Venerdì 29 maggio presso il Museo diocesano di Feltre

«Siamo un territorio prezioso»

La cerimonia di premiazione del concorso di idee per il nuovo logo

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail

«Siamo un territorio prezioso»: è la frase con cui il vescovo Renato, nel salutare i presenti, ha richiamato il nucleo della riflessione che ha accompagnato l’indizione del concorso di idee per il nuovo logo. Una semplice cerimonia di premiazione ne ha segnato la conclusione venerdì scorso, 29 maggio. Proprio il Museo diocesano, che custodisce tanti preziosi simboli della diocesi, è stato scelto come luogo per questa consegna del nuovo logo: «Feltre custodisce la memoria storica di questa diocesi, originata dalla fusione di due diocesi». Donde lo sforzo per cercare un simbolo che metta insieme la molteplicità del nostro vasto e composito territorio, che ne esprima – per quanto possibile – tutta la ricchezza. «Il piccolo evento di oggi indica in qualche modo lo scoprire quello che siamo».

Pochi gli ospiti ammessi nel salone, a causa delle norme vigenti, in rappresentanza della comunità civica ed ecclesiale; tra di essi anche il sindaco di Feltre Paolo Perenzin che, nel rispondere al saluto del Vescovo, ha sottolineato il valore simbolico del Museo diocesano, che – per felice intuizione di mons. Vincenzo Savio – è divenuto luogo di composizione della lacerazione causata dalla fusione delle due diocesi. Come nel suo stile, il sindaco ha lasciato il tocco finale alle parole del poeta Montale, laddove insinua che in «tutte le cose pare sia scritto: “più in là”» (Maestrale, Ossi di Seppia). È il destino di ogni simbolo.

Il presidente della Provincia, Roberto Padrin, ha invece sottolineato la circostanza come il primo evento pubblico dopo la pandemia: rappresenta in qualche modo il bisogno di coesione sociale, dopo l’esperienza del lockdown. Ne è venuta una lezione: la riscoperta di aspetti prima nascosti dalla frenesia. «Anche la comunità cristiana ha subito una chiusura» per le celebrazioni senza popolo. Donde un augurio per questa ripartenza, carica dei valori riscoperti.

Alessandro De Faveri – che in quanto titolare di un’agenzia di comunicazione ha accompagnato la stesura del bando – ha ricordato le scelte che hanno portato al concorso di idee su base nazionale; ha ricordato le tre indicazioni affidate alla fantasia dei concorrenti: il territorio, i tre patroni, i pezzi d’arte, con particolare riferimento agli affreschi agli numerosi affreschi dell’Ultima Cena e all’antica calice del diacono Orso, elemento che – alla resa dei conti – è stato il più apprezzato.

Al presidente della commissione esaminatrice, don Davide Fiocco, è toccato illustrare il percorso che ha portato alla scelta. Sono stati 32 i progetti pervenuti: 4 bellunesi, 7 resto del Veneto, 10 Lombardia, il più lontano dalla Puglia. La commissione ha impiegato un’intera giornata di lavoro, il 7 marzo, analizzando ogni proposta; poi il voto segreto. Ma – si è tenuto a precisare – «per giorni e giorni, prima e dopo il 7 marzo, i giurati hanno conosciuto solo il numero dei progetti valutati: al primo posto sul podio è salito il progetto n. 21, che staccava di venti punti il secondo, mentre il terzo classificato era a poca distanza».

Autore di quel progetto n. 21 è Sergio Carrara di Breganze, al quale è stato chiesto di scoprire il nuovo logo, accolto con un applauso dai presenti. Nel suo intervento Sergio ha ricordato come abbia accolto la sfida del bando e alcuni legami che lo hanno incuriosito: in modo particolare la “sacra Spina” portata da una crociata fino a Vicenza da un vescovo originario di Breganze del 13.mo secolo; ed ecco che anche la Cattedrale di Belluno custodisce una “sacra Spina”. Il legame nato da questa realizzazione artistica è suggellato anche dalla volontà di devolvere una parte del premio alla Caritas diocesana.

La cerimonia si è conclusa con la visita alla sala in cui è custodito il calice che ha ispirato il nuovo logo, illustrato da don Luca Sartori, storico dell’arte. [DF]

Un antico calice, il volto della diocesi