Solidarietà con i paesi alluvionati

Forte presenza di emigranti bellunesi nei territori toccati dagli eventi meteorologici

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La nostra Chiesa locale partecipa con apprensione alle vicende che riguardano la Germania, l’Olanda, il Belgio, il Lussemburgo e anche la Svizzera. In Germania, il paese più colpito, il numero delle vittime – stando agli ultimi aggiornamenti – è salito a 156, mentre resta altissimo il numero dei dispersi. Anche il Belgio è stato duramente colpito con 27 vittime. In totale i morti in Europa sono 183, salvo ulteriori aggiornamenti.

Non mancherà nelle nostre parrocchie un ricordo orante per questa tragedia nelle celebrazioni di domani, 16ª domenica  del tempo ordinario, nella quale il vangelo di Marco ci tratteggerà il volto di Gesù che, sceso da una barca, «vide una grande folla» ed «ebbe compassione di loro». Non mancherà la solidarietà concreta, laddove la Caritas italiana richieda di attivare le consuete forme di partecipazione.

Nel territorio toccato da questi eventi sappiamo esserci una forte presenza di bellunesi, emigrati durante il Novecento. Come ha segnalato Oscar De Bona, presidente dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, «fortunatamente allo stato attuale non ci sono vittime, ma i danni alle abitazioni, alle strade e all’intero territorio sono ingenti». E nella conta dei danni ci sono anche i negozi di molti gelatieri bellunesi, che portano quest’arte “made in Belluno” nel Nord-Reno Westfalia, a Liegi, in Lussemburgo, in Belgio, eccetera. A tutti e a loro in modo particolare vorremmo che giungesse la solidarietà e la vicinanza della nostra Chiesa locale, che li sente figli, anche se stabilmente emigrati o migranti per la maggior parte dell’anno.

Infine non ci nascondiamo che l’evento meteorologico suscita interrogativi anche in noi, che non molti anni fa siamo stati toccati da un’alluvione e che frequentemente assistiamo a fenomeni atmosferici inediti. Intervistato dalla rivista Der Spiegel, il ministro tedesco Horst Seehofer ha detto: «Nessuno può dubitare che questa catastrofe dipenda dal cambiamento climatico».

Le sue parole sembrano richiamare quelle che nel 2015 papa Francesco aveva dettato nella sua prima enciclica sulla “Cura della casa comune”: «Questa sorella [terra] protesta per il male che le provochiamo […] Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che “geme e soffre le doglie del parto” (Rm 8,22)» (Laudato si’, n. 2). E poco sotto ancora: «Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti […] Esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico […] è difficile non metterlo in relazione con l’aumento degli eventi meteorologici estremi […] L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita, di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano» (n. 23).

Nella foto, un particolare della gelateria dei fratelli Bortolot a Cochem