Lettera del Vescovo al presbiterio e alle comunità parrocchiali

Tempi di consolazione e tempi di desolazione

In vista delle prossime celebrazioni natalizie in tempo di pandemia

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«Aiutiamoci e sosteniamoci a vicenda… Come i pastori in quella santa notte, diciamoci l’un l‘altro: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”». Con l’icona evangelica dei pastori nella notte di Betlemme si apre la lettera che il Vescovo ha inviato al suo presbiterio e alle comunità parrocchiali della diocesi in vista delle prossime celebrazioni natalizie in questo anno così faticoso e doloroso. Non manca un pensiero di solidarietà alle valli colpite dal maltempo in queste ultime giornate: «A tutta la popolazione più colpita va il nostro pensiero e il nostro affetto di vicinanza e di incoraggiamento». Nel mentre continua la preoccupazione per la pandemia che sta colpendo la nostra provincia in maniera significativa: «Giungiamo con la nostra preghiera a portare sollievo spirituale alle famiglie con componenti ammalati o semplicemente contagiati, alle persone sole e anziane, alle case di soggiorno per anziani, ai nostri ospedali e ai tanti medici, infermieri, operatori per la prevenzione».

1. Tra le prime indicazioni, il Vescovo considera le celebrazioni dell’Eucaristia nella vigilia e nel giorno di Natale. L’ultimo orario per la Messa della notte (quella che comunemente e impropriamente è detta “di mezzanotte”) quest’anno è alle ore 20.00, per evitare ai partecipanti di incorrere in sanzioni per la violazione del coprifuoco. Considera l’eventualità di aggiungere una celebrazione durante il giorno, a motivo delle dimensioni piccole della chiesa o per frequentazione dei turisti.

2. Oltre alle note raccomandazioni per la celebrazione in sicurezza delle confessioni, «considerata la situazione in cui versa il nostro territorio con l’elevata diffusione del contagio, per tutelare sia i penitenti sia i ministri della riconciliazione», il Vescovo concede che si possa celebrare «il Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e assoluzione generale», specificandone le modalità e le condizioni: anzitutto la straordinarietà del caso e la sua applicabilità al periodo che va dal 17 dicembre al 6 gennaio.

3. La situazione sanitaria rende problematica la visita alle persone anziane a ammalate. «Si suggerisce di prevedere la comunione per gli ammalati attraverso un familiare o una persona che già li frequenta».  Un pensiero particolare va agli ospedalieri e alle case di soggiorno per anziani: «Ogni giorno in questi ambienti si vive di solitudine, di senso di abbandono, di timore di non farcela. Grande apprezzamento va a tutto il personale dedito alla cura medica, infermieristica, preventiva, inoltre di servizio e di amministrazione». Il Vescovo annuncia l’intenzione di «celebrare una messa di Natale collegandoci via streaming con le case di soggiorno per anziani». E agli operatori, cui esprime grande riconoscenza, chiede di svolgere un vero ministero di vicinanza, anche a nome delle famiglie e delle comunità che non possono accedere alle strutture: «suggeriamo anche di benedire tracciando il segno della Croce che per tutti noi è segno di Dio che ama».

4. Il Vescovo ribadisce inoltre i noti protocolli sanitari da adottare per una celebrazione in sicurezza, stigmatizzando superficialità e inadempienze nell’uso della mascherina e nell’igienizzazione.

5. Nel concludere annuncia un momento penitenziale diocesano, che sarà diffuso in TV dalla Cattedrale tramite i mezzi di comunicazione, nel tardo pomeriggio del 23 dicembre. Ricorda a preti e diaconi la meditazione online di giovedì 17 dicembre, guidata da don Ezio Falavegna, parroco e vicario foraneo in città di Verona e docente presso la Facoltà Teologica del Triveneto. Da ultimo raccomanda che nella celebrazione di fine anno civile, il Te Deum, ci sia gratitudine per l’anno passato, invocazione d’aiuto per il nuovo anno e il «ricordo di tanti fratelli e sorelle che in questi mesi hanno concluso la loro vicenda terrena nelle particolari condizioni che conosciamo, senza poter avere la vicinanza fisica dei loro cari».

 

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