Per la celebrazione delle esequie

Decreto del Vescovo con indicazioni valide per tutta la diocesi

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Dopo un momento di riflessione in seno al Consiglio presbiterale, dopo uno studio più specifico da parte di un gruppo di lavoro indicato nella stessa riflessione, dopo prolungata riflessione, mercoledì 19 maggio 2021 il Vescovo ha promulgato – sotto forma di decreto – una serie di indicazioni che intendono regolare le celebrazioni esequiali in diocesi. Il Vescovo le propone alle comunità della diocesi come «opportunità di discernimento», rimandando per «eventuali altre questioni» al Rito delle Esequie nella edizione del 2011.

La riflessione inizia da considerare i funerali cristiani come condivisione del lutto e, nello stesso tempo, professione di fede. Condivisione del lutto perché – come ha notato il liturgista Goffredo Boselli – «un funerale cristiano deve essere autenticamente umano», e ancora «un autentico servizio di umanità alla comunità umana che, a volte, giunge a fare del morire e della morte qualcosa di inumano». Il Vescovo indica pertanto di considerare «lo spessore umano del morire», dedicando «attenzioni alla cura del corpo del defunto, memoria della sua presenza tra noi» e lasciando «il giusto spazio e il giusto tempo all’espressione del saluto cristiano dei nostri fratelli e sorelle defunti». Nello stesso tempo è professione di fede, ossia «annuncio del Vangelo della risurrezione» e «presenza della comunità cristiana accanto a chi è nel dolore per una morte».

Anzitutto il decreto del Vescovo considera i tempi e luoghi del rito esequiale, che normalmente si sviluppa in tre tappe: «nella casa del defunto, nella chiesa parrocchiale, nel cimitero». In alcuni casi si può prevedere la seconda forma che avvenga tra la cappella del cimitero e la tomba: in questo caso si indicato di «svolgere la Liturgia della Parola, a cui segue il rito della raccomandazione e del commiato»; si potrà poi celebrare la Messa «a tempo opportuno, prima o dopo le esequie, senza la presenza del corpo del defunto». Soprattutto il decreto evidenzia come «la Conferenza Episcopale Italiana» abbia fissato «che la celebrazione delle esequie non si svolga nella casa del defunto».

Seguono alcune indicazioni pastorali, per situazioni «in cui sia opportuno ordinare il rito esequiale secondo forme diverse da quelle consuete». Per queste, il Vescovo chiede di avviare un confronto sia a livello di Convergenza foraniale sia di Diocesi, per un discernimento più oculato e più condiviso».

  1. Precisa che le case funerarie, recentemente allestite nella nostra diocesi, vanno considerate alla stregua della casa del defunto, dove si allestisce la “camera ardente”, si fa visita al defunto, si prega in un tempo di veglia o con la recita del rosario, ma non possono essere il luogo della celebrazione liturgica delle esequie.
  2. Quando viene scelta la cremazione, si chiede che «questa avvenga dopo la celebrazione esequiale, in cui sia presente il corpo del defunto». Durante la pandemia è capitato spesso, per motivi legati ai periodi di isolamento, che sia stata chiesta la celebrazione dopo la cremazione alla presenza dell’urna cineraria. È una situazione eccezionale, per la quale va chiesto il permesso del Vescovo; in questo caso, «la celebrazione si svolge nella Messa o nella Liturgia della Parola, a cui segue il rito dell’ultima raccomandazione e commiato, omettendo l’aspersione e l’incensazione, non essendo presente il corpo».
  3. In terzo luogo, il Vescovo precisa che l’omelia non può diventare un elogio funebre, ma deve essere «un momento di annuncio e di celebrazione della fede nella risurrezione e nella vita eterna».
  4. Il rito delle esequie prescrive che «dopo la monizione introduttiva all’ultima raccomandazione e commiato, secondo le consuetudini locali approvate dal Vescovo diocesano, possono essere aggiunte brevi parole di cristiano ricordo nei riguardi del defunto». Il Vescovo indica la possibilità di un «solo intervento, breve, nella forma di un “cristiano ricordo”, sempre concordato prima della celebrazione esequiale […] prima del canto che accompagna aspersione e incensazione»; si precisa che «non deve essere pronunciato dall’ambone», proprio perché questo è il luogo riservato alla liturgia della Parola. [DF]