombe, fisarmoniche mentre tutti cantano, danzano, battono piedi e mani. Le tombe sono ridipinte di fresco con i colori giallo, rosso e azzurro decisi dallo sciamano.

Il momento culminante è l’apertura della pesante porta di pietra e l’estrazione dei defunti in un preciso ordine di anzianità. I malgasci tengono in molta considerazione il culto dei morti, dato che la morte è più importante della vita; essa infatti consente di accedere allo stato glorioso di antenati e di giudici, dall’al di là, sulle questioni dei vivi. E spendono molto per costruire tombe e garantire i riti funebri; in cambio sperano di ricevere la protezione degli antenati.

Il viaggio del corpo di Gesù

Il sepolcro di Gesù, di cui parla Marco, col sudario e le persone che si prendono cura del defunto, non poteva non farmi rivivere la “Famadihana”: il corpo del defunto estratto dal sepolcro e portato in processione, le danze gioiose rotte dal pianto di commozione per la possibilità di riabbracciare le ossa del proprio caro, il rinnovo del sudario, l’intenso momento di emozione e di preghiera in cui le famiglie si stringono con sincera solidarietà, la rideposizione del corpo all’interno della tomba dalla quale non sarà più estratto…

In quella cerimonia è chiaro che per i malgasci la morte è più importante della vita. Proprio quello che Gesù ha cercato di dirci e di mostrarci. Ma il corpo di Gesù è andato oltre la rideposizione dei corpi degli antenati, è addirittura risorto!  Il sepolcro per il suo corpo era solo provvisorio, come per i malgasci. Ma, diversamente da loro, quello successivo per Lui non è stato un altro sepolcro, ma direttamente il Cielo.

Lui ci vuole accanto, venerdì e domenica

Scrive il Gesuita Giuseppe Impastato: «C’ero anch’io. Mi sono sgolato e ho perso la voce gridando: “Viva Gesù! Osanna! È il figlio di Davide!”. Ho raccolto un ramoscello di ulivo e l’ho portato in casa come ricordo della festa. Io voglio bene a Gesù. Io sono un suo discepolo! Ho ricevuto un invito. Gesù mi vuole accanto a lui, venerdì: “Non mancare! Ci tengo. Fammi compagnia. Sarà una festa imprevedibile!” Se vai venerdì, se ti rechi sul Golgota, guarda che tornerai col vestito macchiato. Di sangue. Un vestito macchiato di sangue – meglio se c’è una ferita sulla tua carne – sarà, domenica, il luminoso biglietto d’ingresso per la festa di Pasqua!»

Peter Marshall: «Il fatto glorioso che la tomba vuota ci annuncia è che la vita per noi non termina con l’arrivo della morte. La morte non è un muro, ma una porta».

Per riflettere

  • «Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci opprimono, ogni giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati» (Tonino Bello). Crediamo davvero nel potere della Pasqua?
  • Con la vita e con le opere, siamo persone di risurrezione, che conservano sempre un germe di vita in cui credere?