Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro

Ritrovare quello che unisce

Non vogliamo “lavarcene le mani”, non vogliamo lasciare ad altri l’utilizzo di segni e parole che fanno parte della nostra storia

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Ci avviciniamo a grandi passi alle prossime elezioni e intorno a noi sentiamo un certo sconcerto, una sensazione di vuoto; sembrano mancare i riferimenti, i temi paiono scontati anche quando riguardano scenari che fino a poco tempo fa nessuno pensava che si potessero presentare.

Lo sconcerto è spesso accompagnato da una sorta di impotenza, dalla sensazione di non contare nulla, come se tutto fosse già deciso sopra le nostre teste, ma soprattutto al posto delle nostre teste.

Noi, che crediamo in certi valori, posti anche alla base della nostra costituzione e dell’Unione Europea, non possiamo stare zitti, non possiamo lasciare che tutto accada, non possiamo rinunciare a dire la nostra: la Chiesa vuole essere ancora protagonista. Non nell’indicare chi votare e chi no, come magari accaduto in passato, ma affermando chiaramente cosa a noi sta a cuore.

Non vogliamo “lavarcene le mani” e non vogliamo lasciare ad altri l’utilizzo di segni e parole che fanno parte della nostra storia, passata e presente.

Da più parti si alza un appello all’impegno sociale, ad essere protagonisti del nostro futuro. Non ultimo il bell’articolo apparso su LAmico del Popolo (n° 30) che riportava alcune importanti affermazioni del professor Paolo Feltrin.

Riteniamo che sia innanzitutto un problema di “sguardo”. Negli ultimi anni è stato fatto di tutto, a tutti i livelli – e forse noi stessi ne siamo stati artefici – per definire la politica come qualcosa di brutto, di sporco; i politici sono stati identificati come una casta, corrotti, privi di principi se non quello del proprio tornaconto personale. Inutile ricordare che la storia e la giurisprudenza hanno riscontrato, in alcuni casi, come fondate queste affermazioni, ma questo ha portato ad una generalizzazione che non aiuta la crescita verso il “bene comune”.

Lo stesso provvedimento che ha portato a ridurre il numero dei parlamentari è frutto di un modo di pensare volto a ridurre i costi della politica anche a scapito della rappresentanza: tutti sapevano quello che oggi sarebbe accaduto, ma sull’onda delle scelte populistiche si è arrivati a una legge elettorale che oggi tutti definiscono sbagliata.

Allora il nostro sguardo non può che essere rivolto al futuro, dobbiamo saper guardare oltre la contingenza, oltre le prossime elezioni e cercare cosa è realmente essenziale e cosa va perseguito non solo dalla “politica”, nel senso dei partiti che si presentano alle prossime elezioni, ma dai cittadini, dalle nostre comunità, dalla Chiesa. A cominciare da quei temi come l’ambiente, il territorio, le famiglie della montagna bellunese che già cinque anni fa erano nell’agenda degli allora candidati.

Recentemente il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha chiesto un impegno alla politica volto a «ritrovare quello che unisce, per rafforzare il senso di una comunità di destino e la passione per rendere il nostro Paese e il mondo migliori».

Di fronte alla crisi del Governo Draghi, abbiamo potuto notare una grande mobilitazione della società civile: il mondo della scuola e dell’università, rappresentanti delle istituzioni e tra questi più di duemila sindaci, le organizzazioni di categoria, il mondo dell’associazionismo e il cosiddetto “terzo settore”, oltre a semplici cittadini hanno esternato la loro preoccupazione e hanno invitato a scelte responsabili.

Nella “Fratelli tuttiPapa Francesco, riprendendo quanto già affermato nella “Laudato si’”, ricorda che; «abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi» (FT 177 e LS 197); «la grandezza della politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine» e non quando si focalizza sui risultati immediati rispondendo a interessi elettorali dimenticando che «siamo sempre più fecondi quando ci preoccupiamo di generare processi, piuttosto che di dominare spazi di potere» (FT 178 e LS 178).

«Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti. Solo una sana politica potrebbe averne la guida, coinvolgendo i diversi settori e i più vari saperi» (FT 179); in questo modo potremmo rivalutare la politica, che: «è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune» (Evangelii Gaudium 205).

Questo però non deve fermarci e limitarci a una sterile e spesso inconcludente valutazione del comportamento della nostra classe dirigente, ma dovrebbe spingerci a fare un passo ulteriore con il quale noi stessi, ovunque si sia e qualunque sia il nostro impegno all’interno della società, dovremmo chiederci: noi cosa chiediamo? Che sogno abbiamo per la nostra Nazione? Come possiamo partecipare alla vita della città, del territorio, del Paese? Come possiamo essere protagonisti dell’invocata reimpostazione di fondo?

Non tutti, anzi pochissimi, possono partecipare direttamente a livello nazionale e lo abbiamo visto in questi giorni di battaglia per un “posto sicuro” o per un “contentino di facciata”, ma ognuno di noi ha infiniti altri modi per essere presente e per contribuire, per testimoniare.

Lo abbiamo detto prima a proposito del movimento sorto di fronte alle dimissioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, ma potremmo portare altri mille esempi di quanto il mondo del lavoro, dell’associazionismo, del volontariato (cattolico e non) dell’impegno individuale e comunitario ha permesso di contribuire al bene comune.

Papa Francesco ha invitato all’impegno politico i membri della fraternità politica “Chemin neuf” ricordando che la politica è incontro, riflessione, azione. Siamo chiamati a vivere l’incontro politico come un incontro fraterno, soprattutto con coloro che sono meno d’accordo con noi, perché “l’unità prevale sul conflitto” (cfr Evangelii gaudium, 226-230). La riflessione come ricerca di un progetto comune per il bene comune, perché “il tutto è superiore alla parte” (cfr ibidem 234-237). Infine è azione: abbiamo bisogno di confrontare sempre le nostre idee con lo spessore del reale: non si può fare politica con l’ideologia, perché «la realtà è più importante dell’idea» (cfr ibidem 231-233) (Discorso di Papa Francesco ai membri della fraternità politica Chemin neuf, Roma, 16 maggio 2022).

Tutto questo non è riservato ai pochi candidati alle prossime elezioni o a quelli, ancora meno, che verranno eletti: è un programma di tutti coloro che vogliono cercare e lavorare per il bene comune.

«Mettiamoci in gioco davvero, in prima persona, senza delegare passivamente ad altri il nostro futuro» (Giuseppe Riggio SJ in “Aggiornamenti sociali” n. 8/9 2022) e allora potremo contribuire alla crescita di un tessuto civile che spesso ha già mostrato il suo bel volto in questo nostro Paese.

Ufficio della pastorale sociale e del lavoro
Diocesi di Belluno-Feltre