A cura di don Giorgio Aresi (3ª domenica di Pasqua - anno C)

Pietro e gli altri hanno ritrovato il senso

Quando tu arrivi fino ad un certo punto, Dio non smette di amarti, rallenta il passo sul tuo

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

Purtroppo, spesso si è cercato di oscurare la fede nella Risurrezione di Gesù, e anche fra gli stessi credenti si sono insinuati dubbi. Un po’ quella fede “all’acqua di rose”, come diciamo noi; non è la fede forte. E questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita (Papa Francesco, Udienza generale, 3 aprile 2013).

Ci sono momenti o giornate nelle quali ti accorgi che quello che fai e che vivi, lo fai lo vivi quasi come “per inerzia”. Magari dai tante cose per scontate e vivi quasi per abitudine, fino a dire “questa è la mia vita, per scelta o perché l’ho subita, perché le scelte che ho fatto mi hanno portato qui …”. E ti accorgi che a volte ti sfiora il senso di una nostalgia di un tempo perduto.

Ma c’è qualcosa che può, anche in questi momenti, darti quella luce che ti fa vedere le cose con uno sguardo vero? È il Vangelo – come d’altra parte ogni Domenica – che dà motivi per pensare e vedere come Dio può aprirti gli occhi. Quel senso di “abitudine”, forse di delusione nella vita, di nostalgia di un tempo perduto, l’ha vissuto anche Pietro:

si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla (Gv 21,2-3).

Si sente un po’ di delusione nelle parole di Pietro – «Io vado a pescare» – quasi non sapesse più cosa fare. Noi come Pietro, quando arriviamo dire “non so, non ho più voglia di niente”. Ma di fronte a tutto questo puoi ritrovare un senso? Quel giorno un senso arriva, come ci dice il Vangelo:

Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!» (Gv 21, 4-7).

Pietro e gli altri hanno ritrovato il senso: è la presenza di Gesù che riempie; quel giorno una rete si riempie, ma ancora di più Gesù ha riempito di nuovo la loro vita di significato. Forse è vero, noi da soli non riusciamo a dare un senso a tutto, ma Dio sì. Ancora le parole di Papa Francesco:

Ma è proprio la Risurrezione che ci apre alla speranza più grande, perché apre la nostra vita e la vita del mondo al futuro eterno di Dio, alla felicità piena, alla certezza che il male, il peccato, la morte possono essere vinti. E questo porta a vivere con più fiducia le realtà quotidiane, affrontarle con coraggio e con impegno. La Risurrezione di Cristo illumina con una luce nuova queste realtà quotidiane. La Risurrezione di Cristo è la nostra forza!

E noi riusciamo a riconoscere Dio nel volto di Cristo? Il crocifisso che è risorto? Ma come posso dare fiducia a Dio, anche quando mi accorgo di quanto sia difficile e faticoso? Imparando a conoscerlo e così ad amarlo nel volto nella presenza di Gesù Cristo. Perché Dio non chiede nulla di impossibile. E cosa ti chiede allora? È il dialogo tra il Risorto e Pietro che ci fa capire.

Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,15-17).

Dio mi chiede di fidarmi di lui, di amarlo. Ma la cosa più bella è che quando tu arrivi fino ad un certo punto, Dio non smette di amarti, ma si fa vicino, rallenta il passo sul tuo. Questa è la luce, quel senso che cerchiamo nella vita. L’amore che Dio ha riversato nei nostri cuori è vivo nella certezza della presenza viva di Gesù Cristo risorto. L’amore di un Dio che dà senso alla tua vita e che ti ama così come sei, tenendo il tuo passo. Questa è la grandezza e l’umiltà di Dio.

E noi, di fronte a quella domanda che Cristo sussurra e rivolge al cuore di ciascuno di noi – «Mi vuoi bene?» – che cosa rispondiamo? Perché se riusciamo a rispondere, come Pietro – «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» – abbiamo trovato il senso della nostra vita.