A cura di don Vito De Vido (4ª domenica del tempo ordinario - anno C)

Tutti meravigliati delle sue parole di grazia

Ascoltare le parole di Gesù non vuol dire convertirsi e prestar fede al contenuto profondo del suo insegnamento

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Gesù si trova a Nazareth, tra i suoi paesani. Lì conosce tutti e tutti lo conoscono. Nella sinagoga si alza a leggere e commentare il rotolo del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è su di me: si realizza questa profezia che voi avete udito con i vostri orecchi». Gesù dirà anche ai suoi discepoli un giorno: «Beati i vostri occhi, perché vedono, i vostri orecchi perché odono. Molti avrebbero voluto fissare lo sguardo su ciò che voi vedete e non lo videro; ascoltare ciò che voi udite e non l’udirono». Avere la possibilità di fare esperienza diretta delle opere e delle parole di Gesù è un dono che supera ogni aspettativa. Alcuni nella sinagoga riconoscono la bellezza e grandezza della parola di Gesù: «Tutti gli davano testimonianza». Ascoltare le parole di Gesù non vuol dire convertirsi e prestar fede al contenuto profondo del suo insegnamento.

La Storia ce ne fa sempre fare, dolorosamente, esperienza. Se ci guardiamo indietro, molti ci fanno notare come, tra le grandi tragedie del mondo, non mancano questi ultimi duemila anni, che sono stati segnati dalla presenza dell’insegnamento del Cristo. Popoli, nazioni, villaggi, città uomini e donne che si dichiaravano cristiani, sono stati in grado di compiere azioni che solo a nominarle ci fanno rabbrividire: due Guerre Mondiali, che hanno visto protagonisti indiscusse nazioni la cui quasi totalità era formata da battezzati, e che si dicevano cristiani, pur di confessioni diverse. Pulizie etniche più o meno mascherate dietro appartenenze religiose. E non mancano neppure oggi coloro che brandiscono la religione come un bastone per colpire gli altri. Ma è questa la fede?

San Paolo ci commuove fino alle lacrime in questa domenica con il suo inno alla carità. Ci invita a desiderare i grandi doni che ci vengono dalla fede: essere apostoli, profeti, interpreti di lingue, guaritori, insomma di essere dei leaders di quelli che stanno davanti a tutti per capacità e fama. Ma ci avverte: ebbene, quando avrete raggiunto o guadagnato queste posizioni ricordatevi: la via più sublime è quella dell’Amore. E ci dice che l’Amore è benevolo, generoso, non invidia, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, è rispettoso, cerca il benessere di chi gli sta intorno, non si arrabbia, non mette broncio, non sopporta le ingiustizie in nessun campo della vita, gioisce di vero cuore della verità. L’amore poi è pieno di speranza, non si lascia abbattere nelle difficoltà, riesce a sopportare tutte le avversità, crede che una via migliore sia sempre possibile, si fida di Dio, degli altri e di se stesso. L’Amore non avrà mai fine.

Davanti a tutto questo e allo scandalo degli abitanti di Nazareth che ascoltano le parole di Gesù, di fronte a tutto quello che è successo e succede nel mondo, ci chiediamo: ma davvero abbiamo vissuto e viviamo nella fede di cui Gesù Cristo ci ha parlato e di cui ci ha dato esempio? Ci viene di rispondere di no. Non abbiamo vissuto e non viviamo sempre secondo l’Amore di Cristo. Se fosse vero non sarebbero accaduti fatti così sanguinosi e in antitesi con il Vangelo.

Qual è il grande male? Alcuni vorrebbero farci credere che il grande male che attanaglia il mondo e il cuore dell’uomo sia la fede. Credere in Dio. Che questo inevitabilmente ci divide gli uni dagli altri. Ma il vero male è vivere superficialmente, senza convinzione il Vangelo di Gesù. Ancora oggi le sue parole sono Spirito e Vita. Ancora oggi hanno tanto da darci. Riempiono di significato le pieghe della nostra vita. Se la Parola di Dio ricolmasse il nostro cuore saremmo incapaci di compiere il male. Come possiamo dire di credere in Cristo e nei suoi insegnamenti se il nostro cuore è chiuso a Dio e ai fratelli? Come possiamo amare Dio e i fratelli se il nostro cuore, la nostra mente, la nostra anima non si apre alla preghiera quotidiana?

Come il cibo è necessario alla sopravvivenza del corpo, così la preghiera è necessaria alla sopravvivenza dell’anima. Come i rapporti interpersonali sono necessari per la nostra umanità (e lo abbiamo dolorosamente constato in questi due anni ormai) così la nostra umanità matura e si completa se la Parola di Dio «abita con abbondanza nei nostri cuori». Non ci sarà pace nei cuori, tra le persone e nei popoli fino a quando ci sarà desiderio – di fronte alle parole di Cristo – di buttarlo di sotto, perché ci mette davanti alle nostre miserie. Quando sentiamo tutto il divario tra quello che siamo e quello che vorremmo essere, ecco, è quello il momento in cui fare come Gesù: passare in mezzo alle difficoltà e ai nostri limiti e mettersi in cammino dietro a Lui.